Terremoto in Siria e Turchia, a Pavia la testimonianza della rifugiata Serena Habib

Su iniziativa della Comunità di Sant'Egidio, nella serata di martedì 14 febbraio nella chiesa di San Primo a Pavia si è svolta la veglia di preghiera diocesana in memoria delle vittime del terremoto in Turchia e Siria, presieduta dal Vescovo Mons. Corrado Sanguineti. Nel suo intervento, il Vescovo ha voluto riprendere le parole di Giovanni Paolo II quando si recò a Balvano immediatamente dopo il terremoto che colpì l'Irpinia nel 1980 citando le parole del Papa Santo: "Qualcuno mi ha detto: 'Ma questa gente non può più pregare: La mia risposta è questa: 'Voi, carissimi, pregate con la vostra sofferenza"'.
La veglia si è conclusa con la toccante testimonianza di Serena Habib, rifugiata siriana ospitata a Pavia: `La mia famiglia era in Siria, ad Aleppo, quando si è verificato il terremoto. Nessuno si è fatto male, ma hanno dovuto lasciare la nostra casa da un giorno all'altro. Abbiamo attraversato 12 anni di guerra e abbiamo perso i nostri obiettivi e la nostra passione per la vita. I nostri sogni non sono diventati altro che elettricità, acqua e cibo. Dopo la guerra non ci restano altro che ricordi. Le nostre case erano l'unico centro della nostra sicurezza, del nostro calore e della nostra infanzia. Ma ora purtroppo anche i nostri ricordi non esistono più': La situazione in Siria appare sempre più disperata, tanto che chi è riuscito a fuggire oggi prova laceranti sensi di colpa: "Noi siamo al sicuro e le nostre famiglie sono per strada, noi mangiamo e beviamo e le nostre famiglie aspettano un po' di cibo per sostenersi fino al giorno dopo. Ho sempre chiesto alla mia famiglia e ai miei amici in Siria: 'perché siete ancora lì? perché non provi ad uscire dalla Siria per avere una vita migliore? Mi rispondevano: 'Grazie a Dio abbiamo un tetto per proteggere le nostre teste: Ora hanno perso anche quella sicurezza".