Un anno da profughi

Oggi alle 17,30 sempre in piazza Duomo manifestano Anpi e Europe for Peace Lacrime, canzoni e preghiere alla manifestazione per ricordare il giorno dell'aggressione russa

Alle 15,01 parte la sirena che risuona durante i bombardamenti e in piazza Duomo scende il silenzio. Tanti piangono e guardano verso il cartellone con le foto degli «Eroi per sempre», fratelli e amici morti durante questa guerra che dura ormai da 365 giorni. Ieri la comunità ucraina di Novara ha ricordato l'inizio dell'aggressione russa, il 24 febbraio 2022: «Esattamente un anno fa la guerra ha fatto irruzione in ogni casa - dice al microfono Yurii Samuliak, direttore di un centro culturale a Dnipro -. Non c'è una sola famiglia rimasta indenne da questo disastro».
Questo pomeriggio alle 17,30 nello stesso luogo ci sarà la manifestazione di Anpi, «Mai piu fascismi» e della rete «Europe for Peace». Nel centro della piazza una grande bandiera blu e gialla è tenuta dai ragazzini, sul palco altri bambini recitano poesie ripresi con i cellulari dalle mamme: i video forse voleranno su qualche fronte di guerra, a raggiungere i padri e i fratelli che combattono. Come facevano Vladimir e Vassili, vicini di casa di Chernivtsi morti nello stesso giorno di dicembre, o Maxim, figlio di un comandante e volontario al fronte, ucciso a 21 anni. Qualcuno si avvicina, accende un cero e lascia un giglio sotto le loro foto. «Tutti vogliamo vivere in pace», dice intanto Yurii.
In questi mesi a Novara sono arrivati 1.300 profughi: «La città ha saputo creare una rete di accoglienza per tutti - ha detto la vice sindaco Marina Chiarelli -. C'è stata e ci sarà sempre per voi. Noi siamo contro questa guerra ingiusta. In bocca al lupo». Federico Binatti, presidente della Provincia, ha espresso la vicinanza dei sindaci del  Novarese e la sua in particolare: «Mia moglie è di origine ucraina, nelle scorse settimane ha perso uno zio e un cugino di 21 anni. Viva l'Ucraina, viva l'Europa».
Di fronte al palco sono quasi tutte donne, mamme arrivate con i bimbi piccoli e badanti al lavoro in famiglie novaresi: «Non c'è nessuna madre che mette al mondo un figlio perché sia ucciso o uccida - ha detto rivolta a loro la presidente della Comunità di Sant'Egidio, Daniela Sironi -. Siete coraggiose, bisogna cercare la pace per i vostri figli e per chi muore in guerra».
«Stiamo soffrendo con voi», ha aggiunto Daniele Giaime, in rappresentanza delle associazioni del Cst, mentre Cecilia Colli, tra gli organizzatori della manifestazione, ha sottolineato: «Siamo noi il nostro cammino: il futuro non è ancora scritto. La Costituzione è la strada, tocca a noi percorrerla inseguendo la verità, affinché quello di oggi sia davvero un inno alla libertà».
Paolo Cortese è il dirigente del Comune che ha coordinato la rete di intervento a favore di chi arrivava a Novara: «Io dico grazie a voi profughi. Rappresentate il baluardo per la difesa della pace, della libertà e della democrazia. State difendendo questi valori e rappresentate l'Europa più di alcuni miei connazionali». Oksana Fedorovych legge una poesia e chiede a Dio di proteggere l'Ucraina, poi parla padre Yuriy Ivanyuta, sacerdote della comunità ucraina a Novara: «Ringrazio tutti coloro che ci hanno aiutato in questo anno. Vi chiedo di capire che cosa vuol dire la pace per il popolo ucraino: ci hanno rubato questo dono e noi adesso cerchiamo di riprendercelo». Sotto la grande bandiera blu e gialla una bimba corre e gioca, il suo è l'unico sorriso della piazza. 


[ Barbara Cottavoz ]