«La vita è la base della legge»

L'iniziativa a Roma
Sant'Egidio riunisce i ministri della Giustizia per discutere di pena di morte

«Le istituzioni non chiedano altro sangue», cancellando la pena di morte «non si rinuncia a punire, ma si rinuncia all'irreversibilità»: è Mario Giro, già viceministro degli Esteri e membro della Comunità di Sant'Egidio, ad aprire così, ieri mattina, il tredicesimo Congresso internazionale dei ministri della Giustizia "Non c'è giustizia senza vita", promosso dalla stessa Comunità. Al quale hanno partecipato appunto ministri della Giustizia e rappresentanti di oltre 20 Paesi abolizionisti de iure o de facto (come Burkina Faso, Liberia, Malawi e Zambia), insieme a Paesi mantenitori (come Etiopia, Indonesia, e Sud Sudan), discutendo «come giungere ad una progressiva abolizione della pena capitale e come contrastare anche le esecuzioni extragiudiziali e i linciaggi, provocati spesso dalla diffusione di un linguaggio e di una cultura dell'odio, vero nemico da sconfiggere per umanizzare le società e liberarle dalla violenza».
Abdellatif Ouahbi è il ministro di Giustizia del Marocco e lo ha detto subito: «Aiutateci ad abolire la pena di morte. A rendere reale proprio la frase "non c'è giustizia senza vita"». E ancora: «Il dibattito tra sostenitori e contrari alla pena di morte continua ad emergere, il nostro obiettivo penale è trovare il momento giusto per un accordo sociale su questo punto. Grazie a questi momenti di confronto possiamo fare passi avanti».
Del resto si tratta di «non combattere il male con il male - usando le parole dell'ambasciatrice in Italia del Principato di Monaco, Anne Eastwood (ex Alto Commissario per la Protezione dei diritti delle libertà e la mediazione) - e di rimanere umani anche davanti alla disumanità». Infatti «non ci interessa la vendetta di Stato, non ci interessa che qualcuno ritenga che sopprimere una vita possa essere una retribuzione utile a raggiungere obiettivi di "giustizia"», ha spiegato il vice-ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto: «La pena di morte è una punizione degradante e inumana, irreversibile nei suoi effetti e lesiva dei diritti umani». Tanto più che nemmeno serve: «Va da sé che dove c'è la pena di morte, questa non è un deterrente, né c'è prova credibile che lo sia», ha ricordato Ronald Ozzy Lamola, ministro della Giustizia sudafricano, aggiungendo che «questo nostro incontro si concentra sulla tutela dei diritti umani e non vengono tutelati dalla violenza».
Del resto, nell'unico studio fatto su undici Paesi che hanno abolito la pena capitale, ha sottolineato Mario Marazziti, coordinatore della campagna per l'abolizione della pena di morte di Sant'Egidio, «il tasso di omicidi e reati gravi, nel decennio successivo, solo in uno Stato, la Georgia, ha avuto un lieve incremento, in tutti gli altri si è avuta una grande riduzione, immediata o progressiva, rispetto al decennio precedente l'abolizione. Perché la società impara a usare meno violenza». Ancora Marazziti: «Nel 1976 erano solo 16 gli Stati del mondo che avevano abolito la pena di morte. Oggi non la usano più 144, abolita per legge o di fatto». Il fondamento della legge, «di ogni legge, è sempre la difesa della vita. Gli Stati non possono aumentare, con un'altra morte, le violazioni della vita che vogliono esemplarmente punire».
La ragione dell'impegno contro la pena di morte, aveva detto poco prima Anna Ascani, vicepresidente di Montecitorio (il congresso è stato ospitato proprio alla Camera), «è ancora in quelle riflessioni di Cesare Beccaria sulla pena di morte che non ha senso perché non ha una funzione sociale». L'Italia e la Comunità di Sant'Egidio «sono sempre state in prima linea su questo fronte, ma c'è ancora molto lavoro da fare».
A chiudere i lavori, di nuovo il coordinatore della campagna per l'abolizione della pena di morte di Sant'Egidio: «Di fronte a crimini terribili, è sempre presente la tentazione che parte dell'opinione pubblica chieda la pena più esemplare e cattiva possibile». Allora «c'è bisogno di leadership coraggiose che possano iniziare il percorso per arrivare all'abolizione della pena di morte in ogni Paese del mondo».  


[ Pino Ciociola ]