"È inutile inasprire le pene. Qui servono corridoi umanitari, ecco come si fanno"

Intervista a Daniela Pompei (Sant'Egidio)
Con i corridoi umanitari sono arrivate dal 2016 5.300 persone. Ampliarli è necessario

"In Italia dal 2016 sono arrivate 5.300 persone in maniera del tutto regolare con i corridoi umanitari". Ci tiene a ricordarlo Daniela Pompei, responsabile immigrazione della Comunità di Sant'Egidio, che tali corridoi li realizza dall'inizio con la Federazione delle Chiese evangeliche e Cei, commentando il decreto varato ieri. Mentre ribadisce che "il problema della migrazione richiede risposte complesse".
Partiamo dal decreto Flussi: è un vero allargamento?
Ci auspichiamo che sia così. E dunque che sia un allargamento che tenga conto dei bisogni del nostro Paese. Noi siamo in un inverno demografico: l'Italia ha bisogno di lavoratori dai 16 ai 65 anni, mentre la popolazione giovane diminuisce. Ce lo chiedono gli imprenditori. Non dimentichiamo le colf e le badanti, che non sono state previste nell'ultimo decreto Flussi.
Quali dovrebbero essere le strade per gestire la migrazione?
Bisogna incentivare i corridoi umanitari; i migranti devono poter entrare come richiedenti asilo o rifugiati attraverso il programma dei reinsediamenti; inoltre, bisogna facilitare i ricongiungimenti familiari. L'esempio di Cutro ha evidenziato che le persone morte sono state identificate dai parenti, molti arrivati dalla Germania. Questo vuol dire che non essendoci la possibilità per ricongiungersi, alla fine si scelgono le vie irregolari. Sarebbe, per esempio, opportuno individuare nella figura del "prestatore di garanzia" un parente che si impegna a garantire economicamente per un periodo di tempo per chi sta arrivando.
Meloni vuole eliminare la protezione speciale.
Non capisco perché. Si tratta di una norma data per motivi umanitari e sanitari molto gravi. Se non si trova un altro strumento per far emergere le persone che hanno situazioni di particolare vulnerabilità, si rischia che entrino in una sorta di clandestinità. La protezione speciale è anche una norma di controllo delle persone.
Si introduce una nuova fattispecie di reato per chi provoca la morte o lesioni gravi per il traffico di persone punita fino a 30 anni di reclusione.
Dai racconti di chi arriva, quelli che sono sulle barche non sono veri e propri scafisti, ma loro stessi vittime, mandate a loro volta a guidare una barca dai veri scafisti. Serve un lavoro di intelligence nei territori da dove le barche partono. E' chiaro che la strada migliore è incentivare controllando le vie legali: per esempio, le persone che arrivano con i corridoi umanitari sono controllate dall'ltalia e anche dai Paesi di transito. E poi le pene per gli scafisti sono già abbastanza consistenti.
Ha senso chiedere l'armonizzazione internazionale della legislazione contro gli scafisti?
Potrebbe essere utile perché si tratta di reti internazionali.
E proporre quote premio ai Paesi che aiutino a trovare i trafficanti nel loro territorio?
Potrebbe avere senso dare delle quote preferenziali. Ma questo non dovrebbe escludere l'arrivo da tutti i Paesi.
Nel complesso, come le pare l'intervento del governo?
Mi pare importante comunque che si inizi a intervenire anche sugli ingressi legali per motivi di lavoro. Ma aumentare le pene difficilmente risolve il problema. E sarebbe importante cambiare il linguaggio.

 


[ Wanda Marra ]