Corridoi umanitari volto bello d'Europa «Mai più tragedie in mare come Cutro»

L'esodo degli ultimi

I corridoi umanitari avviati nel 2016 come risposta alla situazione sempre più drammatica nella rotta Mediterranea è «tragicamente attuale», anzi, «più che mai necessaria». Lo attesta «purtroppo anche il recente naufragio di Cutro». Un naufragio che «non doveva avvenire, e bisogna fare tutto il possibile perché non si ripeta».
Lo ha ribadito Papa Francesco ricevendo in udienza i rifugiati giunti in Europa attraverso i corridoi umanitari, insieme alle famiglie e ai rappresentanti delle Comunità che li accolgono e ne curano l'integrazione. Per incontrare il Successore di Pietro sono arrivati in cinquemila e hanno riempito l'Aula Paolo
 VI. Francesco non ha pronunciato tutto il discorso preparato, ma lo ha consegnato dandolo per letto integralmente. Così ha potuto dedicare un tempo maggiore per salutare, passando con la sedia a rotelle, moltissimi dei presenti.
Francesco ha ricordato innanzitutto che i Corridoi sono frutto della «creatività generosa» della Comunità di Sant'Egidio 
(«sono bravi»), della Federazione delle Chiese Evangeliche (Fcei) e della Tavola Valdese, della «rete accogliente» della Chiesa italiana («è stata generosa»), in particolare della Caritas, e dell'«impegno del governo italiano e dei governi» che li hanno ricevuto. In prima fila ad ascoltarlo, tra gli altri, il segretario generale della Cei, l'arcivescovo di Cagliari Giuseppe Baturi, il fondatore e il presidente di Sant'Egidio, Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo.
L'intervento del Papa è stato introdotto dall'indirizzo di saluto formulato da Daniela Pompei di Sant'Egidio
 e dal pastore valdese Daniele Garrone, presidente della Fcei.
Nel suo discorso Francesco, osservando con amarezza che il Mediterraneo «si è trasformato in un cimitero, è una cosa dura...», ha ricordato «in particolare» quanti sono passati attraverso i campi di detenzione in Libia. «Più volte ha sottolineato - ho avuto modo di ascoltare la loro esperienza di dolore, umiliazioni e violenze». «Terribile - ha rimarcato - il traffico di esseri umani, e quei lager...». Di fronte a questo triste scenario Francesco ha ribadito che i corridoi umanitari «sono una via praticabile per evitare le tragedie e i pericoli legati al traffico di essere umani». Anche perché «una migrazione sicura, ordinata, regolare e sostenibile è nell'interesse di tutti i Paesi». E quindi indicano «una strada all'Europa, perché non resti bloccata, spaventata, senza visione del futuro».
Infatti i corridoi umanitari «non solo mirano a far giungere in Italia e in altri Paesi europei persone profughe, strappandole da situazioni di incertezza, pericolo e attese infinite», ma «operano anche per l'integrazione, perché non c'è accoglienza senza integrazione». Ma l'integrazione «non è priva di difficoltà». Infatti «non tutti coloro che arrivano sono preparati al lungo cammino che li attende». Di qui l'`importanza di «mettere in atto ancora più attenzione e creatività per informare meglio coloro che hanno l'opportunità di venire in Europa sulla realtà che incontreranno».
Il Papa poi ha salutato «le centinaia di persone, famiglie, comunità, che si sono messe a disposizione generosamente per realizzare questo processo virtuoso». «Voi - ha soggiunto - rappresentate un volto bello dell'Europa, che si apre al futuro e paga di persona». Francesco ha voluto anche sottolineare che questa storia di accoglienza è «un impegno concreto per la pace». E rivolto ai profughi ucraini presenti in Aula ha ribadito che «il Papa non rinuncia a cercare la pace, a sperare nella pace e a pregare per essa». «Lo faccio - ha precisato - per il vostro Paese martoriato e per gli altri che sono colpiti dalla guerra».
Non è mancata poi la sottolineatura della valenza ecumenica dei corridoi, che sono «un bel segno che unisce fratelli e sorelle che condividono la fede in Cristo». Quindi la manifestazione di affetto per quanti sono passati attraverso i corridoi umanitari e che ora vivono una nuova vita. «Lo dico - ha rimarcato con una nota autobiografica anche come figlio di una famiglia di emigrati che ha fatto questo percorso». Infine il richiamo alla parola del Signore Gesù riferita da Matteo: «Ero straniero e mi avete accolto». «Questa parola - ha esortato Francesco - indica a noi tutti la strada. Una strada da percorrere insieme, con perseveranza. Grazie di averla aperta e di averla tracciata! Andate avanti!». 


[ GIANNI CARDINALE ]