Quelle lezioni di italiano alla scuola di Sant'Egidio che parlano di speranza

La scuola di Sant'Egidio compie 10 anni
Le radici e le speranze degli stranieri che imparano la lingua del loro paese d'adozione grazie ai volontari della Comunità

Erano i primi anni '80 quando Trieste diventò meta dei nuovi flussi migratori. I volontari della Comunità di Sant'Egidio, da subito, compresero che era necessario fornire ai nuovi arrivati una serie di strumenti di integrazione, a partire dall'insegnamento della lingua italiana. Per diversi anni organizzarono dei corsi nella zona di Barriera Vecchia finché, nel 2013, venne fondata ufficialmente la Scuola di lingua e cultura italiana della Comunità.
Sono trascorsi 10 anni e da allora la scuola è diventata un autentico punto di riferimento per stranieri e straniere, grazie all'opera dei tanti volontari che mettono a disposizione le loro professionalità come insegnanti, spesso in pensione, di scuola e università. Oggi i corsi di B1 e B2 si tengono in via Matteotti, negli spazi della Parrocchia di Santa Teresa del Bambino Gesù. Qui, si impara e si migliora l'italiano, ma si trovano pure accoglienza, aiuto e amicizie, tra infinite storie di vita che si intrecciano.
Tra le studentesse c'è ad esempio Silvia, che in Bulgaria, suo paese d'origine, incideva il cristallo mentre ora lavora come badante. «Sono in Italia dal 2012 e a Trieste da circa un mese e mezzo», racconta: «Ho saputo della scuola da una mia amica e sono corsa a chiedere di poterla frequentare. Sono contentissima. Spero 
di poter parlare, scrivere ed esprimermi meglio». Vicino a Silvia è seduta Aurelia, moldava: «Mi hanno accolto molto bene e sto imparando parole che non conoscevo. Ho lavorato come colf, ora sono disoccupata. Spero di continuare gli studi perché qui il mio diploma non è valido». Ecco poi Kety, originaria della Georgia, dove insegnava pianoforte ai bambini della scuola primaria: «Sono arrivata in Puglia nel 2009 e attualmente sono una badante. La famiglia da cui lavoravo tempo fa mi ha fatto avere una pianola, mi piacerebbe riprendere l'attività. Ho preso la patente e ho frequentato pure un corso per operatore socio-sanitario».
La giovane Alena invece ha lasciato la sua Ucraina quando è scoppiata la guerra, un anno fa: «Sono stata "una bambina di Cernobyr, durante le estati vivevo qui in una famiglia italiana. Sono molto grata a Sant'Egidio perché la sua scuola è anche un'opportunità per conoscere persone e discutere di tanti temi». Anche Tanja è ucraina ed è arrivata qui due anni fa, per accompagnare suo fratello, bisognoso di cure, all'Irccs Burlo Garofalo, grazie all'associazione Bambini del Danubio. «Ho trovato un lavoro in una palestra e mi piace tantissimo, ora vorrei studiare all`università», confida.
Pure Laura è entusiasta della scuola: «Sono inglese e sono qui da un anno, lavoro in smart working e vivo con il mio ragazzo triestino». Hiba è in Italia dal 2018 e in Libano faceva l'assistente sociale: «Voglio imparare la lingua per avere un lavoro e per integrarmi nella società italiana. Ho un master in risorse umane e vorrei continuare nel sociale». Diana, pure lei moldava, oggi è in cerca di lavoro: «Ho due bambine, sono laureata in commercio e vorrei fare un corso di contabilità». E infine c'è Mitesh, che in India faceva il sarto ed è arrivato in Italia cinque anni fa con la famiglia. Il terzo figlio è nato a Trieste: «Lavoro come fattorino per una pizzeria e voglio studiare meglio l'italiano per aiutare i miei figli quando andranno a scuola».
La scuola, insomma, è un piccolo universo frastagliato. E' Andrea Riccardi, fondatore della Comunità, diffusa in 70 paesi nel mondo, che riassume e raccoglie il filo invisibile che unisce tanta umanità: «Siamo chiamati – ricorda spesso – a essere artigiani di un mondo unito che comunica, che si conosce, si aiuta, si ama, che comprende il valore dell'altro, illumina la strada della pace».
LA RICORRENZA

Domani, mercoledì 22 marzo, in occasione dei festeggiamenti per celebrare i 10 anni di attività della Scuola di lingua e cultura italiana della Comunità di Sant'Egidio di Trieste, verrà presentato il libro "Il mare non si ferma con le dita. Dieci storie di migranti" (Luglioeditore, 12 euro), a cura di Anna Maria Vinci, già docente di Storia contemporanea all'ateneo di Trieste e ora insegnante volontaria per la Comunità. L'evento si terrà nell'Aula Baciocchi dell'Università degli Studi di Trieste, in via del Lazzareto Vecchio. «Abbiamo incontrato tante storie di dolore, ma anche tanti sogni di vita, abbiamo toccato le ferite del corpo e dell'anima, cercando di curarle con il balsamo dell'amicizia e della fraternità», scrive nell'introduzione del libro Loredana Catalfamo, referente triestina della Comunità. 
 

[ Emily Menguzzato ]