Parte la missione umanitaria dell'Italia: possiamo mandare la guerra nel pallone

L'iniziativa di francescani, Sant'Egidio, Figc e Auxilium
La carovana porterà a Leopoli, Kiev e Irpin 24mila capi di abbigliamento sportivo, medicinali, cibo. Tajani: «Aiutiamo i civili più provati». Chiorazzo: ispirati dagli Europei
Una missione umanitaria nata ín qualche modo grazie agli Europei di calcio. «Italia e Ucraina sono state sorteggiate nello stesso girone di qualificazione - racconta Angelo Chiorazzo, fondatore della cooperativa Auxilum - e ci è venuto spontaneo rivolgerci alla Figc. Così, grazie alla generosità della Federazione italiana gioco calcio, abbiamo coinvolto la Comunità di Sant'Egidlo e  i Francescani Conventuali per portare in Ucraina 24 mila capi d'abbigliamento sportivo». Tute, polo, felpe, maglie termiche, scarpe da ginnastica e divise della nazionale italiana, oltre a 200 palloni, da regalare a tutti i bambini e ragazzi coinvolti dalla guerra. «Perché la pace non la si può costruire solo inviando armi», sottolinea Chiorazzo.
Si chiama "L'Italia gioca per la pace" la missione che dal 27 al 30 marzo, con due camion e un furgone, porterà assieme all'abbigliamento sportivo anche medicinali, cibo per bambini e un 
generatore elettrico. A presentarla alla Famesina c'è anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, assieme al presidente della Comunità di Sant'Egidlo Marco Impagliazzo, al francescano padre Enzo Fortunato e a Giancarlo Viglione della Figc, con il presidente Gabriele Gravina in collegamento video da Malta.
«Fin dall'inizio abbiamo aiutato il popolo ucraino a difendersi - dice il ministro Tajani - ma oltre a chi combatte ci sono le donne e i bambini. Oltre ai quasi 200 mila accolti in Italia, aiutiamo la popolazione civile rimasta, che è la più provata. Il governo è ben lieto di aiutare chi aiuta. Questa missione è un segnale di grande attenzione alla popolazione ucraina. L'Italia conferma di essere un Paese solidale».
La prima tappa sarà a Bruxelles, dove la missione incontrerà la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola cui consegnerà simbolicamente un rametto dell'ulivo piantato ad Assisi nel 1986 durante il primo incontro interreligioso di preghiera per la pace voluto da Giovanni Paolo II, assieme a una copia dell'enciclica di papa Francesco Fratelli Tutti. Poi Leopoli, Kiev, 
Irpin e Fastiv dove verranno consegnati i pacchi in ospedali, scuole, centri per sfollati, gli incontri con i francescani, i volontari di Sant'Egidio, le autorità religiose e governative.
La Comunità di Sant'Egidio, presente in Ucraina dal 1991, dall'inizio della guerra ha inviato oltre mille tonnellate di aiuti umanitari per 15 milioni di euro. «Con questa missione vogliamo dare un segno e un segnale», dice Marco Impagliazzo: «E cioè che siamo vicini gli ucraini, che non dobbiamo dimenticarci di questo popolo che si sta difendendo, di chi paga le conseguenze più dure, come gli anziani bloccati nelle case perché gli ascensori non funzionano, e i bambini che soffrono. Non siamo qui per inviare armi, ma per 
distribuire materiale sportivo che aiuti tanti ragazzi a distrarsi dai traumi della guerra. L'attenzione dell'opinione pubblica sembra concentrata più sulle strategie militari che sui drammi della popolazione. La Chiesa può pregare per la pace - dice Impagliazzo - e ricordare alle diplomazie che c'è un popolo che non può essere lasciato solo in una lunga guerra». E ricorda che alla fine del 2022 erano 429 i bambini uccisi e 808 quelli feriti, 3.098 le scuole colpite dai bombardamenti, di cui 438 distrutti». «E allora questa missione - conclude padre Enzo Fortunato - serve anche per dire alla politica di far sentire anche gli strumenti della pace». 

 


[ Luca Liverani ]