Quell'Europa coraggiosa e accogliente

Raccontata nell'ultimo libro di Mario Marazziti
C'è anche Gemma, una giovane siriana arrivata a Roma grazie ai corridoi umanitari, tra i molti ospiti della presentazione, tenutasi sabato a Roma, del libro di Mario Marazziti "La grande occasione. Viaggio nell`Europa che non ha paura" (Piemme). Gemma, dai suoi 13 anni, ha vissuto nella quotidiana, crescente paura della guerra. Ma da qualche mese è arrivata in Italia in aereo grazie a un corridoio partito dal Libano. Parla già bene l'italiano, lo studia, durante la settimana contribuisce alle attività, la domenica dà il suo aiuto alla mensa per i poveri, spera che la sua laurea in odontoiatria possa essere riconosciuta, vuole rendersi utile al Paese che, come spiega ai media vaticani, l'ha accolta e l'ha salvata. Insieme a lei una quindicina di ragazzi sono qui grazie a un viaggio legale e sicuro, reso possibile dal modello dei corridoi umanitari, creato dalla Comunità di Sant'Egidio con la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e la Cei-Caritas, completamente auto finanziato.
Marazziti spiega il senso del suo libro: «Sono andato a cercare se ci fosse ancora un poco di anima nell'Europa. Ho trovato che quando ci si organizza per l'accoglienza dei profughi che arrivano con i corridoi umanitari, persone che tante volte prima non c'entravano niente l'una con l'altra riscoprono le proprie radici, il proprio umanesimo, la propria identità, si mettono insieme. Rinascono pezzi di Europa». «All'interno di un'Europa che sembra ripiegata su se stessa - continua l'autore - e dove c'è una predicazione che a volte aiuta ad avere paura dell'altro, all'interno di quella che viene chiamata la "grande crisi delle migra- zioni", "il grande problema", fino a diffondere il timore che gli immigrati possano derubarci di noi stessi, della nostra identità, ho trovato come in ogni luogo, da Andorra a Barcellona, dalla provincia francese a Duisburg o Berlino in Germania, ad Anversa, nelle Fiandre, e nella Vallonia in Belgio, a Caserta, a Ghemme, nel Piemonte dei piccoli centri e del grande vino, in realtà si riscoprono le proprie radici».
Per l'autore è questa la via per combattere la frammentazione sociale, l'individualismo, la lotta di tutti contro tutti e per ritrovare la profondità di un'Europa inclusiva, le radici di solidarietà e di bellezza dell'Italia: «In ogni luogo si può vivere bene, se sí resiste alla paura». In ogni punto in cui Marazziti si è fermato tutto lo ha colpito, ma un episodio in Belgio emerge: «In un paesino, dei bambini appena accolti in una casa le cui finestre danno sul cortile della scuola, dal primo giorno stavano con il naso appiccicato al vetro, perché morivano dalla voglia di scuola. Il giorno dopo vengono iscritti, possono andarci, ma scoprono che lì non parlano arabo e quindi sono turbati. La sera stessa, da soli, si mettono già con il telefonino del padre a cercare di imparare il fiammingo. In pochissimo tempo imparano a parlare perché la loro voglia di essere e di essere con gli altri ha superato immediatamente le barriere».
A guidare la presentazione del volume - che ha visto la presenza tra gli altri di Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli Affari economici e monetari, della giornalista e storica del Vicino Oriente Paola Caridi, e della docente di Filosofia teoretica all'università Sapienza di Roma, Donatella Di Cesare - il presidente di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, per il quale è necessario richiamarsi ai valori dei padri fondatori dell'Europa, smettendo di affrontare la questione migratoria solo come emergenza.
«Questo libro mostra molto bene come l'accoglienza e l'immigrazione in Europa siano possibili - conclude -, perché i cittadini europei sono stati educati per anni a questa vita comune dopo la tragedia della guerra. Oggi quindi possono mettere a disposizione le loro risorse non solo economiche ma anche umane, perché il mondo diventi veramente un luogo dove è possibile convivere nella pace e nel benessere».
 

 


[ Eugenio Morrali ]