Quei canali tenuti aperti. L'imparzialità attiva del papa

Zelensky in Vaticano L'incontro con il leader ucraino e la strategia di Francesco sul conflitto: «Mai si può fare una pace con la chiusura. invito tutti ad aprire rapporti di amicizia»

Papa Francesco riceve oggi il Presidente Zelensky nel primo pomeriggio. L`incontro suscita interesse e curiosità. Dall`inizio della guerra, si parla di iniziative della Santa Sede. In passato, il card. Parolin ha ridimensionato le voci. Infatti, nonostante la condanna della guerra, il Valicano non ha concretizzato specifiche azioni. Non ha trovato lo spazio per intervenire. È stato invece attivo in un riservato e costante scambio di prigionieri.
Ieri la «Tass», riportando una voce vaticana, ha tenuto a smentire che la visita di Zelensky sia legata alla preparazione di una missione di pace. Ma il Papa, di ritorno dall`Ungheria, è stato chiaro: «...adesso è in corso una missione, ma ancora non è pubblica, vediamo... Quando sarà pubblica ne parlerò». Subito sono arrivate, per una volta concordi, le smentite di Mosca e Kiev, che si dicevano all`oscuro di questa missione. Parolin ha risposto che l`iniziativa va avanti.
La visita di Zelensky è parte del disegno? Il presidente ha finora visitato solo i leader che appoggiano lo sforzo bellico di Kiev: Washington e le capitali europee. Ora va a Berlino. A Roma ci si è chiesti se la visita sia dovuta al desiderio d`incontrare il Papa o sia la conseguenza di quella alla Meloni. Nessuna delle due letture è giusta. Zelensky doveva una visita al governo di Roma. Ma ha interesse ora a vedere il Papa.
L`incontro è però fuori dal copione delle visite ai leader schierati con Kiev: avviene con qualcuno che ha auspicato la fine della guerra in modo molto differente dall`Occidente. L`interesse non è compiacere i cattolici ucraini, su 43 milioni di abitanti circa sei, tutti con il governo. La posizione non schierata del Papa nel conflitto ha un valore peculiare: critica sull`invasione russa, ma convinta che le armi non risolvano nulla e sia necessario il negoziato.
Questa visione suscita perplessità in Ucraina, dove Francesco è talvolta accusato di freddezza verso il dramma del Paese, nonostante i tanti interventi partecipi del dolore della gente. Ma ha salvato l`«imparzialità». Uso l`espressione del Vaticano nelle due guerre mondiali, oggi in disuso, ma che esprime il modo con cui si guarda ai conflitti dai palazzi apostolici, senza schierarsi politicamente, attenti alle sofferenze (in larga parte ucraine).
Il Vaticano, nonostante abbia «aggiornato» l`incontro con il patriarca Kyrill, ha tenuto aperti i canali con Mosca. Il responsabile esteri del patriarcato, Antony, è ricevuto dal Papa. Anzi Francesco non si è identificato con le parole del prefetto per l`ecumenismo, card. Koch, che aveva definito «eresia» la legittimazione della guerra russa da parte di Kyrill. Anche se il Papa aveva parlato di Kyrill come «chierichetto di Putin» in un`intervista al nostro giornale (in cui però riconobbe il carattere imperiale della Russia, umiliato dall`«abbaiare della Nato alle porte di Mosca»). Francesco non ha alzato il livello con una videoconferenza con Putin, ma ha tenuto un rapporto stretto con l`ambasciatore in Vaticano, Avdeev, diplomatico russo di scuola (che ora ha lasciato Roma). Con un`irrituale visita all`ambasciata russa, all`inizio del conflitto, Francesco ha espresso la convinzione che la guerra non è uno strumento per risolvere i conflitti.
La linea del Papa è stata accusata di ondeggiamenti tra le parti in lotta, ma questa è oggi una posizione utile, perché non appiattita. Il Vaticano, con sortite in vario senso, è passato dalla tradizionale «imparzialità» novecentesca a un`imparzialità attiva. Di ritorno da Budapest il Papa ha detto: «Credo che la pace si faccia sempre aprendo canali, mai si può fare una pace con la chiusura. Invito tutti ad aprire rapporti, canali di amicizia». Ha aggiunto, mostrando la fatica della posizione vaticana: «Questo non è facile».
In una stagione in cui la partita militare russo-ucraina sembra mostrare difficoltà sul terreno, dopo l`iniziativa cinese (su cui il Vaticano è tutt`altro che distratto, come pure - pare - gli Stati Uniti), è il momento per il Papa di mettere a frutto i canali tenuti aperti. Francesco non è pressato dall`esigenza di azioni di successo. Ma vuole ristabilire un linguaggio diplomatico tra le parti, così lontane, dopo che ogni contatto si è interrotto. Il Vaticano è consapevole che la partita non si gioca solo a Mosca e Kiev, perché si tratta quasi di una «guerra mondiale». In questa consapevolezza s`inquadra probabilmente la missione, di cui il Papa e Parolin hanno parlato. Francesco è contento d`incontrare il presidente ucraino. La sua visita cade a proposito o forse vuole cogliere il proposito vaticano.   

 

[ Andrea Riccardi ]