L'Europa che non ha paura

La Grande Occasione. Profughi e richiedenti asilo: la realtà e le narrazioni
Se ci si mette assieme attorno alla accoglienza, accompagnando, si ritrova sé stessi e le proprie radici
Come Lampedusa. Come Bodrum. Non basta mai. Sembrava impossibile resistere alla domanda muta di quel bambino vero, Aylan Kurdi, adagiato senza più vita a faccia in giù, come un bambolotto rotto, su una spiaggia turca, nel 2015. Adesso Cutro. Le immagini di una scarpa tra i legni marci di un barcone frantumato davanti a Crotone, i corpi nei contenitori bianchi sulla spiaggia, un prete che benedice quella vita che non c`è più, come una bambina, "Kr14f9".
Dopo nove anni la politica illude e si illude: «Occorre bloccare le partenze, per bloccare in radice queste tragedie». Ma le semplificazioni, anche se le favole rassicurano, non sono risposte. I profughi forzati nel 2021 erano 27 milioni, con 53 milioni di sfollati interni, raddoppiati in 10 anni. Con la guerra in Ucraina se ne sono aggiunti 4,8 milioni fuori e altri dentro i confini. Poi altre guerre. Ora i profughi forzati sono più di 100 milioni. E ci sono altri 130 milioni di migranti ambientali: niente acqua, niente agricoltura, malnutrizione e fame di ritorno.
L`acqua non si ferma. Le rotte si allungano. Quella barchetta veniva dalla Turchia. Aumentano solo costi e vittime, arricchiscono altri. Illudere significa ingannare e ingannarsi. E l`Europa? Paesi di frontiera come l`Italia non possono certo fronteggiare da soli un`emergenza epocale. Ma l`Europa vede un peso accresciuto dei Paesi del gruppo di "Visegrad", amici del governo italiano, che sono proprio quelli che, in Europa, si oppongono con più forza a un`azione coordinata di redistribuzione di profughi e richiedenti asilo.
Eppure, tutto questo è una grande occasione. Per ritrovare noi stessi, le radici cristiane e umaniste dell`Europa, quelle di ogni terra con le sue differenze, le nostre tradizioni. E le soluzioni ci sono, possibili, a portata di mano. Ho provato a scoprirle in un viaggio nell`Europa che non ha paura, dalle Fiandre alla Spagna e alla Germania, da Cefalù a Parigi, da Andorra alla Bretagna, (La Grande Occasione, Piemme edizioni). Sì, basta non avere paura e non vivere di paure.
L`invasione non c`è. In Libano su meno di sette milioni di abitanti quasi un milione di palestinesi e forse un milione e mezzo di siriani. Da noi i 104 mila arrivi del 2022, non pochi, non riempirebbero piazza San Giovanni a Roma. C`è una grande necessità di Europa, perché in Europa ci sono giacimenti di umanità e di bellezza, arte e vita che diventano beni ancora più preziosi in periodi di incertezza.
Ho provato a raccontare come in un taccuino di viaggio, con un reportage fattuale, tra persone ordinarie che vivono cose straordinarie, ma alla portata di tutti, sforzandomi di essere fedele e di fare vedere con le parole persone, democrazia e arte, sapori e storie dei luoghi. Ed è emerso che la realtà è il contrario di quello che viene narrato: se si lasciano aperte le porte del cuore e della mente, proprio attorno a chi viene da fuori - profugo, rifugiato - se ci si mette assieme nell`accoglienza, accompagnando, si ritrova sé stessi e le proprie radici. Liberando energie delle nostre comunità che sono inutilizzate, non chiamate a giornata, e che possono essere anche una via di rinascita per un cristianesimo evangelico semplice e per un umanesimo disorientato dalla globalizzazione dell`indifferenza.
Il contrario della perdita dell`identità e della paura agitata della "sostituzione etnica". E vale per le nostre aree interne, sempre più spopolate, senza persone e senza motivi per restare, anche quando sono in cima alle classifiche dei borghi più belli d`Italia, di Francia, di Spagna. E vale per le grandi città, per la generazione dei "grandi adulti", pieni dí risorse umane, conoscenze, relazioni e risparmi, senza ruolo e riconoscimento sociale dopo la pensione, ma anche per i giovani, in una Europa delle differenze e non dell`omologazione.
Dall`esperienza-pilota dei Corridoi umanitari vengono anche indicazioni per politiche europee, per la creazione di un secondo canale di accoglienza, e per grandi, assorbibili numeri. I punti di forza? Il coinvolgimento diretto della società civile, che permette, nel rispetto del regolamento Schengen, di arrivare ed essere ospitati in maniera regolare, attraverso accordi bilaterali tra gli Stati e Sant`Egidio, la Chiesa italiana, le Chiese evangeliche e altri partner. Le persone e le storie delle famiglie più vulnerabili e fragili sono conosciute e verificate già prima della partenza: più sicurezza, meno anonimato. E si traduce in un tasso di riconoscimento del diritto di asilo vicino al cento per cento, al contrario di un tasso di rifiuti che in Europa varia dal 35 al 75 per cento, a fronte di espulsioni mai effettuate 4 volte su 5, in tutta l`Unione.
L`accompagnamento personalizzato favorisce anche la rinascita delle comunità che si organizzano nell`accoglienza, e riducono la diffidenza e le incomprensioni con l`ambiente. L`integrazione e l`inclusione iniziano dal primo giorno: c`è chi aspetta, chi accompagna, che sa chi arriva, già prima del viaggio. E il matching. E, presto, arriva, con la lingua, il lavoro e il coinvolgimento all`interno delle comunità locali.
È tempo per passare dal modello a politiche generali. Il modello della sponsorship, di gruppi, società civile, imprese può essere messo a regime, con una piena garanzia verso l`intera collettività. Visti e sponsorship per l`asilo, con un mediatore strutturato, gruppi, comunità, associazioni, che possono essere riconosciuti dallo Stato in appositi elenchi, e che possono mettere a frutto le good practice dei Corridoi umanitari. Visti e sponsorship per ricerca lavoro, con un visto trasformabile di sei, dodici mesi. Per formarsi, riconoscere e integrare i titoli di studio, permettere l`incontro tra datori di lavoro e lavoratori, una risposta a un bisogno gigantesco delle imprese, della sanità, delle famiglie.
Visti e sponsorship per ricongiungimenti familiari più larghi, valorizzando le reti familiari già esistenti: un guadagno in sicurezza e integrazione, tenendo conto di altri gradi di parentela, includendo i figli maggiorenni, le sorelle e i fratelli, i genitori sotto i 65 anni o che hanno figli rimasti nei Paesi di provenienza.
In una politica più realistica e capace di un`accoglienza intelligente, come in un libro man mano che lo si legge, c`è anche il segreto per non invecchiare e per rompere le solitudini urbane, in una solidarietà creativa. 
 

[ Mario Marazziti ]