Il cardinale Zuppi "La nostra iniziativa umanitaria per cercare una pace giusta"
PACE

Il cardinale Zuppi "La nostra iniziativa umanitaria per cercare una pace giusta"

Intervista all'emissario del Papa di ritorno da Kiev
«Favorire il più possibile una pace giusta» e, per arrivarci, sarà fondamentale per la Chiesa aprire «uno spazio umanitario».
Al suo rientro da Kiev il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, parla per la prima volta pubblicamente della sua missione di pace. Lo fa intervistato dal vicedirettore di Repubblica Carlo Bonini sul palco di Repldee a Bologna, una piazza gremita nella città in cui è arcivescovo.
Cardinale, c'è spazio per la pace in Ucraina?
«Direi per forza, ci dobbiamo credere. Credo che i primi a volere la pace siano gli ucraini e i loro soldati che rischiano. Il nodo è pace e giustizia. Non ci può essere l'una senza l'altra. Dunque bisogna fare di tutto perché pace e giustizia tornino in Ucraina».
Lei ha detto: "La nostra non è una mediazione, ma una dimostrazione di interesse, vicinanza": può spiegarcelo fuori dal lessico della diplomazia, che modello di pace ha in testa il Vaticano?
«La missione che il Papa mi ha affidato è diventata mediazione, piano di pace, si è creata un'attesa per cui questa visita sembrava dovesse portare immediatamente un cambiamento decisivo. Non era nella mens di Bergoglio. La vera lettura è che il Papa non si arrende alla guerra, non accetta la logica che la guerra porta sempre in sé della progressione geometrica della violenza. Ormai alcuni mesi fa Kissinger disse che bisognava avviare almeno un dialogo esplorativo affinché non ci sia soltanto un piano inclinato in questo conflitto. Cosa sia il resto va esplorato con l'ascolto. Non c'è un artificio diplomatico che dice e non dice, in questo caso è molto chiaro: favorire il più possibile la pace, dire cosa serve per arrivarci. È il senso della lettera che il Papa ha scritto a Zelensky, ovvero come possiamo essere vicino alla sofferenza del suo Paese e mostrare tutto l'interesse perché si possa mettere fine a questa tragedia che è immane, se solo si pensa agli effetti dell'inondazione causata dalla distruzione della diga. Insomma, sono andato a Kiev con lo spirito di chi dice: "Guardate che siamo con voi e insieme, per come possiamo, vi aiuteremo a trovare pace e giustizia».
L'offerta è di ascolto, Zelensky cosa vi chiede?
«Zelensky ha un suo piano di pace su cui vuole coinvolgere la comunità internazionale. C'è un aspetto che riguarda più la Chiesa, ed è quello umanitario. È un grande spazio che ha un'importanza immediata perché purtroppo la guerra significa sofferenze terribili. Ascoltando alcuni racconti di Bucha non potevo non avere nel cuore gli occhi di Ferruccio Latri, uno dei pochissimi sopravvissuti alla strage nazi-fascista di Marzabotto del 1944. Lo spazio umanitario sarà senz'altro quello più importante, con tutte le varie ed eventuali che questo può significare. E qui devo essere vago».
Il viaggio a Kiev è stata la prima tappa, ora la aspetta il viaggio a Mosca, che è più complicato.
«Il cardinale Parolin parlerà con il Papa per riferire sulla missione a Kiev e poi studiare il viaggio a Mosca».
Che segnali avete ricevuto?
«Non abbiamo ancora iniziato a lavorare, ma direi che i segnali sono di attenzione e di attesa. Non il presidente Putin, ma il governo russo ha manifestato interesse e certamente prenderemo contatto con la Chiesa russa. I segnali portano a dire che ci sarà accoglienza sia da parte del governo che della Chiesa ortodossa».
Lei ha spesso usato il racconto di San Francesco e il lupo.
«Non era applicato a Mosca, ma è un ragionamento in assoluto. San Francesco mette il lupo di fronte alle sue ingiustizie e al tempo stesso lo riporta a Gubbio, nella comunità. Un discorso sulla giustizia riparativa ancora valido oggi. Non lo leggerei con la situazione attuale dell'Ucraina, ma come atteggiamento di fondo nel credere sempre che dobbiamo trovare il modo affinché il lupo rientri a far parte della nostra comunità».
Per gli ucraini la condizione giusta è anche il reintegro della loro sovranità territoriale violata: sarà la vostra posizione con Mosca?
«Per Mosca le due province del Donbass fanno parte della Russia. L'Ucraina rivendica l`integrità territoriale: qui è chiaro che le posizioni sono assolutamente divergenti. Ritorniamo al problema aperto di pace e giustizia. Non possiamo che augurarci che i contenziosi si risolvano non con le armi, ma con tutti quegli strumenti che purtroppo non sono stati sufficienti per evitare e risolvere il conflitto. Per questo ammiro la decisione di Papa Francesco di verificare, in senso molto esplorativo, di fare di tutto perché non muoia più nessuno. Il rischio del nucleare deve farci paura, i nostri genitori l'avevano chiaro alla fine della Seconda guerra mondiale. Dopo tutti questi anni è folle accettare che ci possa essere il ricorso al nucleare. Per questo do e diamo una mano alla passione di Papa Francesco per impedire che l'incendio della guerra possa divampare ancora di più e per arrivare alla pace».
Passiamo all'Italia: si respira un clima di nuova intolleranza rispetto ai diritti minoranze, dal tema dell'utero in affitto all'adozione dei bambini da parte di coppie omosessuali. Come si spezza questo ritorno al Medioevo?
«Sull'utero in affitto non penso sia Medioevo, non trovo niente di moderno nel comprare un figlio. Mi piace la chiarezza, non i toni agonistici. Le coppie 
 

[ Ilaria Venturi ]