Le vite sui social nel quartiere difficile

Il viaggio
Dalla violenza politica fino al pestaggio della polizia, così Primavalle è diventata «una periferia umana». Tutte le contraddizioni del quartiere a 3 chilometri da San Pietro, dove i ragazzi cercano disperatamente luoghi e occasioni per incontrarsi «e non li trovano se non rifugiandosi sul web». Le presenza di Sant'Egidio e la cappellina nelle case popolari dove veniva a pregare anche Zuppi

Piazza Clemente XI ha la fontana al centro e sette strade che si irradiano, divise da case basse e dalla facciata anni `30 di Santa Maria Assunta e San Giuseppe. Una piazza di paese nel cuore di Primavalle, una delle 12 "borgate ufficiali" fatte costruire in fretta e furia dal Duce per dare un tetto ai romani sfrattati dai suoi sventramenti urbanistici - la spina di Borgo cancellata per via della Conciliazione, il quartiere Alessandrino spianato per le sfilate di via dei Fori Imperiali - o per migliorare l'immagine della Capitale littoria, ripulendola da disoccupati, poveri, "cafoni".
Oggi è fuori luogo definire borgata - o periferia - questo quartiere a 3 chilometri da San Pietro. Sta di fatto che questa non è mai stata una zona facile. «No, non è mai stato un quartiere troppo tranquillo», ammette un uomo, sottolineando però che un omicidio così non s'era mai visto. In realtà di "fattacci" ce ne sono stati qui. Assieme ai problemi di criminalità, negli anni '70 Primavalle fu funestata dalla violenza politica. L'apice il 16 aprile 1973, col rogo dei fratelli Mattei, Virgilio e Stefano di 22 e 8 armi, figli di Mario Mattei, netturbino e segretario locale del Msi. Tre i militanti di Potere Operaio condannati: versarono cinque litri di benzina sotto la porta di casa alle 3 di notte. Un gesto intimidatorio criminale che degenerò in tragedia.
Un anno fa, il 25 luglio 2022, un'altra storiaccia. Hasib Omerovic, trentenne sordomuto che abita con la famiglia di origine rom in una casa popolare, precipita dalla finestra della sua camera al secondo piano durante un conlrollo irrituale di polizia, condotto a Forza di botte e minacce. Mesi di ricovero, interventi chirurgici, un poliziotto arrestato e un processo in arrivo.
Ora nel quartiere allo sgomento si mischia il veleno della rabbia. «Devi marcire in galera», dicono i coetanei per strada. O «mica crederai che a questa ci passiamo sopra, te famo scappa' dall'Italia». Davanti al luogo del delitto i ragazzini inveiscono contro il 17enne fermato: «A quel o gli facciamo la festa».
«Urbanisticamente non è periferia, ma umanamente sì», commenta Luca Romani , 51 anni, responsabile a Primavalle della Comunità di Sant'Egidio che da sempre frequenta i quartieri fragili. E nel 1973 allestisce una cappellina nelle case popolari dove viene a pregare coi ragazzi un prete magro e alto. E' Matteo Zuppi, ora presidente della Cei.
«Negli anni '80 iragazzi avevano l'ambizione a migliorarsi con lo studio. Poi c'è stato un mutamento culturale e sociale. Questa tragedia è il segnale di im malessere profondo. Mancano luoghi e occasioni per sviluppare la cultura dell'amicizia - prosegue Romani -. Vedo ragazzini che girano fino a tardi con il desiderio di incontrarsi. In tanti giovani non matura la consapevolezza di cosa conta nella vita. C'è una domanda di senso che spesso non trova risposta. I riferimenti sono i social: rilevanza o irrilevan za, successo o insuccesso. Modelli che non creano legami affettivi. Noi offriamo l'incontro con la vita vera, i poveri, la preghiera. Questa tragedia - conclude l'educatore - fa parte della stessa cultura che ha generato la tragedia di Casal PaIocco. Quello Youtuber era seguito da 35 mila ragazzi. Ecco, dobbiamo far sì che anche il Vangelo abbia tanti follower». 


[ Luca Liverani ]