La volontà di aprire percorsi di pace

Guerra in Europa
In una nota la Santa Sede ripercorre la visita del cardinale Zuppi a Mosca «finalizzata all'individuazione dì iniziative umanitarie.Fruttuoso l'incontro con Kirill cui ha portato il saluto del Papa. Lavrov: possibile la restituzione dei bambini alle famiglie ucraine
Roma se politica dei piccoli passi doveva essere, si può affermare che i passi, durante i giorni moscoviti del cardinale Matteo Zuppi conclusi ieri, sono stati compiuti. Alcuni anche non proprio piccoli. Come ad esempio il fatto nuovo proprio nella mattinata di ieri: il secondo incontro (dopo quello di mercoledì) con il consigliere di Putin, Yuri Ushakov. Un risvolto inatteso che, si fa notare da parte russa, è servito per «riassumere i risultati», dopo che giovedì l`inviato del Papa aveva incontrato Maria Lvova-Belova, commissario presso il presidente della Federazione Russa per i diritti del bambino, e soprattutto il patriarca russo-ortodosso Kirill, in un colloquio definito «fruttuoso» dalla Santa Sede e «molto cordiale» dal responsabile delle relazioni esterne del patriarcato, Antonij.
Primi passi, si diceva. In attesa dei prossimi e dopo che il presidente della Cei avrà riferito al Papa. Ma intanto la stessa scansione temporale degli incontri parla e dice cose positive. Prima di tutto una buona considerazione da parte del Cremlino della linea di condotta seguita da Zuppi a nome di Francesco. La Russia ha espresso un «alto apprezzamento» per la posizione «equilibrata e imparziale» del Vaticano illustrata dal porporato ed è pronta a discutere ulteriori proposte se emergono. Il Vaticano, ha aggiunto Ushakov, ha mostrato la volontà di depoliticizzare la soluzione dei problemi umanitari legati al conflitto in Ucraina. «Sosteniamo questa intenzione del Papa», ha concluso il consigliere di Putin. E non è un fatto da poco.
La sensazione che il porporato torni da Mosca con più di quello che può sembrare dall'esterno si rafforza inoltre considerando lo stesso incontro con Kirill, che per volontà del patriarcato è stato corredato anche dalla diffusione di foto in cui si documenta il clima molto cordiale. E anche se Antonij, in una dichiarazione di ieri all'Ansa, ha tenuto a precisare che il patriarca e il cardinale «non hanno discusso di un nuovo incontro» tra Kirill e Francesco, dopo quello dell'Avana nel 2016, il fatto stesso che il contatto diretto ci sia stato manda un segnale di distensione anche ecumenica (dopo il gelo dell'ultimo anno), che potrebbe influire positivamente sui prossimi passi evocati sia da parte russa sia nel comunicato con cui la Santa Sede ha dato notizia della conclusione della visita. Zuppi, si fa notare nel testo, ha trasmesso al patriarca «il saluto del Santo Padre» e anche con lui ha parlato delle questioni umanitarie.
«È la prima missione, ci vuole tanta pazienza - notava ieri il presidente di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo -, la pace non si ottiene con un incontro, non siamo al supermercato dove si compra qualcosa». E tuttavia, circa i prossimi passi, dall'esame congiunto della nota vaticana e delle dichiarazioni dei russi, si può evincere che una chiave di volta per la pace sarà proprio l'individuazione di soluzioni per il problema dei bambini deportati. Di questo, certamente Zuppi ha parlato con Ushakov e anche con Lvova-Belova. E non è un caso che il primo abbia definito «molto utili» questi incontri. Mentre il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov ha detto che i minori possono tornare dai genitori, se lo chiedono e che la Russia aprirà un'inchiesta per accertare la verità dei fatti.
Dichiarazioni di circostanza? Vedremo. Ora intanto «i risultati della visita - conclude la nota vaticana - saranno portati alla conoscenza del Santo Padre, in vista di ulteriori passi da compiere, sia a livello umanitario che nella ricerca di percorsi per la pace». Come dire che il lavoro non è certo finito. Anzi in un certo senso è appena cominciato.
 
 

[ Mimmo Muolo ]