Apertura alle fragilità

La scelta è stata quella del «cantiere della strada e del villaggio»: nell'ascolto dei diversi «mondi» in cui i cristiani camminano insieme a tutti coloro che abitano il medesimo territorio. La questione di fondo è: come il nostro camminare insieme può creare spazi di ascolto nella strada e nel villaggio? Riportiamo l'esperienza maturata con il vasto mondo delle povertà: indigenza, disagio, abbandono, fragilità, disabilità, forme di emarginazione, sfruttamento, esclusione o discriminazione.
Quali differenze e minoranze chiedono una specifica attenzione da parte delle comunità cristiane? Cosa comporterà per la Chiesa assumere queste attenzioni? Anche nella nostra città di Lucca c'è un «popolo» che di solito non incontra la comunità cristiana, o almeno non la incontra largamente; non incontra nel senso più pieno del termine. È il mondo di quelli che Papa Francesco chiama «gli scartati» della società. In particolare i poveri, gli stranieri, gli anziani soli. Queste persone non chiedono spesso niente, semplicemente rimangono separati dalla comunità e dalla società. Questo fatto non è secondario nella vita della Chiesa locale che pur «delegando» alcuni soggetti alla cura delle marginalità non riesce a farsi prossima al bisogno di amicizia e sostegno spirituale che queste persone hanno, anche quando non lo manifestano.
Spesso, nei nostri colloqui è emerso un senso di disagio da parte di coloro che si sono sentiti trattati da «assistiti» e non accolti come persone. Emerge quindi la necessità di rimettere il servizio al centro della vita delle nostre comunità. Non quindi comunità che si trasformano in centri per l'erogazione di servizi fini a se stessi, ma il servizio della comunità come una via privilegiata di relazione con Dio e una strada di conversione da proporre a tutti e non solo a chi è inquadrato in una specifica mansione o associazione.
Di quali linguaggi dobbiamo diventare più esperti? Il linguaggio del quale c'è bisogno è quello della Scrittura, che insegna a non avvicinarsi agli altri con pregiudizio ma a guardare la realtà con occhi disincantati ma amorevoli. Il linguaggio della gentilezza, della mitezza, della serietà e della chiarezza. Le persone da noi incontrate capiscono immediatamente quando vengono trattate con pregiudizio, come capiscono perfettamente quando invece la relazione è «da pari a pari», anche quando c'è qualche contrasto. Il pregiudizio lascia sempre cicatrici, il riconoscersi tra persone al contrario porta sempre a una situazione più positiva di quella che sussisteva prima dell'incontro.
Come è possibile instaurare un aiuto reciproco affinché la Chiesa e i "mondi vitali" sopra elencati possano guardare il futuro con speranza? Papa Francesco parla di «Chiesa in uscita», una frase che rivela il suo significato profondo all'atto di metterla in pratica. Papa Benedetto invece definiva i poveri come il «tesoro della Chiesa». I poveri non hanno risorse, non hanno parole, spesso non hanno nemmeno la capacità di mettersi in relazione con la comunità cristiana, ma davvero rappresentano il tesoro della Chiesa.
Possiamo allora far convivere in armonia i vari mondi solo uscendo e mettendoci in relazione con loro. Spesso, durante il servizio con i poveri, viene spontaneo ricordarsi della parabola del povero Lazzaro e del ricco che banchettava lautamente senza accorgersi di lui. Si capisce bene perché Lazzaro avrebbe rappresentato un tesoro per il ricco, gli avrebbe infatti salvato l'anima. Il dramma quindi è l'assenza di relazione o in altri termini la chiusura. L'«uscita», l'incontro, la relazione sono, secondo quello che è emerso, il passo da compiere per guardare al futuro con speranza.
Comunità Sant'Egidio Lucca