Quella solidarietà che crea il futuro

Parla il giornalista Mario Marazziti che ha presentato recentemente a Bologna il suo ultimo libro «La grande occasione. Viaggio nell'Europa che non ha paura»
«C'è una narrazione secondo cui c'è sempre un nemico che arriva da fuori. Un'idea falsa, ridicola, sbagliata, inutile». «Se si dice che è un'emergenza, non si troveranno mai le soluzioni. È invece una grande occasione per rimanere umani»
Mario Marazziti (Roma, 1952), giornalista, a lungo editorialista per il Corriere della Sera, Avvenire, Famiglia Cristiana e Huffington Post, portavoce della Comunità di Sant'Egidio, deputato e già Presidente del Comitato per i Diritti umani e della Commissione Affari sociali della Camera dal 2013 al 2018, è stato promotore e primo firmatario della legge di cittadinanza per i bambini immigrati e della riforma delle professioni sanitarie, della legge di sostegno ai disabili gravi e di quella sul recupero degli sprechi alimentari.
Il 19 giugno scorso ha presentato a Bologna il suo ultimo libro «La grande occasione. Viaggio nell'Europa che non ha paura» (Piemme Edizioni).
Nel cuore dell'Europa l'umanesimo è custodito e, talvolta, nascosto. Invece, bisogna ripartire proprio da lì per una narrativa diversa.
Nei miei viaggi in Europa sono andato a cercare se l'uomo c'è ancora. E ho trovato un'immensa, grandissima umanità: gente comune che si mette insieme e nell'accoglienza riscopre il proprio umanesimo e le radici di un luogo. E quindi anche l'essere europei. Ma tutto questo rimane sommerso, se continua una narrazione in cui da fuori può arrivare solo un nemico che ci invade. Al contrario, questa Europa c'è, e deve rinascere.
Il suo viaggio racconta di una «solidarietà creativa», nata attorno ai corridoi umanitari della comunità di Sant'Egidio in varie città europee.
Solidarietà creativa: un'espressione bellissima che Papa Francesco, con generosità, mi ha scritto in un suo autografo, dopo aver letto il libro. E creativa perché utilizza tutto quello che c'è, ma che non è ancora messo a frutto. Penso soprattutto alle risorse umane. Prendiamo per esempio i giovani pensionati: persone che hanno contatti, relazioni, tempo. In molti luoghi sono diventate il nerbo di una nuova società: un cuore che non perde la memoria, che si mette insieme e costruisce un noi che è pieno di futuro. Un antidoto alla tristezza, al ripiegamento su di sé. Direi che questa solidarietà creativa aiuta anche la comunità di Sant'Egidio a mettersi insieme: laici, non cristiani o non cattolici, per ritrovare e utilizzare quelle risorse che verrebbero lasciate in disparte.
La grande occasione: è un'opportunità che abbiamo perso o c'è ancora tempo per rimediare?
Dipende da noi. Ed è difficile, quando c'è una narrazione secondo cui c`è sempre un nemico che arriva da fuori. Quando c'è un`idea falsa, ridicola, sbagliata, inutile, come quella che dice che dobbiamo stare attenti a non essere sostituiti come gruppo etnico. Invece, abbiamo la possibilità di fare scelte giuste quando si capisce che il problema delle migrazioni non è un'emergenza, ma un fatto strutturale. Negli ultimi tre anni sono stati registrati 15 milioni in più di profughi forzati nel mondo. Erano 50 milioni all`inizio del 2010, adesso sono 110 milioni. E un fenomeno in crescita. È il mondo che sta cambiando: ma se si dice che è un'emergenza, allora non si troveranno mai le soluzioni, perché saranno sempre provvisorie. È una grande occasione per rimanere umani e ritrovare noi stessi: il cambiamento può iniziare da ciascuno di noi. Questo è ciò che tiene viva l'anima dell'Europa, l'anima delle sue tante culture che ne favoriscono la crescita. L'Italia è nata da una volontà, non da una lingua comune o da un gruppo etnico. È una grande occasione per il futuro, anche per la propria felicità personale. Perché la avvertiamo tutti, questa rassegnazione, questa incertezza nel domani, in un mondo molto individualista che fatica a ricostruire le reti sociali. Qui, al contrario, rinascono le reti, rinascono le comunità, si mettono insieme persone che non c'entrano niente l'una con l'altra, ma che diventano un gruppo dirompente a qualunque età.
C'è una storia più di tutte che l'ha colpita?
Ne voglio ricordare due. A Barcellona ho incontrato un ragazzo che ha fatto sette viaggi per arrivare in Europa: ha attraversato tutti i paesi del Nord Africa, per tentare varie strade, finché alla fine è partito dal Marocco ed è arrivato in Spagna. Aveva 13 anni quando è partito: ha vissuto nel deserto da solo, sorretto da una forte fede in Dio. Poi a Barcellona ha incontrato la comunità di Sant'Egidio e oggi aiuta le persone anziane, mentre studia per diventare mediatore culturale. E così il confine tra chi viene aiutato e chi aiuta si attenua, quasi si azzera nel tempo. Poi c'è la storia di un'insegnante di arte in pensione, ormai ottantenne. Dopo tutta una vita trascorsa in una città sull'Adriatico, prende una casa a Lucca. E' una donna molto anticlericale, una socialista vecchio stampo. Da sola, senza famiglia, la sua vita si sta concludendo. Decide di mettere a disposizione la casetta che ha comprato con i suoi risparmi perché non sopporta di vedere i morti in mare. Chiama la comunità di Sant'Egidio e così la sua casa diventa un rifugio per una famiglia di siriani: lei trova dei nipoti, dei figli, e altri si uniscono a lei. Viene nominata «donna dell'anno» a Lucca. La sua vita ricomincia a 80 anni.
Lei si è occupato anche di pena di morte, accoglienza, cittadinanza degli immigrati, accompagnamento delle famiglie con disabilità, lotta allo spreco del cibo. Sono temi su cui ricostruire anche l'Europa, un'Europa che vede i suoi albori anche nell'attività dei monaci durante il Medioevo...
Io credo che l'Europa non è finita. Dobbiamo ricostruire questo patrimonio di umanità, mettendo sempre al centro le persone. E se questo diventa il nostro interesse, davvero può essere anche la nostra rinascita. Dobbiamo superare l'idea di dovercela fare sempre, tutto da soli, tutti individui: la solitudine si sta mangiando la nostra vita. Come sono nati i Comuni nel Medioevo? Come è nata l`Università di Bologna? Dal basso. Io credo che c'è un grande futuro nella cultura dell'umano: una cultura solidale, che ha forti radici cristiane.
 
 

[ Luca Tentori ]