La missione cinese di Zuppi. Pechino: pronti a collaborare

La missione cinese di Zuppi. Pechino: pronti a collaborare

Dopo le tappe in Ucraina, Russia e Stati Uniti il cardinale parlerà di pace con il mediatore di Xi
Matteo Zuppi è arrivato Pechino e «incontrerà Li Hui, rappresentante speciale del governo cinese per gli affari eurasiatici», ovvero il diplomatico, già ambasciatore a Mosca, incaricato dal presidente Xi Jinping di esplorare la possibilità di una mediazione tra Russia e Ucraina.
Le parole di Nao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese, suonano come un'apertura non scontata alla missione di pace del Papa: «Sulla questione ucraina, la Cina è sempre impegnata a promuovere la pace e i colloqui, ed è disposta a collaborare con tutte le parti per continuare a svolgere un ruolo costruttivo nel promuovere la "de-escalation" e il raffreddamento della situazione». Zuppi rimarrà in Cina fino a domani, è l'ultima tappa di un incarico che tra giugno e luglio lo ha già portato a Kiev, Mosca e Washington.
Sia il Papa sia il suo inviato sanno quanto l'impresa appaia disperata. All'incontro berlinese di Sant'Egidio sull'«audacia della pace», prima di partire, il cardinale sorrideva: «Se non fai niente non fallisci, ma non fai niente. È sempre meglio provare». Per questo la Santa Sede ha sempre parlato non di «mediazione» ma di una «missione» umanitaria - scambi di prigionieri e il ritorno a casa dei bambini ucraini deportati in Russia per svelenire il clima e preparare il terreno alla pace. E soprattutto ha previsto di fare leva sulle potenze alleate dei contendenti, prima gli Usa e ora la Cina.
Ancora ieri, il Papa ha pregato per la pace «nella martoriata Ucraina, le cui sofferenze sono sempre presenti alla nostra mente e al nostro cuore». Per Francesco «occorre andare avanti per valicare il muro dell'impossibile». Non è stato detto se Zuppi incontrerà anche esponenti del governo. Ma già il dialogo tra l'inviato del Papa e quello di Xi Jinping è significativo. La Santa Sede e Pechino non hanno rapporti diplomatici formali dal 1951, quando Mao cacciò il nunzio. Ma l'accordo del 2018 sulle nomine dei vescovi, tra alti e bassi, ha cambiato molte cose. E anche in Mongolia, all'inizio del mese, Bergoglio ha continuato a mandare messaggi di amicizia a Pechino. Gian Guido Vecchi
 
 

 


[ Gian Guido Vecchi ]