Insieme per il dono della pace

Da Berlino un segno di speranza
Nello spirito della preghiera ad Assisi voluta da Giovanni Paolo II, la Comunità di Sant'Egidio ha promosso in Germania un nuovo incontro mondiale dei leader delle religioni per incoraggiare il dialogo tra i Paesi in guerra
La pace torna al centro del discorso, obiettivo a cui guardare e strada stretta da percorrere se si vuole essere fedeli alla Parola: lo si è percepito chiaramente durante l'incontro internazionale promosso a Berlino, dal 10 a 12 settembre, dalla Comunità di Sant'Egidio in collaborazione con le Chiese cattolica ed evangelica tedesche.
Nato nel solco della Preghiera delle religioni ad Assisi voluta da Giovanni Paolo II, l'evento berlinese, dal significativo titolo L'audacia della pace, ha visto i leader delle principali religioni mondiali - dall'imam di Al-Azhar, Ahmed Al-Tayyeb, allo scintoista giapponese Atsushi Ushio, dal metropolita ortodosso del patriarcato di Alessandria Gennadios a Zsolt Balla, rabbino capo di Lipsia e della Sassonia - discutere con eminenti rappresentanti della cultura e della politica di oltre trenta Paesi.
La scelta di Berlino come sede dell'incontro non era casuale, come ha sottolineato il presidente della Comunità di Sant`Egidio, Marco Impagliazzo: «In una stagione che vede risorgere tanti muri e crescere polarizzazioni preoccupanti, l'esempio di una grande capitale europea, dove un muro è caduto per la forza delle democrazie, del dialogo e della pazienza di costruire canali di pace, è fondamentale e dà speranza per il futuo» simbolo positivo, dunque, di cui oggi si sente molto bisogno, di fronte al moltiplicarsi delle guerre e all'aumento delle disuguaglianze in tutto il mondo, senza dimenticare la crisi climatica e le conseguenze del riscaldamento globale, non ultimo l'incremento dei flussi migratori.
CREDERE NEL DIALOGO
Parlare di pace oggi non è facile perché, come ha detto il fondatore di Sant'Egidio, Andrea Riccardi, citando il teologo protestante Walter Brueggemann, «ci riesce difficile credere alla possibilità dello schiudersi di una realtà nuova. Il futuro sembra stanco, atroce, replica del passato». Audacia della pace allora «significa credere che c'è un'alternativa. Che si deve investire di più nel dialogo e nella diplomazia, nell'incontro per soluzioni giuste e pacifiche.
Parlare di pace non è prendere intellettualmente le parti dell'aggressore o svendere l'altrui libertà, ma coscienza profonda e realistica del male che la guerra fa ai popoli».
In questa prospettiva va inquadrata anche l'unanime condanna dell'aggressione russa all'Ucraina, a cui bisogna però affiancare l'impegno della comunità internazionale per il dialogo e la fine di un massacro che, come ha sottolineato il presidente della Repubblica federale tedesca, FrankWalter Steinmeier, «rischia di annientare i valori su cui si fonda la nostra comune Europa».
RELIGIONI PER LA FRATELLANZA
Contro il perdurare dei conflitti sono proprio le religioni a giocare un ruolo fondamentale, vigilando contro l'insorgere di estremismi al proprio interno: «Siamo chiamati a fare autocritica», ha detto monsignor Georg Bàtzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca, «perché tutte le religioni, in momenti diversi della loro storia, hanno ceduto ai demoni che inducono alla violenza». «Salta agli occhi anche ai giorni nostri che una Chiesa cristiana legittima una guerra contro un Paese vicino. Questo è inaccettabile», ha aggiunto, riferendosi alla Chiesa ortodossa russa, che appoggia apertamente la politica espansionistica di Putin. Dobbiamo purificare le nostre coscienze per essere credibili, ha concluso monsignor Bàtzing, per proseguire nel solco della strada indicata da papa Francesco e dal grande imam Ahmad al-Tayyeb con il Documento sulla fratellanza umana del 2019 sul potere pacificatore delle religioni.
Sulla stessa linea il presidente della Guinea Bissau, Omaro El Mokhtar Sissoko Embalò, che, guardando all'Africa, ha ricordato come i cambiamenti climatici e tutti i problemi socio-economici del continente sono facilmente utilizzati da criminalità e jihadismo per accrescere la propria influenza sulla popolazione.
L'incontro si è concluso davanti alla Porta di Brandeburgo, dove tutti i leader hanno invocato la pace nel mondo con un appello corale: «Abbiamo capito che nessun muro è per sempre», hanno dichiarato. «Nel1989 qui è avvenuta una rivoluzione pacifica che mostra la forza della libertà. Cadano presto i muri, visibili e invisibili, che dividono i popoli in Europa, Asia, Africa, nelle Americhe, in mezzo al mar Mediterraneo per i migranti che fuggono dalle guerre».
LA PREGHIERA DEL PAPA
Alle preghiere dei presenti si è unito anche il Papa con un messaggio letto durante la cerimonia, in cui ha ricordato che la guerra «è la madre di tutte le povertà». Anche per questo, ha detto Francesco, non bisogna pensare che la pace sia impossibile da raggiungere e che i conflitti non avranno mai termine, ma «andare avanti per valicare il muro dell'impossibile eretto su ragionamenti che appaiono inconfutabili, sulla memoria di tanti dolori passati e di grandi ferite subite». Per questo, ha concluso il Papa, «continuiamo a pregare per la pace senza stancarci, a bussare, con spirito umile e insistente alla porta sempre aperta del cuore di Dio e alle porte degli uomini».
L'appuntamento per l'incontro internazionale del 2024 è a Parigi: sarà dunque la capitale francese la prossima "città della pace" nello spirito di Assisi. 
 

[ Federica Tourn ]