Goma, la scuola ecologica nel campo profughi
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Goma, la scuola ecologica nel campo profughi

Anche gli anziani vengono ad attingere l'acqua perché qui non ci sono altre fonti

Era il 2018 quando Pascal arrivò nel campo profughi di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, in fuga per la guerra dal territorio di Masisi. Pascal era un bambino, un bambino come tanti altri in quel campo, che aveva dovuto lasciare il proprio villaggio e gli amici e per trovarsi a vivere senza prospettive e senza nulla in una tenda, insieme alla famiglia che nella fuga aveva perso anche uno dei suoi fratelli, il 12enne Ananie, finito in un altro campo profughi.
Ci volle un anno di disperazione prima che, grazie alla Croce Rossa, la famiglia potesse essere riunita. Nella fuga verso un posto sicuro dove poter vivere, oltre a essersi lasciato alle spalle il suo passato, Pascal aveva visto cadaveri, scuole e case distrutte dalle bombe, atrocità. Aveva conosciuto la paura di morire e perdere i genitori. A Goma Pascal è rinato, si è fatto nuovi amici, ha riscoperto il senso del sentirsi amati e supportati, e si è preparato per un futuro lavorativo.
Il merito è della scuola Floribert Bwana Chui, uno dei progetti di successo della Comunità di Sant'Egidio per i bambini in Africa. Floribert era un ragazzo della Comunità che aiutava i bambini di strada e che lavorava alla dogana di Goma. Fu ucciso, a 26 anni, dopo essere stato torturato, per aver rifiutato i soldi che gli avevano proposto per far passare derrate di riso avariato. La scuola che porta il suo nome «è un gesto d`amicizia e di amore nei confronti dei bambini» dice Aline Minani, responsabile della scuola, che spiega che «la struttura si trova nel quartiere di Mugunga, all'uscita della città, un quartiere che prima della guerra era quasi disabitato ma che ora ospita campi per profughi provenienti dai dintorni della città, e in cui, fino all'apertura delle aule non c'era nulla».
L'anno scolastico è appena iniziato per i bambini e i ragazzi dai 5 ai 15 anni della primaria e della secondaria che imparano swahili, francese, matematica, storia, geografia, tecnologia, ma anche educazione alla salute e all'ambiente e introduzione al lavoro manuale. Il numero degli iscritti testimonia quanto bisogno ci fosse di questa scuola. Dal 4 settembre scorso siedono ai banchi 1218 alunni, quasi il triplo dell'anno passato. L'aumento è dovuto al fatto che, a causa dalla ripresa degli scontri tra esercito e ribelli, molte scuole nei dintorni sono state chiuse.
Aiutare i bambini a studiare è una lotta quotidiana, «lo scorso anno abbiamo iniziato con 450 studenti, ma abbiamo terminato con 319 - dice Minani- molti, soprattutto bambine, hanno abbandonato i corsi perché i genitori hanno chiesto loro di restare a casa per occuparsi dei fratellini e dei lavori domestici».
Tutto gira attorno a 8 aule, 1 ufficio, 16 insegnanti, 2 turni al giorno, mattina e pomeriggio in classi che arrivano anche a 70 bambini, e un progetto serio per diventare una scuola ecosostenibile. Può sembrare strana questa attenzione "ecologica" in una zona del mondo dove c'è una crisi umanitaria legata alla guerra dei Grandi Laghi, ma il problema è che dietro alla guerra c'è proprio lo sfruttamento della terra che sta sfigurando l'ambiente.
Alla scuola Floribert Bwana Chui, attualmente finanziata dalla diocesi di Liegi e da donazioni di privati, anche congolesi, ci sono pannelli solari che forniscono energia alla panetteria dove si produce il pane per la mensa e alle incubatrici in cui vengono allevati i pulcini del pollaio. E poi c'è la fontana di acqua potabile dove, come dice Minani: «Anche gli anziani del quartiere vengono ad attingere l'acqua perché non ci sono altre fonti nella zona». L'inizio del nuovo anno scolastico a Goma è una speranza per tutti. 

 

[ Jeanne Perego ]