A Berlino Sant'Egidio ha diffuso voci di pace

Pace. Peace. Mir. Salam. Erano centinaia i cartelli con la scritta «pace» in diverse lingue nello scenario suggestivo della Porta di Brandeburgo lo scorso 12 settembre, nella giornata conclusiva dell'incontro di preghiera e di dialogo organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio, che ha raccolto l'invito di San Giovanni Paolo II nel 1986, nello storico incontro ad Assisi, a continuare a diffondere il messaggio della Pace e a vivere lo spirito di Assisi.
A Berlino erano presenti uomini e donne credenti di diverse religioni, rappresentanti della cultura, della politica e delle istituzioni internazionali, su invito della Comunità e delle Chiese cattolica ed evangelica di Germania. Nella capitale tedesca, «una città dove la storia parla di tanta sofferenza, ma anche della forza della speranza», ha osservato il presidente della Comunità di Sant'Egidio Marco Impagliazzo, il convegno «L'audacia della pace» ha affrontato temi etici, politici, religiosi e sociali: la pace, l'intelligenza artificiale, l'ambiente, l'ecumenismo, l'educazione, l'invecchiamento della popolazione europea, le migrazioni, la crisi delle democrazie.
In apertura, il fondatore di Sant'Egidio Andrea Riccardi ha affermato che di fronte a tante guerre terribili, come quella in Ucraina, «non basta più la prudenza, pur necessaria, occorre l'audacia, che ci porta oltre il possibile di fronte a cui ci siamo arrestati. Audacia della pace significa credere che c'è un'alternativa. Che si deve investire di più nel dialogo e nella diplomazia, nell'incontro per soluzioni giuste e pacifiche».
Presente all'assemblea inaugurale anche Zohra Sarabi, ragazza afghana giunta in Italia grazie ai corridoi umanitari. Dando voce alla sofferenza delle sue connazionali, che «non possono studiare e neanche uscire di casa da sole senza uomini», ha osservato: «L'accoglienza fa bene al cuore di chi deve dimenticare la sofferenza ma anche al cuore di chi accoglie.
Presenti alla tre giorni berlinese i cardinali Miguel Angel Ayuso Guixot, Reinhard Marx, Matteo Zuppi, presidente della Cei, il presidente della Conferenza episcopale tedesca Georg Bàtzing, il grande imam di Al-Azhar Ahmad AlTayyeb - con cui Papa Francesco ha firmato la «Dichiarazione sulla fratellanza umana» nel 2019 ,il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier e il cancelliere Olaf Scholz, il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani.
Toccante è stata la testimonianza di Olya Makar, responsabile di Sant'Egidio in Ucraina, che insieme a una folta delegazione di giovani da Kiev, Leopoli e Ivano-Frankivsk, ha attraversato l'Europa per esprimere il suo desiderio di pace, finora inascoltato per il suo Paese. Non è stato un vertice a porte chiuse, ma un evento aperto alla città, a cui hanno partecipato migliaia di persone provenienti da tutta Europa e tantissimi studenti di Berlino.
Anche dall'Emilia Romagna alcune decine di persone hanno scelto di unirsi a questo itinerario di pace e dialogo. In silenzio, davanti alla Porta di Brandeburgo, i partecipanti hanno ascoltato il messaggio di Papa Francesco, che ha invitato all'«insistenza della preghiera, la prima forma di audacia» e a «diventare mendicanti di pace, unendoci alle sorelle e ai fratelli delle altre religioni, e a tutti coloro che non si rassegnano all'ineluttabilità dei conflitti».
A far eco alle parole del Santo Padre, Angela Kunze-Beikùfner, testimone della caduta del Muro con una comunità evangelica. Raccontando le veglie, i digiuni e le azioni non violente in quell'indimenticabile autunno del 1989, ha affermato: «Le preghiere hanno un potere trasformativo, possono accelerare il cambiamento pacifico delle società e abbattere i muri!». Il prossimo anno il pellegrinaggio di pace toccherà Parigi.

[ Simona Cocina ]