"Anche Sant'Egidio riceve aiuti 420 mila euro per integrare gli stranieri regolari in Italia"

Intervista a Marco Impagliazzo, presidente della Comunità
Dai tempi di Kohl lavoriamo con Berlino per migliorare qui da noi l'accoglienza diffusa
«Non mi sembra che questa polemica ci riguardi dato che ci occupiamo di persone giunte regolarmente in Italia che aiutiamo a integrarsi nel nostro paese». Il presidente della comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, chiarisce i contorni della collaborazione con il governo tedesco.
Dopo che la Germania ha reso noto di finanziare sia una ong tedesca che soccorre i migranti in mare, Sos Humanity, sia la comunità di Sant'Egidio, la premier Giorgia Meloni ha scritto al cancelliere Olaf Scholz esprimendo "stupore" per il fatto che Berlino "avrebbe deciso di sostenere con fondi rilevanti organizzazioni non governative impegnate nell'accoglienza ai migranti irregolari sul territorio italiano e in salvataggi nel Mare Mediterraneo": nel vostro caso come stanno le cose?
«Sono anni che la comunità di Sant'Egidio ha rapporti regolari con il governo tedesco. Per la precisione ciò avviene da quando era cancelliere Helmut Kohl, poi durante il cancellierato di Angela Merkel, e ora con Scholz. Si tratta di fondi che sostengono l'opera di cooperazione allo sviluppo che abbiamo in Africa, ad esempio il progetto gratuito Dream di contrasto all'hiv/aids, e la risoluzione dei conflitti come l'impegno per il disarmo nella Repubblica Centrafricana».
E gli immigrati?
«Recentemente abbiamo chiesto un sostegno del governo tedesco per l'integrazione dei migranti giunti regolarmente in Italia: immigrati regolari e persone che hanno richiesto la protezione internazionale. Si tratta di persone impegnate in un processo di autonomia proprio per evitare che finiscano nell'irregolarità. L'integrazione passa per la sistemazione tramite un sistema di accoglienza diffusa sul territorio nazionale, particolarmente nelle zone più spopolate del paese, e ciò significa sostenere l'alloggio, le cure mediche, la formazione al lavoro, i corsi per care giver, lo studio della lingua italiana e, naturalmente, le esigenze della vita quotidiana come il vitto. Il sistema si basa soprattutto sulle risorse economiche delle comunità che li accolgono, delle parrocchie, ma necessita un sostegno ulteriore dalle istituzioni. Perché l'integrazione avvenga ci vogliono due anni, il tempo necessario per portare queste persone ad essere in grado di trovare un lavoro, affittarsi casa da soli, insomma camminare con le loro gambe».
Di quante soldi parliamo? E di quante persone?
«Il governo tedesco ci ha dato 420mila euro: si tratta di uno stanziamento una tantum, cioè una volta soltanto. In questo sistema sono inserite alcune migliaia di persone».
Ricevete un sostegno anche dall'Italia?
«Naturalmente anche l'Italia ci sostiene con i fondi europei Fami, ossia fondi che l'Ue dà a ogni paese europeo per l'integrazione. Si tratta in particolare di fondi per le scuole, poiché abbiamo una rete di scuole per la lingua italiana che sono gratuite ma hanno ovviamente dei costi vivi, e inoltre, come per i fondi che arrivano dalla Germania, di fondi per garantire l'autonomia delle famiglie e aiutarle ad integrarsi. Il Fami scuola è quasi un anno che è terminato, e il Fami autonomia da 5 mesi: stiamo preparando la nuova richiesta per il Fami scuola».
Il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, di Forza Italia, ha detto: «L'occupazione tedesca dell'Italia è, per fortuna, cessata molti anni fa. Le sinistre tedesche vorrebbero rinnovarla?».
«Non credo che il senatore Gasparri si riferisse alla comunità di Sant'Egidio dato che a noi giungono fondi per favorire lintegrazione di immigrati regolari in Italia: un fatto che mi sembra positivo per il nostro
paese». 

 


[ Iacopo Scaramuzzi ]