Nelle mense dei nuovi poveri più italiani e molti ragazzi

Il racconto
Dall'Antoniano alle Cucine Popolari gli ospiti, negli ultimi mesi, sono cresciuti anche del 50%"La perdita del reddito e il grande esodo di migranti ha cambiato tanto Ora ci sentiamo come il 118"
«I poveri sono come le rondini. Volano, da un posto a un altro», recita un proverbio albanese. A Bologna camminano: sotto i portici, da una chiesa a un'altra, da una mensa a un'altra. Quanti sono? Sempre di più, e si riconoscono perché hanno in mano una grande borsa plastificata, di quelle che si usano per fare la spesa, solo che dentro c'è tutta la vita.
Namir, 55 anni, marocchino, barbiere da quando ne ha 11, è stato licenziato da un'attività in san Donato in piena pandemia e da allora non è più riuscito a trovare un lavoro, perdendo sia l'impiego che il giaciglio dietro il negozio in cui stava. Da due anni dorme ai Giardini Margherita e la rete di sostegno alimentare, con i suoi appuntamenti e luoghi fissi, è l'unica sveglia che, dal mattino presto, lo tiene attaccato al tempo. «Cosa ho fatto di male per non avere più niente?» ripete a voce alta mentre va alla congregazione delle Sorelle dei Poveri di via Nosadella 30. Perché lì dalle 8, per chi ha bisogno, c'è il primo pasto del giorno. Dal martedì al venerdì, proseguendo una tradizione dell'Ottocento, è in questo refettorio che si trovano caffè, dolci e pizza. «Tutto arriva dalla provvidenza», spiega Suor Teresa che, insieme agli altri volontari, al rientro delle ferie, ha trovato almeno venti persone in più per colazione: ora sono sempre una cinquantina. «C'è chi rimane poco tempo, prende un caffè e va via. Però entra con il rasoio per farsi la barba, sistemarsi e avere più speranze nella ricerca di un lavoro». Da sette anni è in questa comunità e ha visto tanti bisognosi: «Ora però è sempre più difficile rialzarsi».
Namir ci ha provato: «Ho fatto tanti colloqui, ma chi ti prende senza una casa?». Fa vedere anche a Suor Teresa le foto di lui tre anni fa: la faccia pulita, una bella camicia, vicino al suo volto di adesso, consumato dalla strada. Alle nove e mezza, con la sua borsa piena di merendine, esce di lì, insieme a molti altri. Guardano il libretto "Dove andare per", con tutti i luoghi di assistenza della città.
Alcuni si incamminano verso le Cucine Popolari. Altri verso l'Antoniano. Posti diversi per vite diverse. Alle Cucine del Battiferro, per esempio, dalle 10.30 si trova già gente in fila con il numerino. Qui si viene soprattutto se si ha famiglia e si è radicati al quartiere. Come Alba. «Era arrivata all'apertura, nel 2016, con la piccola nel passeggino. Ma poi era sparita, ce la faceva da sola», racconta una volontaria. «Quest'estate è tornata, con la bambina alta così - mostra con la mano - ha otto anni. Ci ha detto `datemi qualche mese, non ce la faccio a pagare i centri estivi`».
Qui per i 120 ospiti giornalieri ci sono sempre 210 pasti portati via in quelle borse: primi, secondi, ma anche latte, biscotti che servono ai bambini per il pomeriggio. E da gennaio, insieme al numero degli utenti, è cambiato anche il loro profilo: «Sono aumentati gli italiani, il 59%, e diminuiti gli stranieri, il 41%, e si è abbassata l'età. La maggior parte hanno tra i 50 e i 60 anni, 47 persone hanno meno di 50 anni e due sono nate fra il 1995 e il 2006». Una novità su cui i responsabili si interrogano e che si spiegano con il carovita e la precarietà: «Chi aveva lavoretti li ha persi».
Mentre all'Antoniano vanno più che altro le persone senza dimora: «La mensa qui è un 118», spiega il frate all'accoglienza. Gli ospiti, negli ultimi tre mesi, sono arrivati a 250 ogni giorno, erano un centinaio a maggio. Due terzi sono stranieri e, in generale, sono sempre più giovani. «Non sempre capiamo da dove vengono - spiega chi cura il servizio -. Ma abbiamo due ipotesi: il grande esodo di migranti e la perdita del reddito di cittadinanza». Durante
il pranzo, qualcuno, seduto «davanti un piatto da re», dice che dopo andrà a `scollettare` - fare colletta - per strada. Altri ripercorrono come una cantilena la propria storia: «Dormo fuori. Qualche mese fa mi si è rotto il perone, ma per Giorgia Meloni sono ancora occupabile», racconta Paolo. Insieme a molti altri raggiungerà già alle quattro e mezza la mensa di Santa Caterina, dove in due turni, dalle 17 alle 18.45, cenano sempre più persone. «Prima dell'estate, erano circa 120. Ora sono 180. A volte anche a noi volontari mancano le forze», ammette una di loro. «Un aumento soprattutto di ragazzi. E per tutti, a prescindere dall'età, questa non è un'occasione solo per mangiare, ma anche per poter dire che si è arrabbiati quando qualcuno ti sente o per dimenticarsi, per un attimo, che non si è sereni». Come Giovanni, ex imbianchino di Bergamo, 56 anni, che si racconta così: «Dopo il divorzio la mia vita è andata un po' in frantumi. Mia moglie mi ha tolto la residenza, per le spese legali ho fatto debiti. Non avevo più niente e mi sono detto `proviamo Bologna`». Vive a porta Santo Stefano e nella sua grande borsa plastificata ha, insieme alle lasagne da asporto appena confezionate, maglioni e camicie tra cui dovrà scegliere quella per fare il colloquio come posteggiatore di un silos, lunedì prossimo: «Speriamo bene».
Al piazzale Est della stazione poi, per chi ce la farà ancora a camminare, c'è l`ultima carezza della sera. Con pazienza, una folla aspetta (qui il martedì e gli altri giorni in via del Porto o in centro) la comunità di Sant'Egidio, per il tè o un panino con il formaggio. «Nelle ultime settimane ne abbiamo distribuiti 110. Un numero altissimo - spiegano smarriti gli organizzatori - prima non ne facevamo più di 80». «Credo - commenta il responsabile, Giuliano Ciciliano - che abbia influito la  perdita del reddito di cittadinanza, misura che aveva ridato dignità. Dicono che molti avessero barato, o se ne fossero approfittati. Beh,
sicuramente non fra i nostri amici di Sant'Egidio. Ora infatti tante persone sono tornate».
Poi come rondini, dopo questo ultimo appuntamento, i poveri spariscono. Non volano ma camminano via. DRIPRODUZIONE RISERVATA
 
 
 

 


[ Alessandra Arini ]