Rimettere al centro il tema della pace

Libri e segnalazioni
Andrea Riccardi Il grido della pace Perché è necessario ascoltarlo San Paolo 2023 pp. 242, € 18,00

Il grido della pace, afferma Andrea Riceardi: «è un grido spesso soffocato dalla distrazione dell'opinione pubblica internazionale e che si perde nella distanza profonda tra chi vive in un Paese in guerra e chi invece sta in pace. Una distanza incolmabile, non geografica, ma di condizione umana. Non è facile cogliere il dolore della guerra quando si vive altrove e in tutt'altra situazione. Del resto, le guerre sono tante e numerosi sono i popoli che soffrono per esse. Troppi per attrarre la nostra attenzione». A tutto questo si aggiunge, poi , un senso d'impotenza - espresso dalla domanda: «Cosa possiamo fare noi?» - che genera indifferenza e la giustifica.
Partendo dalla guerra in Ucraina , invasa un anno fa dai russi, queste pagine prendono sul serio il grido di dolore e le richieste di pace che vengono da questo Paese martoriato nel cuore della vecchia Europa. Mai ci saremmo aspettati questo scenario mondiale, dice Riccardi, fondatore di Sant'Egidio, all'indomani della caduta del muro di Berlino, quando spuntavano i primi semi della globalizzazione che promettevano pace e libertà. Ma, non è stato così. La storia è piena di sorprese. Così, guerra e richieste di pace sono tornate a essere temi scottanti della nostra attualità quotidiana e Riccardi si augura che questo nuovo secolo non diventi la fotocopia del precedente.
La pace deve tornare al centro di interesse della politica nazionale e internazionale. La memoria storica e il dialogo giocano un ruolo essenziale in tutto questo. «La riconquista del passato», scrive Andrea Riccardi, «e l'affermazione di una dimensione dialogica della vita sono il terreno su cui maturano le visioni del futuro. E quando si riconquista la storia, si vedono gli orrori delle guerre passate e si coglie il valore della pace». Oggi, purtroppo siamo prigionieri del presente, un presente troppo spesso circondato da muri che dicono che il futuro non è possibile o che è ancora troppo pericoloso.
«Coltivare visioni», scrive l'autore, «è cultura, memoria storica, incontro, amicizia, dialogo. [...] La visione è una spinta alla libertà; è riprendere a vivere la storia; è andare oltre i muri verso la terra dell'impossibile». Un grande esempio della ricerca dell'impossibile è stato Giorgio La Pira, sindaco di Firenze, a cui il fondatore di Sant'Egidio dedica un intero capitolo. «In fondo», scrive, «Giorgio La Pira, con tanta nobiltà, può essere ascritto al tempo delle speranze e dei sogni che ha preceduto il Vaticano II, ma ha anche preparato e vissuto la distensione dopo gli anni più cupi della guerra fredda». In breve, La Pira è un esempio perché non fu solo un dialoghista, ma anche qualcuno che aveva u'`idea precisa sul futuro di questo mondo. Cosa, quest' ultima, quanto mai necessaria.