Gli esclusi i suoi prediletti

Gli esclusi i suoi prediletti

Un libro approfondisce la storia e il culto di sant'Egidio
Nella cornice di Palazzo Migliori, casa d'accoglienza per senza dimora affidata da Papa Francesco all'Elemosineria apostolica e gestita dalla Comunità di Sant'Egidio, si è tenuta recentemente la presentazione in anteprima del volume Sant'Egidio. La storia, il culto, le fonti (Editrice Morcelliana, Brescia, 2023, pagine 288, euro 22).
Si tratta dell'ultima fatica di Marco Bartoli, docente di Storia medievale presso la Lumsa e di Storia del francescanesimo alla Pontificia università Antonianum, in tandem con don Francesco Tedeschi, sacerdote della basilica di Santa Maria in Trastevere nonché docente di Liturgia e Teologia sacramentaria alla Pontificia università Urbaniana e autorevole latinista. Andrea Riccardi ha firmato l'introduzione del libro che, tuttavia, non verte sulla storia della comunità di cui è fondatore, bensì del santo in persona: un santo "minore", del quale, a quanto sembra, in pochi conoscono bene la vita e le opere.
Eppure, nel Medioevo, Egidio (noto pure col nome di Gilles o Giles) era veneratissimo in almeno mezza Europa, come testimoniano le tante chiese, anche cattedrali, a lui intitolate. Attingendo a una raccolta di vite di santi, risalente all'XI secolo, rinvenuta negli archivi di Santa Maria in Trastevere e sapientemente tradotta da Tedeschi, gli autori narrano gli innumerevoli miracoli attribuiti a sant'Egidio e che sono alla base di una così vasta diffusione del suo culto. È interessante notare che i miracoli a lui ascritti appaiono tutti riconducibili a una tipologia ben definita: la difesa dei deboli, dei fragili, degli esclusi. Si va dal salvare la vita a una cerva, frapponendo la mano tra essa e la freccia scoccata dal cacciatore, al mettere in salvo un condannato a morte per impiccagione facendo sì che al momento dell'esecuzione il capestro si spezzi.
Su tutte spicca forse la storia di un giovinetto - abbandonato da bambino dai genitori perché muto - che, adottato dagli abitanti di un borgo in Germania, un bel giorno riacquista la favella e lo manifesta non già semplicemente parlando, bensì cantando le lodi di Egidio. Evidentemente, osserva Bartoli, già intorno all'anno 1000 i tedeschi si erano guadagnati la fama di bravi cantori. E con il loro buon esempio, oltre naturalmente all'amore, riuscirono a sbloccare gli effetti del trauma subito dal ragazzo. Ci piace altresì immaginare che in ambienti germanici si fosse pervenuti - sia pure lungo percorsi del tutto empirici - ad acquisizioni che oggi costituiscono strumenti terapeutici abituali di molti logopedisti che a pazienti affetti da balbuzie consigliano di esprimersi, appunto, cantando.
Nomen omen: è allora un caso se, dopo tanti secoli, una piccola comunità di giovani laici, nata tra gli studenti di un liceo romano, si installò in una chiesa intitolata proprio a questo santo, cominciando da lì a svolgere la sua opera in tutto il mondo? Fra l'altro via della Paglia, a pochi metri dalla chiesetta di Sant'Egidio, nel Medioevo altro non era se non un tratto urbano di quella via Francigena che assicurava le comunicazioni con la Francia, paese dove, come in Germania, il nostro santo, greco d'origine, si stabilì e operò, dopo aver rinunciato - lui di famiglia ricca - a tutti i propri beni. Si tenga poi presente che, una volta in Francia, al pellegrino si apriva un altro grandioso itinerario: quello verso Santiago de Compostela.
Egidio, dunque, un santo unificatore ante litteram dell'Europa.
 

[ Fabrizio Salvati ]