La gioia di essere Chiesa

Il vescovo Spreafico ha chiuso in Cattedrale ad Anagni l'assemblea diocesana Il forte richiamo a essere tutti, senza distinzioni, operai nella vigna del Signore
Sono stati due giorni a dir poco intensi quelli vissuti, nello scorso fine settimana, dalla Chiesa tutta di Anagni-Alatri, riunita per l'assemblea pastorale diocesana, sotto la guida del vescovo Ambrogio Spreafico. Lo stesso presule ha relazionato nella prima giornata, sabato 23 settembre presso il centro pastorale di Fiuggi, trattando il tema "Dei Verbum - Verbum Domini. La parola di Dio cuore della vita della Chiesa" di cui abbiamo ampiamente relazionato su questa pagina nell'edizione di domenica scorsa.
Domenica 24 l'assemblea si è invece spostata nella Cattedrale di Anagni, con tre momenti forti: le relazioni dei gruppi di lavoro che si sono tenuti a Fiuggi proprio dopo la relazione del vescovo, le comunicazioni sul cammino sinodale fin qui seguito dalla diocesi di Anagni-Alatri e la Messa finale. I tre gruppi hanno tutti offerto degli spunti di ulteriore riflessione molto interessanti, illustrati a tutti i fedeli da don Antonio Castagnacci, don Marcello Coretti e madre Patrizia Piva. Così come forieri di approfondimenti è stata la relazione a due voci compiuta da Concetta Coppotelli ed Ennio Latini, referenti del cammino sinodale. Tutti spunti che il vescovo Spreafico ha poi raccolto e sviluppato sia in un primo intervento che durante l'omelia della Messa, per trarre le conclusioni di quella che ha definito «una conversazione spirituale» e non solo e non tanto un'assemblea pastorale, dicendosi più che soddisfatto dell'esito e della partecipazione alla stessa, nell'alveo di quel percorso che da alcuni mesi lo vede, «accolto con tanta simpatia e generosità» come ha voluto rimarcare, anche pastore di Anagni-Alatri, oltre che di Frosinone-Veroli-Ferentino.
«Essere insieme come sorelle e fratelli - ha quindi detto il presule nel corso dell'omelia - ci fa gustare la gioia e la bellezza di essere Chiesa, un unico popolo, comunità di comunità, che non vivono per se stessi o nelle cerchia delle proprie abituali frequentazioni, ma che accettano di condividere la loro vita e la loro fede in maniera larga, in una famiglia senza confini ed esclusioni.
La tentazione quotidiana infatti è sempre e ovunque quella di costruirsi un mondo a propria immagine o a immagine delle certezze che ognuno di noi si è fatto nel tempo. Ma i tempi cambiano e la Parola di Dio ci chiede di vivere la nostra fede nel tempo in cui siamo accettando di cambiare noi stessi, rispondendo ai segni dei tempi che riusciamo a vedere e a capire, come abbiamo cercato di fare ieri nel nostro dialogare».
Forte il richiamo del vescovo Spreafico, rifacendosi anche al Vangelo del giorno, ad essere tutti operai nella vigna del Signore e a farci prossimi di quegli operai che nessuno ha chiamato a giornata: «Quante gente vive attorno a noi, a cui noi non abbiamo forse mai parlato, a cui non abbiamo mai rivolto l'invito a lavorare con noi nella vigna del Signore. A volte ormai li abbiamo del tutto dimenticati. Pensiamo che non siano interessati! Ma tu ci hai mai parlato, li hai mai ascoltati o solo giudicati ed esclusi? La parabola sottolinea che il Signore non fa neppure distinzione tra chi è arrivato fin dalla prima ora e chi è arrivato al termine della giornata. Questo, cari amici, ci mette tutti alla pari e ci libera dai soliti e abituali giudizi con cui guardiamo gli altri e li giudichiamo secondo i nostri criteri e le nostre preferenze e simpatie, escludendo e includendo come ci piace».
Non è mancato neppure il riferimento alla Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, a proposito della quale Spreafico ha dato l`annuncio di una famiglia di profughi siriani, arrivata giovedì scorso in Italia grazie ai corridoi umanitari della Sant'Egidio, accolta in diocesi, a Fiuggi, dalla Caritas: «Sono il segno della generosa accoglienza che già tante nostre comunità stanno vivendo verso donne e uomini che sono arrivati nel nostro Paese, da ultimi gli ucraini, per la cui terra va la nostra preghiera, perché ci sia presto la pace. Grazie per l'amore generoso e solidale che tanti vivono verso di loro».

[ Igor Traboni ]