Scritti "rivoluzionari" da La Pira a Riccardi

La stanza dei libri
Quando si parla di pace fare riferimento a Giorgio La Pira, viene naturale. Uomo di fede e al contempo uomo politico a tutto tondo, il sindaco "santo" di Firenze, con le sue idee, i suoi insegnamenti e soprattutto l'azione politica internazionale, in tema di pace si pone al di fuori e sopra i tempi, osserva Bruna Bagnato, la curatrice del volume "La costruzione della pace", che "L'edizione nazionale delle opere di Giorgio La Pira", ha affidato per la pubblicazione alla Firenze University Press (pagine 548, euro 42).
Il libro fa parte di un piano editoriale che prevede la pubblicazione di tutta la vasta opera di La Pira, raccolta in sette volumi, con l`obiettivo di mantenere viva l'attenzione su una figura politica e cristiana che merita un posto di rilievo nella storia della cultura della nazione italiana e mondiale per l'apporto fondamentale dato dal politico di origini siciliane alla costruzione della pace, e di un'Europa di popoli, nazioni e città. La pace che La Pira si pose per tutta la vita come obiettivo, non nasceva solamente dall'osservanza dei principi cristiani, che comunque hanno rappresentato sempre la sua rotta, ma era frutto di una costruzione meticolosa, paziente, spesso faticosa, che non si limitava a tentare di risolvere i conflitti, ma puntava essenzialmente a sradicarne le cause più profonde.
Non è stato facile, per i curatori dell'opera sul pensiero e l'azione di La Pira, scegliere, avventurarsi su sentieri impervi e misurarsi con la statura culturale e politica di un uomo che fu capace di dialogare con i potenti di tutto il mondo, pur non ricoprendo incarichi rilevanti a livello nazionale e internazionale. Scrutare il segno dei tempi, ricalcando la traccia profetica biblica, fu l'esercizio intellettuale che portò il sindaco di Firenze a tentare di saldare il passato al presente vedendo con chiarezza il cammino da seguire. Unità nella diversità, era il suo obiettivo soprattutto nelle martoriate terre sante del Medioriente e del Mediterraneo.
La "grazia unificante", chiamava e invocava come via per la pacificazione, laddove c'era conflitto. Non ricorreva La Pira a giri di parole per dire le cose con grande chiarezza, come nel caso della guerra del Vietnam: "Questo prolungarsi dell'atroce, inutile ed antistorica guerra del Vietnam, appartiene davvero alla paurosa catena delle cose senza senso". Scriveva a capi di Stato, leader religiosi, uomini del potere finanziario ed economico.
Su tutto, La Pira, mantenne lo sguardo sempre attento, osservando, scrutando, segnalando le novità positive, ma anche gli inciampi, gli errori e i passi falsi. Il volume, il V, dedicato alla costruzione della pace, comprende i testi editi da Giorgio La Pira durante tutta la sua vita, con riferimento ai temi toccati in ambito di riflessione teologica cristiana e nell'impegno sociale e politico per i poveri, come sindaco di Firenze e operatore internazionale di pace.
Sul tema della pace riflette in questo momento particolare e delicato della situazione internazionale un altro studioso di storia del cristianesimo come Andrea Riccardi, leader cattolico impegnato da decenni come mediatore in diversi conflitti, soprattutto in Africa. E' appena stato pubblicato il suo volume "Il grido della pace" (San Paolo, pagine 240, euro 18), con cui riflette sulla necessità di creare un movimento culturale, spirituale e sociale che metta la pace al centro dell'interesse e della politica.
Come La Pira, Riccardi non si limita alla riflessione, ma cerca pragmaticamente la via concreta per il raggiungimento della pace, convinto com'è: "Che non c'è via per la pace, la pace è la via". Si può divenire artigiani di pace, si chiede lo storico romano? Dipende da ciascuno di noi, dice: "La pace è il grido di milioni di uomini e donne, spesso soffocato dai rumori delle armi". Cita La Pira, nel suo libro Riccardi, e proprio nelle parole del sindaco santo intravede la speranza: "Nel profondo della storia c'è un movimento unitivo a cui è difficile sfuggire, nonostante le resistenze della politica".
Come La Pira, il fondatore di Sant'Egidio intravede nel Cristianesimo la soluzione per la pace, certo che c'è una dimensione comunitaria da coltivare e far crescere, da conservare, ma anche qualcosa da reinventare. Riccardi, si richiama a un'aspirazione cui fa spesso riferimento nei suoi scritti monsignor Vincenzo Paglia: "La globalizzazione ci ha riavvicinati in un unico noi: una sola umanità". Vede, Riccardi, per un futuro più umano, due salde garanzie: l'Europa e la Chiesa.
Soprattutto di fronte alla guerra la Chiesa del Novecento ha maturato la coscienza di dovere al mondo una profezia di pace, sostiene Riccardi, ricordando che la guerra in Ucraina, e tanti altri conflitti nel mondo, significano distruzione, morte e caos, e scatenano le forze peggiori. E ricorda Anna Frank che, nascosta ad Amsterdam, scriveva: "C'è negli uomini un impulso alla distruzione, alla strage, all'assassinio, alla furia, e fino a quando tutta l'umanità, senza eccezioni, non avrà subito una metamorfosi, la guerra imperverserà...".
Il mondo ha bisogno di riprendere a parlare e incontrarsi, non solo scontrarsi, o ignorarsi. Ricorda l'autore, una mistica iraniana curda, Malek, una donna straordinaria morta nel 1993, che scriveva in una poesia: "Un pesante fardello non si solleva né si porta da soli./Molti devono unirsi per distribuire il peso e dividerlo". Coltivare visioni, è la via, dice in conclusione Riccardi: "La visione è una spinta alla libertà; è riprendere a vivere la storia; è andare oltre i muri, verso la terra dell'impossibile".
 

[ Mimmo Nunnari ]