Comunità di Sant'Egidio
"Per Sant'Egidio i migranti non sono una cifra, un problema da sbrigare o un'immagine al telegiornale, ma una parte di umanità. I Corridoi Umanitari liberano i governi europei dalla psicosi dell'invasione e li aiutano a farsi carico delle sofferenze dei migranti, impegnandoli in protocolli d'intesa per consentire ai rifugiati di arrivare nel nostro Paese in sicurezza. Sicurezza è la parola chiave e la società civile l'attore principale, coinvolto in prima persona in un'accoglienza larga e diffusa" .
Così Alberto De Sanctis, docente di Unige, ha descritto il progetto lanciato dalla Comunità di Sant'Egidio nel 2015 per consentire l'ingresso legale in Europa a persone vulnerabili, in fuga da guerre, persecuzioni e fame, evitando i viaggi della morte via terra o via mare. Da questa esperienza è nato il libro "Corridoi umanitari. Una risposta a una crisi planetaria" di Roberto Morozzo della Rocca, ordinario di Storia contemporanea all'Università di Roma Tre, che è stato presentato giovedì 26 ottobre a Genova, nella sala Quadrivium.
Il volume di Morozzo della Rocca, nel descrivere minuziosamente le vicende dei Corridoi Umanitari a partire dalla loro nascita, traccia anche la storia dei primi due decenni del XXI secolo, individuando nel fenomeno migratorio un vero e proprio segno dei tempi, di fronte a cui non è possibile chiudere gli occhi. "In Italia - ha detto Andrea Castanini, vicedirettore de Il Secolo XIX - si alzano muri fatti di odio e parole ostili, ma la realtà è che abbiamo bisogno dei migranti. Non possiamo negare a chi sogna un futuro migliore il diritto alla felicità che tutti meritiamo. Il perseguimento della felicità degli altri è la strada per soddisfare i nostri bisogni".
Le migrazioni, spesso descritte come un fenomeno emergenziale, si rivelano così un'occasione e una risorsa per un Paese che invecchia e necessita di nuovi lavoratori per la sua economia. Una realtà confermata anche da Enrico Ivaldi, docente di statistica sociale all'Università IULM, che nel suo intervento ha definito "notevoli" i risultati raggiunti dai Corridoi Umanitari, che dal febbraio 2016 hanno consentito a 6470 persone di arrivare in sicurezza in Europa.
"Tutto questo è possibile - ha detto Roberto Morozzo della Rocca - perchè esiste una collaborazione tra le istituzioni e la società civile. L'accoglienza di queste persone vulnerabili, spesso donne e bambini, non è a carico dello Stato, ma di associazioni, parrocchie e famiglie. In quest'ultime chi accoglie vive come una seconda genitorialità e la comunità rinasce attorno ai più fragili. Ma l'iniziativa individuale non basta, - ha aggiunto - occorre una programmazione più strutturata per governare questo fenomeno. Gli Stati possono fare molto".
Così Alberto De Sanctis, docente di Unige, ha descritto il progetto lanciato dalla Comunità di Sant'Egidio nel 2015 per consentire l'ingresso legale in Europa a persone vulnerabili, in fuga da guerre, persecuzioni e fame, evitando i viaggi della morte via terra o via mare. Da questa esperienza è nato il libro "Corridoi umanitari. Una risposta a una crisi planetaria" di Roberto Morozzo della Rocca, ordinario di Storia contemporanea all'Università di Roma Tre, che è stato presentato giovedì 26 ottobre a Genova, nella sala Quadrivium.
Il volume di Morozzo della Rocca, nel descrivere minuziosamente le vicende dei Corridoi Umanitari a partire dalla loro nascita, traccia anche la storia dei primi due decenni del XXI secolo, individuando nel fenomeno migratorio un vero e proprio segno dei tempi, di fronte a cui non è possibile chiudere gli occhi. "In Italia - ha detto Andrea Castanini, vicedirettore de Il Secolo XIX - si alzano muri fatti di odio e parole ostili, ma la realtà è che abbiamo bisogno dei migranti. Non possiamo negare a chi sogna un futuro migliore il diritto alla felicità che tutti meritiamo. Il perseguimento della felicità degli altri è la strada per soddisfare i nostri bisogni".
Le migrazioni, spesso descritte come un fenomeno emergenziale, si rivelano così un'occasione e una risorsa per un Paese che invecchia e necessita di nuovi lavoratori per la sua economia. Una realtà confermata anche da Enrico Ivaldi, docente di statistica sociale all'Università IULM, che nel suo intervento ha definito "notevoli" i risultati raggiunti dai Corridoi Umanitari, che dal febbraio 2016 hanno consentito a 6470 persone di arrivare in sicurezza in Europa.
"Tutto questo è possibile - ha detto Roberto Morozzo della Rocca - perchè esiste una collaborazione tra le istituzioni e la società civile. L'accoglienza di queste persone vulnerabili, spesso donne e bambini, non è a carico dello Stato, ma di associazioni, parrocchie e famiglie. In quest'ultime chi accoglie vive come una seconda genitorialità e la comunità rinasce attorno ai più fragili. Ma l'iniziativa individuale non basta, - ha aggiunto - occorre una programmazione più strutturata per governare questo fenomeno. Gli Stati possono fare molto".
[ Giacomo Mosca ]