Migranti, specie bambini

36 milioni di fanciulli vittime della povertà e delle guerre
Le migrazioni hanno sempre di più il volto dei bambini. Ce lo dicono i dati di UNICEF, secondo cui il numero di minori migranti è cresciuto di quasi il 50% dagli anni Novanta al 2020, passando da 24 milioni a 36 milioni. Secondo Save the Children i minori costituiscono circa un terzo di tutti i rifugiati e migranti che arrivano in Europa. Sono bambini e adolescenti che fuggono dal loro Paese, con o senza genitori, e che raggiungono il nostro continente attraverso le pericolose rotte migratorie dei Balcani e del Mediterraneo centrale.
Li ricordiamo in occasione della Giornata Internazionale dell'Infanzia e dell'Adolescenza, che si è celebrata il 20 novembre. In questo giorno nel 1959 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, nel cui preambolo è affermato che "l'umanità ha il dovere di dare al fanciullo il meglio di se stessa".
Tra le principali cause che spingono oggi i bambini a migrare l'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (0IM) elenca le persecuzioni, la guerra e la violenza nei Paesi di origine, il ricongiungimento con i famigliari all'estero e la ricerca di migliori opportunità economiche e educative. Un elemento caratterizzante è l'estrema vulnerabilità di chi fugge, esposto più degli adulti al rischio di subire violenze, sfruttamento o di cadere vittima della tratta durante il viaggio.
I maggiori Paesi di origine sono oggi l'Afghanistan - che dopo il ritiro americano e la presa del potere da parte dei talebani vive una crisi umanitaria senza precedenti - e la Siria, che dal 2011 è sprofondata in un conflitto che non trova fine. La triste storia di questo Paese è la dimostrazione, come ha detto Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, che "le guerre del nostro tempo globale si eternizzano". Tanti migranti vengono poi dal Pakistan, dal Bangladesh e da molti Stati africani, dove alle difficoltà legate alla povertà e alla fragilità statale si sommano le drammatiche conseguenze del cambiamento climatico e del proliferare di gruppi armati e terroristici.
Trattiamo oggi un fenomeno, quello delle migrazioni dei bambini e degli adolescenti, non sconosciuto all'opinione pubblica italiana e europea, che negli anni si è dovuta confrontare con le immagini e le testimonianze terribili di chi, partito dal suo Paese nella speranza di un futuro migliore, non ce l'ha fatta. Torna alla mente la storia di Yaguine e Fodè, due bambini ritrovati morti assiderati, il 29 luglio 1999, nascosti nel carrello di un aereo che, partito da Conakry, capitale della Guinea, atterrò a Bruxelles. Con loro avevano una lettera, scritta in francese, rivolta ai responsabili dell'Europa, che venne pubblicata dai media di tutto il mondo e in cui scrivevano: "Siate il nostro sostegno e il nostro aiuto, siatelo per noi in Africa, voi ai quali bisogna chiedere soccorso. Noi vogliamo studiare, e noi vi chiediamo di aiutarci a studiare per essere come voi in Africa".
In tempi più recenti ricordiamo il ritratto del piccolo migrante senza nome, annegato nel Mediterraneo nel 2015. Il ragazzo aveva 14 anni, veniva dal Mali e, quando è stato trovato, aveva cucita nella giacca la sua pagella. Nell'agosto di quest'anno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ammesso di aver appeso quel ritratto nel suo studio al Quirinale e in quell'occasione ha detto: "Questo disegno mi rammenta che, dietro numeri e percentuali delle migrazioni, che spesso elenchiamo, vi sono innumerevoli, singole, persone, con la storia di ciascuno, i loro progetti, i loro sogni, il loro futuro". E ha aggiunto: "È necessario rendersi conto che soltanto ingressi regolari, sostenibili, ma in numero adeguatamente ampio, sono lo strumento per stroncare il crudele traffico di esseri umani". 
 

[ Giacomo Mosca ]