«La pace è bella»

«La pace è bella»

L'incontro con Francesco "Impariamo dai bambini e dalle bambine". «I bambini sono un segno che arriva dritto al cuore di tutti noi adulti, sono la voce dell'innocenza che ci interroga»
Grande festa e il grido spontaneo dei più piccoli rivolto a chi ha in mano le sorti del nostro pianeta
L'incontro di Francesco con più di settemila bambini nell'Aula Paolo VI è stata una grande festa, non solo per i piccoli che vi hanno partecipato, ma anche per una pressante domanda rivolta agli adulti, che riguarda il destino del mondo. Quasi un grido spontaneo di pace salito da quell'assemblea che interroga nel profondo chi ha in mano le sorti del pianeta. Le guerre, l'ambiente, il lavoro: sono questi i temi che hanno dominato la giornata del 6 novembre in Vaticano: «Pensiamo ai bambini che stanno soffrendo per i disastri climatici, la fame, le guerre, la povertà», ha insistito il Papa, con il pensiero al terribile conflitto in corso in Medio Oriente e a quello che continua, ormai da oltre un anno e mezzo, in Ucraina. Tanti, troppi bambini uccisi in queste come in altre guerre dimenticate o eternizzate, come in Siria.
L'evento del Vaticano, che aveva come titolo: Impariamo dai bambini e dalle bambine, è stato un grande messaggio corale al mondo, pronunciato a voce forte dai più piccoli.
È vero che bisogna imparare dai bambini. E non è una frase di circostanza, ma di forte contenuto. Ne è convinto papa Francesco, che si è rivolto a tutti usando parole che riguardano da vicino proprio le responsabilità dei più grandi: «I bambini sono un segno che arriva dritto al cuore di tutti noi adulti, sono la voce dell'innocenza che ci interroga e ci fa pensare; che ci costringe a chiederci: cosa stiamo facendo del nostro mondo, del nostro pianeta, della nostra società? Quale futuro gli stiamo preparando?». Francesco si è anche sottoposto ad alcune domande dei più piccoli, originari di diversi continenti.
Rania, di origine palestinese, gli ha chiesto, con grande preoccupazione: «Se comincerà la Terza guerra mondiale, la pace non tornerà più?» «La guerra», gli ha risposto il Papa, «purtroppo è già scoppiata, è scoppiata in tutto il mondo. Non solo in Palestina: è scoppiata nel Sud dell'Africa, è scoppiata nel Congo, è scoppiata nel Myanmar, è scoppiata in tutto il mondo. Noi stiamo vivendo una guerra brutta e la guerra ci toglie la pace e ci toglie la vita. La pace è bella». Con tutta l'assemblea, che ha ripetuto ad alta voce: «La pace è bella».
Isidora invece, che viene dal Brasile, ha posto all'attenzione di tutti il tema dell'ambiente: «Ciao, papa Francesco, pensi che noi bambini possiamo salvare la Terra?» E lui, in risposta: «Sì, perché voi siete semplici e voi capite che distruggere la Terra è distruggere noi. Diciamolo tutti insieme, lentamente, senza gridare: "Distruggere la Terra è distruggere noi"». È vero, i bambini "capiscono", come dice il Papa, e in certi casi molto più degli adulti.
Lo abbiamo sperimentato anche nelle Scuole della pace della Comunità di Sant'Egidio. C'erano anche loro nella speciale udienza in Vaticano: oltre 700 bambini venuti dalla periferia romana e da altre città, componendo una vera e propria delegazione internazionale: sono infatti di nazionalità diverse, originari di tante parti del mondo. Figli di immigrati giunti nel nostro Paese per lavorare e avere un futuro migliore. Ma anche bambini profughi fuggiti dalle guerre che imperversano nel nostro pianeta. Giunti in Italia con i corridoi umanitari, sono stati inseriti nelle Scuole della pace che esistono sin dall'inizio della nostra Comunità.
Abbiamo cominciato con i figli delle famiglie emigrate a Roma dal Sud dell'Italia, che vivevano nelle baracche sotto ponte Marconi mentre oggi, insieme agli italiani, sono tanti i figli degli immigrati dal Sud del mondo a frequentarle. Si tratta di centri pomeridiani gratuiti in cui Sant'Egidio offre a migliaia di bambini e ragazzi sostegno scolastico, attività didattiche e di socializzazione, ma soprattutto amicizia, primo passo per l'integrazione e per imparare a vivere insieme. I bambini delle Scuole della pace avevano portato in Vaticano la mostra Facciamo pace?! La voce dei bambini sulla guerra, che tappezzava i corridoi dell'Aula Paolo VI con scritte, disegni, riflessioni, messaggi che contengono un "no" alla guerra molto esplicito.
Molti tra i piccoli autori l'hanno sperimentata da vicino, loro malgrado, in Ucraina, in Siria, in Afghanistan, nella Repubblica democratica del Congo, in Burkina Faso, nel Nord del Mozambico, solo per citare alcuni dei Paesi di provenienza. Parlano delle guerre di oggi, che occupano le pagine dei giornali, ma anche delle guerre incancrenite di cui tutti sembrano essersi dimenticati, guerre eterne che proseguono per anni e che generano milioni di profughi. Attraverso la mostra hanno potuto far sentire la loro voce. Ma hanno potuto esprimersi anche attraverso le domande preparate prima dell`incontro. Domande sulla famiglia, sulla vita, sul mondo, sul dolore, sulla sofferenza, sulla morte, ma anche sulla felicità, sulla gioia di essere con gli altri: soprattutto domande da cui traspare la limpida consapevolezza che solo l'essere accolti e amati rende la vita felice e degna di essere vissuta.
«Perché», rivolti a Francesco, «non fai in modo che gli altri siano sempre buoni?»; «Come possiamo fare a fermare chi si odia prima che fa la guerra? E perché ne cominciano sempre di nuove?»; «Perché i grandi uccidono?». E ancora: «Come possiamo salvare la Terra?»; «Come possiamo essere tutti felici?». Arianna, 10 anni, ha detto: «Io gli vorrei dire che deve parlare con gli adulti e deve far finire tutte queste guerre». Domande le più diverse, ma con una profondità che gli adulti non possono più ignorare e che, davvero, nella situazione in cui versa il mondo, vanno prese sul serio. 

[ Marco Impagliazzo ]