I giovani di Sant'Egidio: «Serve una struttura per la prima accoglienza»

Confronto promosso all'Università alla presenza del vescovo Trevisi «Difficile farsi carico di altri posti, i trasferimenti devono funzionare»
La partecipazione è stata tale che si sono aperte le porte dell'Aula magnaParisini: « Serve un sito in cui garantire la dignità umana e un monitoraggio»
La questione Silos - e più in generale quella dei migranti a Trieste - ha animato, ieri pomeriggio, un affollato dibattito all'ateneo. L'incontro, dal titolo "A noi importa", è stato organizzato dal gruppo di universitari della Comunità di Sant'Egidio, in collaborazione con il Consiglio degli studenti. Era presente anche il vescovo Enrico Trevisi. Vista la partecipazione, i ragazzi si sono spostati dall'aula M dell'edificio centrale, dove l'evento era organizzato, a quella più ampia dell'Aula magna.
«Abbiamo voluto sensibilizzare i giovani sulle condizioni in cui vivono altri giovani migranti», spiega Meriem Bozrati, studentessa e volontaria della Comunità. «Alcuni vivono al Silos, altri a Campo Sacro. Ragazzi che incontriamo attraverso i servizi che svolgiamo con la Comunità di Sant'Egidio. All'incontro abbiamo raccontato le nostre esperienze, tra cui ad esempio la scuola di italiano che organizziamo a Campo Sacro. E' stato bello vedere come tanti studenti abbiano voluto partecipare per informarsi. Noi, per quanto riguarda il Silos, riteniamo che i migranti siano abbandonati a loro stessi e al freddo. Quella non può essere "la casa" che accoglie i ragazzi. In quel posto è come se non esistessero nemmeno, ogni forma di umanità non esiste. Sarebbe importante aprire un centro di prima accoglienza o comunque un luogo dove i ragazzi possano essere accolti dopo il lungo viaggio».
Anche il presidente della Comunità a Trieste, Paolo Parisini, insiste per trovare una struttura adatta. «Il Silos è un luogo indescrivibile sotto il profilo sanitario ed è diventato anche un ricettacolo di microcriminalità, di cui spesso fanno le spese gli stessi migranti più fragili che vengono anche derubati. Abbiamo più volte sollecitato le istituzioni - rileva Parisini - e ora anche il vescovo si è pronunciato ed è andato personalmente al Silos. Ciò che ci preoccupa, più che la cancellazione di quella struttura, è la collocazione delle persone che ci vivono. Ci aspettiamo una soluzione concreta per la prima accoglienza. Ritengo che sia quindi assolutamente necessaria una nuova struttura. Perché l`arrivo dei migranti che transitano va fronteggiato subito: le persone non si possono lasciare in un angolo della città fintanto che per loro non si apre una possibilità nel sistema dell'accoglienza diffusa, che tutti auspichiamo. C'è infatti una zona grigia che si sta ampliando - afferma - cioè un tempo sospeso, talvolta lungo, in cui le persone sono prive di un posto. Questo a causa delle difficoltà logistiche o della mancanza di posti. Ovviamente deve funzionare il sistema dei trasferimenti. Ma i migranti arrivano quotidianamente: talvolta dieci, venti, altre volte cinquanta o cento persone. Quindi serve un luogo per l'accoglienza di base: cioè che il Silos sia sostituito da un posto in cui siano garantiti dignità e un monitoraggio, perché - conclude il presidente della Comunità di Sant'Egidio - quel grande capannone è terra di nessuno».
Il vescovo è rimasto colpito dalla presenza dei giovani in gran numero, ieri, all'incontro all'università. «Bello davvero vedere tanti ragazzi che si interessano - ha osservato Trevisi - è stato molto intenso sentirli parlare. Questo va sottolineato. Io, come ho detto durante il dibattito, ritengo che la vita non debba essere una lotteria per cui in base alla fortuna una persona nasce in un posto del mondo piuttosto che in un altro. L'assunzione di responsabilità che ci compete, in base alle situazioni che incontriamo, ci fa uomini e donne». Per quanto riguarda la possibilità di creare una nuova struttura, il vescovo fa notare che la Diocesi non può farsene carico, avendo aperto anche di recente realtà adibite all'accoglienza. «Abbiamo già diverse strutture che stiamo gestendo e abbiamo appena messo a disposizione un ulteriore spazio per un dormitorio dedicato ai transitanti», ricorda lo stesso Trevisi. «La città sta ospitando già centinaia e centinaia di persone. C'è bisogno che i trasferimenti funzionino, perché anche aprendo altre strutture il problema poi si ripropone». 
 
 

 


[ G.S. ]