Riccardi: pensare alla pace per il mondo globale

Lo storico, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, nella parrocchia di Sant'Ippolito, ha parlato anche della guerra in Ucraina e in Medio Oriente
La pace quale frutto di preghiera, cultura e azione, non «un concetto astratto». A partire da questa prospettiva pragmatica, «perché non si può rinunciare ad agire per la pace», Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant'Egidio, ha affrontato il tema della guerra nella sua lectio magistralis
"L'uomo è capace solo di vivere di conflitti?". Prendendo parte martedì al ciclo di incontri "Di cosa sei capace, o uomo?" organizzato dalla parrocchia di Sant'Ippolito al cinema Delle Provincie, introdotto dal saluto del parroco monsignor Manlio Asta, lo storico ha messo in luce che «parlare di pace vuol dire parlare di storie di popoli». Il presupposto è l'idea che «tutto si comunica e si tiene insieme» e che, dunque, «bisogna pensare alla pace per il mondo globale», dove «le guerre non finiscono ma si eternizzano» perché «c'è stata una svolta nella concezione della guerra che oggi è ormai "riabilitata" come strumento per i risolvere i conflitti».
Partendo da qui, Riccardi ha poi guardato ad alcune situazioni particolari. Dalla guerra in Ucraina, «entrata prepotente due anni fa in Europa, turbando un equilibrio a causa dell'aggressione russa», al più recente «attacco violento e disumano di Hamas», che porta a porsi «la domanda se il popolo palestinese di Gaza non sia prigioniero del terrorismo». L'autore de "Il grido della pace", edito dalla San Paolo, ha poi considerato come «Israele sia una sicurezza per l'ebraismo internazionale. Questa sicurezza è saltata» lo scorso 7 ottobre con l`intensificarsi del conflitto israelo-palestinese, in merito al quale Riccardi ha ripreso anche le parole del presidente americano Biden per dire che «il terrorismo si combatte con la politica e non con la guerra». 
 

[ Mic.Alt. ]