Lo studio garantito a tutti

Lo studio garantito a tutti

In questi tempi un po' cupi, travolti da tante notizie di guerre, nell'attesa della buona novella del Natale, vorrei raccontare una storia diversa. Una storia che lascia sperare.
Qualche giorno fa, nel Centro congressi della Federico II si è tenuta la manifestazione che ha annunciato la scelta della Gesac, gestore del sistema aeroportuale campano, di finanziare borse di studio per giovani universitari migranti e rifugiati. In collaborazione con l'Ateneo federiciano e la Comunità di Sant'Egidio, vengono messe a disposizione significative risorse per fare in modo che il diritto all'istruzione sia davvero garantito a tutti. Si tratta di un'azione che si riallaccia ad analoghe iniziative realizzate fino a oggi, sebbene in misura inferiore per importo e per numero degli studenti coinvolti, comunque di assoluto valore perché grazie al sostegno e al tutoraggio assicurati da diverse associazioni e fondazioni, vari ragazzi migranti hanno potuto conseguire la laurea con ottimi risultati. Ci si potrebbe fermare a ritenere che sia un atto volto a offrire opportunità ai destinatari delle borse; una considerazione senz'altro pertinente. 
Per chi conosce un giovane migrante sa bene che la spinta a intraprendere un viaggio lungo e rischioso scaturisce anche dalla determinazione a studiare, un'occasione che nei luoghi di provenienza è perentoriamente negata. Lo ha spiegato bene Omar Marong, al secondo anno del corso di laurea magistrale in «International Relations», quando durante il suo intervento ha osservato che per realizzare il sogno di studiare «dovevo venire in Europa». Sono sicuro che in quel momento Omar ha interpretato il pensiero dei tanti giovani migranti e rifugiati che hanno affollato l'aula magna del centro congressi.
Questa, però, è solo una parte della verità. Sempre nei giorni scorsi purtroppo ho salutato un ragazzo peruviano giunto mesi fa a Napoli con lo slancio di iscriversi all'università, ma constatata l'impossibilità di accedervi, ha deciso mestamente di fare ritorno nel suo Paese. Credo che sia stata una perdita per l'Italia. Infatti, al di là dell'andare incontro ai desideri dei giovani migranti, quanto annunciato dalla Gesac fa un gran bene al nostro Paese.
Lo ha spiegato Hafiza Mahdiyar, la ragazza rifugiata afghana intervenuta nella manifestazione al centro congressi: «Essere aiutati nello studio ci consente di riprendere i nostri progetti di vita e di metterci al servizio dell'Italia nel migliore dei modi, un Paese che amo profondamente perché mi ha accolto quando ormai pensavo che tutto era perduto».
Qui si viene a un aspetto decisivo delle politiche di accoglienza e integrazione che non sono soltanto il dispensare aiuti senza che si riceva nulla in cambio. Fino a oggi gli italiani hanno potuto apprezzare il lavoro, quasi esclusivamente di manovalanza, dei migranti. Non si è considerato invece il contributo di vasto arricchimento culturale che possono arrecare, se si danno loro delle opportunità. Eppure i paesi più sviluppati del mondo, si pensi agli Stati Uniti, hanno tratto indubbio giovamento dall'accesso di giovani stranieri alle professioni intellettuali e al mondo della ricerca scientifica.
Ora penso sia venuto il momento anche per l'Italia di dare diffusamente la possibilità a chi giunge dalle regioni più povere del mondo, di esprimere al meglio le proprie potenzialità e genialità. Sono certo che per l'Italia i vantaggi possono essere notevoli: perché i migranti, non lo si sottolinea mai abbastanza, sono animati, pur nella precarietà della propria condizione, da grande altruismo. Un comportamento da cui noi italiani, che vediamo la nostra società logorata dalla solitudine e dalla diffidenza, possiamo imparare tantissimo.
 

[ Francesco Dandolo ]