È il momento di aiutare gli altri

È il momento di aiutare gli altri

Tutti possiamo donare tempo e attenzione a chi non ha nulla. Specie in questi giorni di festa
Gentile Senatrice Segre, le scrivo per condividere con lei una certa amarezza che sempre mi coglie nel periodo delle Feste: di fronte allo sfarzo di certe celebrazioni, mi chiedo se davvero sia compatibile con la povertà e il disagio sociale che chiunque, camminando nella propria città, non può che notare. Davvero ci siamo rassegnati a convivere con le disuguaglianze? Lettera firmata
Cara lettrice, il suo disagio non può che essere condivisibile, oltre che fondato. Viviamo in una società sempre più divisa tra i pochi che hanno molto e i tanti che non hanno quasi nulla. Un dato su tutti: secondo l'ultimo rapporto Istat, sono 5,7 milioni gli italiani in condizioni di povertà assoluta. Cioè un nostro connazionale su dieci.
Nel suo recente discorso alle alte cariche dello Stato, il presidente Sergio Mattarella ha parlato, ancora una volta, con chiarezza di «gigantesche ricchezze appannaggio di pochi a fronte del disagio di tanti, con una distanza mai prima registrata né in Italia né altrove». Tutto questo impone una più ampia riflessione sui fondamenti stessi della nostra società, ma suona anche come una chiamata all'impegno per ciascuno di noi. Voglio quindi approfittare della sua lettera per sollecitare chi ci legge a chiedersi se davvero si possa continuare a non sentirsi chiamati in causa.
La povertà e il disagio sociale sono problemi enormi che non possono certo essere risolti dai singoli cittadini. Questo però non significa che nel nostro piccolo non possiamo fare nulla. La beneficenza, per esempio. Ma anche il volontariato, magari approfittando proprio di queste festività per dedicare agli altri un po' del tempo lasciato libero dal lavoro. Sono tante le associazioni, a cominciare da Caritas (caritas. it) che organizzano attività per rendere meno freddi e solitari i giorni di festa anche per poveri, anziani, malati e senzatetto.
Nelle varie città (da nord a sud) in cui è presente, la comunità di Sant`Egidio, cui mi lega profonda amicizia, porta cibi e bevande caldi, coperte e generi di conforto a chi vive per la strada; attraverso il loro sito (santegidio.org), è possibile mettersi a disposizione per contribuire a questa distribuzione.
A Bologna ci sono quattro Cucine popolari (cucinepopolari.org) con cui si può collaborare tutto l'anno, proprio come con la comunità di San Benedetto al Porto fondata da Don Gallo a Genova (sanbenedetto.org); ma sono tante le città in cui le associazioni consentono di dare una mano, in modo strutturato o sporadico, donando tempo ma soprattutto attenzione a chi è inciampato in uno dei tanti ostacoli della vita. E non c'è davvero ragione per non farlo: ognuno di noi è la copia dell'altro, e non c'è distanza sociale, economica, culturale che giustifichi l'indifferenza per chi è stato lasciato indietro dalla fortuna. 
 
 

 


[ Liliana Segre ]