«Migranti, clima ostile. Serve un'accoglienza strutturale»

«Migranti, clima ostile. Serve un'accoglienza strutturale»

In Cattedrale
La diocesi, con la Comunità di Sant'Egidio, ha inviato in Ucraina un container di generi alimentari del valore di 50 mila euro
Canti e letture, balli tradizionali e doni legati alle proprie radici. Folklore e condivisione. In un Duomo gremito delle tante delegazioni straniere presenti, ieri mattina la messa dei popoli ha messo al centro il valore dell'accoglienza davanti all'orrore delle guerre e al peso delle ingiustizie, come ha sottolineato il vescovo Giuliano Brugnotto durante l'omelia. Un'atmosfera di festa che non si respirava da prima della pandemia per l'appuntamento che si è svolto come ogni anno nel giorno dell'Epifania.
Con la consapevolezza che la strada da compiere è ancora lunga, come ha evidenziato a margine della cerimonia Sergio Durigon, responsabile dell'Ufficio diocesano per la pastorale dei migranti che ha promosso la messa, secondo il quale «Vicenza per molti è un territorio ostile». La funzione, concelebrata dai vicari episcopali e dai cappellani dei 16 Centri pastorali per migranti di fede cattolica, si è trasformata in un crocevia di lingue e culture. Presenti numerosi rappresentanti delle comunità cattoliche straniere: filippini, ghanesi, nigeriani, romeni, srilankesi, latinoamericani, ucraini e africani francofoni che hanno animato la messa con musica e danze.
Del resto, l'Epifania ricorda l'incontro dei Magi con il bambino Gesù, segno della manifestazione divina a tutti i popoli del mondo. Popoli che in alcuni casi si trovano a vivere l'abisso delle guerre; ne sanno qualcosa i 26 giovani ucraini dai 16 ai 26 anni che la diocesi ha accolto per le festività e che il vescovo ieri mattina ha voluto sedessero nel presbiterio. Proprio il capo della diocesi durante l'omelia ha toccato il tema dei conflitti: «La sera del primo gennaio, al termine del cammino di pace - ha raccontato -, un bambino mi ha posto una domanda: "Perché ci sono le guerre?". Vi possono essere tanti motivi legati a circostanze locali. Ma se apriamo lo sguardo a tutti i popoli, come ci sollecita spesso papa Francesco, la risposta va individuata nell'iniqua distribuzione dei beni che non garantisce a tutte le persone il diritto di non migrare. Si dovrebbe essere liberi di scegliere se migrare o restare, garantendo a tutti il diritto di una vita dignitosa. E come ha sottolineato papa Francesco: "Il compito principale spetta ai Paesi di origine e ai loro governanti, chiamati ad esercitare una buona politica, trasparente, onesta, lungimirante e al servizio di tutti, specialmente dei più vulnerabili". Questi governanti "però devono essere messi in condizione di fare questo, senza trovarsi depredati delle proprie risorse naturali e umane e senza ingerenze esterne che favoriscono gli interessi di pochi"».
Mons. Brugnotto, interpellato sul tema al termine della messa, ha anche posto l'accento sulla necessità di un'accoglienza «strutturale, ordinata. Ci auguriamo che ci siano norme che vadano in questa direzione, vorremo che non ci fossero più morti innocenti nel Mediterraneo, la luce dell`Epifania ci induce a volgere lo sguardo in una direzione nuova». Verso un'integrazione più completa, come suggerisce padre Durigon: «L'integrazione è un processo lento e progressivo. Deve passare innanzitutto attraverso il lavoro e la casa. Noi operiamo senza sosta con tanti enti per questo obiettivo. Vicenza per molti è una provincia ostile a causa di tanti pregiudizi che ancora esistono. Mi auguro che i migranti possano essere visti non come persone che vengono per portare via, ma come un contributo alla società». 
Intanto, con la Comunità di sant'Egidio, la diocesi ha inviato in Ucraina un container di generi alimentari per un valore di 50 mila euro.
 
 
 

[ Laura Pilastro ]