Morire per il freddo. Ogni inverno è una strage degli invisibili

Morire per il freddo. Ogni inverno è una strage degli invisibili

A Padova e in Italia si continua a morire per il freddo, per le dure condizioni della vita in strada e per l'isolamento.
A Padova e in Italia si continua a morire per il freddo, per le dure condizioni della vita in strada e per l'isolamento. Purtroppo è una "strage degli invisibili" che si ripete ogni inverno. In città, a distanza di poche settimane, sono morte quattro persone senza dimora. È una notizia che desta grande tristezza e preoccupazione. Tristezza per lo stato di solitudine e abbandono in cui tanti ancora si trovano. Preoccupazione perché, nonostante siano cresciute in questi anni le iniziative a favore di chi non ha casa, sentiamo che tanto c'è ancora da fare: ogni nuovo nome che si aggiunge alle morti in strada è una ferita che chiede un cambiamento, anche di mentalità.
L'inverno non è una calamità improvvisa e innaturale, anche se può arrivare in ritardo. La morte di tre persone, trovate in giacigli di fortuna in un luogo abbandonato, richiama certo le istituzioni a potenziare il piano di accoglienza invernale ma interroga anche ogni cittadino a non voltarsi da un'altra parte e spinge ad un maggiore senso di responsabilità. Con l'inverno la Comunità di Sant'Egidio, insieme ad altre realtà della società civile, ha intensificato le visite alle persone senza dimora in Veneto, portando coperte, indumenti pesanti, cibo e bevande calde. Sono state aperte, anche da Sant'Egidio, strutture di accoglienza in maniera diffusa sul territorio. Ma in un momento come questo, in cui il freddo si fa sempre più insistente, l'attenzione di ognuno diventa determinante.
Il coinvolgimento della cittadinanza è una delle proposte – su cui bisognerebbe tornare a ragionare – contenute nel rapporto "2020: Vivere senza dimora a Padova", che l'Università aveva redatto per il Tavolo povertà e nuove emarginazioni, istituito per Padova capitale europea del volontariato. È vero, ognuno può fare qualcosa: fermarsi davanti a chi vive per strada, portare una coperta o un bicchiere di tè caldo, capire come aiutarlo, rivolgersi a chi già aiuta, come i servizi sociali del Comune o la rete della solidarietà. Tutto questo è già tantissimo perché contribuisce a salvare una vita. Ma quello che conta è anche aiutare la città tutta a non avere paura dei poveri, a superare visioni stereotipate sugli stranieri e gli "sbandati" e a scoprire quanta vita in più c'è quando ognuno si ferma accanto a un altro. Possono nascere relazioni significative, storie di amicizia.
Dall'ascolto di tante storie di vita in strada a Padova emergono in maniera chiara le risorse, umane e professionali, di cui dispongono le persone senza dimora. La sfida è quella di valorizzarle. L'esperienza della Comunità dimostra che vivere per strada non è una condanna e che, in presenza di un accompagnamento, si possono avviare percorsi per uscire dalla povertà assoluta. Si tratta anche di uno sforzo di creatività, molto concreto, per restituire casa e dignità. Il Natale che abbiamo appena festeggiato è stato un richiamo forte a non escludere nessuno dalla vita della città. Le morti di questo inverno ci mostrano tutta la sua urgenza.

[ Mirko Sossai ]