La misericordia lava più bianco

La misericordia lava più bianco

A Napoli la "Lavanderia di papa Francesco", che permette ai senza tetto di fare il bucato
«Anche questo è un modo per contrastare la povertà e restituire la dignità», dicono i volontari della Sant'Egidio che gestiscono la struttura
«So che ha male a una gamba, ma sono sicuro che il Papa verrebbe volentieri con me in giro per Napoli. Mi piacerebbe portarlo in giro, conosco molto bene la città perché non ci sono posti di Napoli dove io non abbia dormito».
Angoli di strada trasformati in case fatte di cartoni, stracci e tante coperte. Questa era la casa di Antonio. Coperte che ogni settimana si sporcavano ed era costretto a buttare via. Erano il suo tutto. Non solo il suo letto ma anche la sua tovaglia, il suo bagno. Una di quelle coperte però Antonio è riuscito a conservarla e, proprio come se fosse un cimelio prezioso, se ne prende cura. L'ha affidata a un suo caro amico, Ettore, e insieme lavano questa coperta dal colore chiaro ogni settimana.
Lo fanno nell'unico posto dove gli è concesso fare una lavatrice, nella "lavanderia del Papa". Una stanza riservata all'interno della Casa dell'Amicizia che si trova nel retro della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo nel cuore del centro storico, a San Biagio dei Librai. A gestire la casa, dove non sorge solo la lavanderia ma si trovano anche degli ambulatori medici e dei posti letto, sono i volontari di Sant'Egidio che supportati da una rete di associazioni possono ospitare senzatetto e bisognosi per concedere un momento di normalità domestica, come una doccia o semplicemente usare la lavatrice per pulire quegli unici vestiti indossati giorno e notte.
Un gesto per contrastare la povertà che si concretizza attraverso un flacone di detersivo poggiato sulla mensola sopra l'asciugatrice o in un rasoio, piuttosto che uno slip o una canottiera messi a disposizione da una cordata di imprenditori. L'iniziativa, infatti, è proposta da Procter & Gamble, realizzata grazie al coinvolgimento della Comunità di Sant'Egidio e la collaborazione di Haier Europe, ma soprattutto con il sostegno dell'Elemosineria Apostolica del cardinale Krajewski.
«Dormire per strada non è comodo, è un disagio», Antonio si racconta mentre, felice, infila la coperta nell'oblò della lavatrice insieme ad altri indumenti chiari e avvia il programma che prevede anche l'asciugatura. «Nessuno ti vuole nemmeno per farti andare in bagno. Ci sono alcune strutture, ma quando hai bisogno di rimetterti in sesto è veramente difficile trovare la possibilità di lavarsi, figuriamoci dare una ripulita anche ai propri vestiti, nessuno te lo fa fare». Antonio ha 58 anni. Da circa 25, a causa di problemi economici, è finito in strada, ha girato parecchio l'Italia, impiegando anche tre giorni per arrivare da Napoli a Palermo per chiedere ospitalità a Fratel Biagio: «Ogni volta che c'era un controllo sul treno scappavo», racconta. «Ho cambiato tanti posti nella mia vita ma oggi ho trovato non solo una famiglia ma anche ben due case dove potermi riparare dal freddo». Antonio è un ospite della casa di largo Donnaregina ma è nella Casa dell'Amicizia che viene a fare la lavatrice o a chiedere aiuto quando sta male.
«lo i "panni" non li so lavare, per questo senza Ettore mi sentirei perso, è lui che sa farla funzionare, capire quanto e quale detersivo usare o come separare i colori», afferma Antonio quasi a voler prendere in giro il suo amico. A Ettore, che vive anche lui a largo Donnaregina, Antonio ha affidato le sue cose. Come quella coperta chiara che lo ha tenuto al riparo dal freddo per molte notti.
«Napoli affronta ogni giorno la povertà», aveva detto all'inaugurazione il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere apostolico, che conosce bene la città e il buon cuore dei napoletani. «Ma basta camminare nei vicoli per capire che qui siamo nel Vangelo, perché uno pensa all'altro. Non manca mai un panino o un caffè, qui si divide tutto, ma eravamo privi di un posto come questo dove la persona poteva riacquistare l'autonomia e la dignità di potersi presentare anche in un posto di lavoro in maniera decorosa». Sì, perché spesso quei vestiti sporchi portati per mesi senza mai toglierli diventano una barriera capace di respingere il prossimo, privando chi li indossa di tutto. Una povertà dunque non solo economica, ma umana.
Lo ha vissuto sulla sua pelle Massimo che dieci anni fa ha conosciuto Benedetta Ferone, responsabile del servizio ai senza fissa dimora della Comunità di Sant'Egidio di Napoli, dopo tanti anni in strada con un passato anche da tossicodipendente si è approcciato alla "Lavanderia del Papa" come uno dei tanti utenti: «Ma ho voluto fare qualcosa in cambio» racconta - «e adesso lavoro come volontario. Qui mi sono reso conto che da solo non potrei fare niente e che nessuno dovrebbe sentirsi solo, per questo accolgo e aiuto chi ha bisogno delle docce o della lavatrice».
Come Emma e Filippo, una coppia di sposi che vive di lavori saltuari e abita in una piccola casa popolare a nord di Napoli. Ma quella lavatrice, Emma, non è riuscita a permettersela e così fino a poco fa lavava con fatica i panni a mano anche in pieno inverno provocandosi geloni e spaccature sulle mani.
«La "Lavanderia" è la carezza del Papa sulle mani delle persone che in questo tempo così segnato dalla povertà chiedono accoglienza», spiega Antonio Mattone, portavoce della Comunità di Sant'Egidio di Napoli. Intanto il bip della lavatrice avviata da Ettore e Antonio segna la fine del ciclo di asciugatura. Sono trascorse tre ore. La coperta chiara di Antonio è morbida e profuma di fiori, l'acqua e il sapone hanno lavato via tutto quel brutto sporco che aveva assorbito dalla strada. 
 
 

[ Maria Elefante ]