«Nell'amicizia la vittoria»: a Roma la celebrazione per i 56 anni di Comunità Sant'Egidio

«Nell'amicizia la vittoria»: a Roma la celebrazione per i 56 anni di Comunità Sant'Egidio

Presente anche una delegazione di Pavia, assieme a rappresentanti da tutta Europa
Nella basilica romana di San Paolo fuori le mura si è svolta, giovedì 8 febbraio, la celebrazione eucaristica per il cinquantaseiesimo anniversario della Comunità di Sant'Egidio, fondata nel 1968 da Andrea Riccardi assieme ad alcuni compagni di scuola e oggi divenuta un movimento internazionale di laici diffuso in tutto il mondo.
«Un popolo grande, universale, di umili e di poveri, che loda il Signore perché ha, gratuitamente e senza meriti, ricevuto tanta acqua buona. Quella che toglie la sete, anzi fa diventare i nostri cuori stessi una sorgente», ha detto il card. Matteo Zuppi nella sua omelia. Era presente a Roma anche una delegazione della Comunità di Sant'Egidio di Pavia, assieme a rappresentanti provenienti da tutta Europa. Particolarmente significativa la presenza di un nutrito gruppo di fedeli ucraini. Sin da molti anni prima dello scoppio del conflitto Sant'Egidio aveva infatti comunità particolarmente attive a Kiev, Leopoli e in altre città del Paese. Comunità che la guerra non ha disperso ma che, al contrario, hanno aperto nuove sedi e moltiplicato gli aiuti per sostenere i loro concittadini, soprattutto quelli sfollati dalle zone dei combattimenti. «Permettetemi di ringraziare i fratelli dell'Ucraina, ma anche quelli, purtroppo tanti, che in moltissime zone di conflitto armato rappresentano con il loro amore la profezia della pace. Cioè, che non smettono di riamicarsi in un mondo dove c'è la guerra. È da lì che potrà iniziare la pace, inizia la pace», ha scandito il card. Zuppi.
E' stata una celebrazione percorsa da un grande senso di gratitudine per una storia lunga e piena di doni, in cui non si è spento l'entusiasmo degli inizi. "La Comunità" -, ha proseguito il card. Zuppi, - "non si è esaurita in una entusiasmante stagione di sogni, per poi addormentarsi nel grigio del cinismo e della indifferenza", al contrario, "La radicalità dell'inizio è diventata la roccia di un amore fedele, che non abbandona nelle difficoltà, più forte delle delusioni e delle inevitabili fragilità. La radicalità è diventata passione, una passione lontana da quelle tristi e malinconiche, che ha animato la ricerca ostinata del bene. Esigente e umano, possibile a tutti e per tutti".
Di questa passione evange. lica si è fatto interprete il presidente di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, che dopo avere a sua volta ringraziato i presenti - "La vostra presenza è di sostegno, la vostra amicizia ci conforta e ci spinge a essere migliori. "Nell'amicizia, la vittoria" diceva un sapiente cristiano d'Oriente" - ha delineato l'orizzonte presente e futuro della Comunità come "la sfida di essere un popolo che, attraverso la solidarietà, custodisce il seme della pace e coltiva una cultura di pace, un'aria buona non inquinata dalla violenza. Non ci si può ritirare nell'anonimato, guardando indifferenti o spaventati il flusso della storia. La pace è opera nostra e di tanti altri; è orientamento profondo dell'umanità; soprattutto è dono di Dio in risposta alla nostra preghiera e al lamento dei sofferenti".

[ Giorgio Musso ]