Due anni di guerra in Ucraina, l'impegno di Sant'Egidio. Partiti 127 tir di aiuti. «La solidarietà è la nostra risposta»

Due anni di guerra in Ucraina, l'impegno di Sant'Egidio. Partiti 127 tir di aiuti. «La solidarietà è la nostra risposta»

La Comunità, presente nel paese da trent'anni, è in prima linea. Qui il centro di raccolta: ora servono soldi e medicine

Più di un tir ogni settimana, 127 finora nei due anni esatti dall'inizio del conflitto, dall'aggressione russa all'Ucraina. I numeri non dicono tutto ma raccontano molto di quello che la Comunità di Sant'Egidio sta facendo per aiutare gli ucraini, in particolare gli sfollati interni che oggi sono circa cinque milioni. La catena di solidarietà creata fin dal giorno dopo l'inizio della guerra non si è mai spezzata, neanche per un giorno, anzi nel tempo si è rafforzata, potendo contare fin dall'inizio sulla presenza della Comunità da oltre trent'anni in diverse città ucraine. E il Veneto è stato e resta in prima fila per questa mobilitazione solidale: Padova è centro di raccolta e di tanti aiuti, da Verona e Vicenza sono partiti container di generi di prima necessità pagati dalle diocesi.
E' un impegno che non conosce pause e che si somma a quello di tutta Sant'Egidio. In due anni gli aiuti spediti dall'Italia dalla Comunità valgono 23 milioni di euro e hanno raggiunto circa 370 mila persone. Altri canali di aiuto, invece, si stanno chiudendo. «Abbiamo registrato un calo nelle forniture di beni di prima necessità», racconta Yuriy Lifanse, responsabile della Comunità di Sant'Egidio in Ucraina, e lui stesso sfollato a Leopoli con la moglie e la figlia di un anno. Nonostante le notti insonni nei rifugi per i frequenti bombardamenti Yuriy, insieme agli altri volontari, continua a portare sostegno e generi di prima necessità a chi ne ha bisogno, come hanno sempre fatto, sin dall'inizio del conflitto, tutte le Comunità di Sant'Egidio presenti in Ucraina. I centri aperti da Sant'Egidio hanno anche risposto all'isolamento sociale degli sfollati e al disagio vissuto dai minori.
A loro si dedica Olga Makar, che per Sant'Egidio coordina le attività delle Scuole della Pace, che portano avanti il sostegno scolastico e l'educazione alla pace: «I bambini spesso non sorridono, sono aggressivi, si chiudono in loro stessi. Per loro abbiamo aperto sei nuove Scuole della Pace», racconta Olga. Una di queste è sorta a Irpin, la cittadina alle porte di Kiev, divenuta tristemente famosa all'inizio della guerra.
Nel centro di coordinamento delle iniziative umanitarie di Sant'Egidio, realizzato a Leopoli, vicino al confine con la Polonia, sono arrivate le duemila tonnellate di aiuti spediti dall'Italia: cibo, abbigliamento, coperte, prodotti per l'igiene personale, ma anche medicinali e materiale sanitario. Da Leopoli Sant'Egidio ha spedito farmaci, anche salvavita, a 209 strutture sanitarie, 90 amministrazioni locali, 54 istituti per bambini, anziani e disabili e numerosi centri di accoglienza per profughi anche nelle aree più remote del Paese. La stima delle persone che hanno usufruito di questi aiuti sanitari è di circa due milioni. Ma sono attivi anche un centro della Comunità a Ivano-Frankivsk e due a Kiev, a cui si deve aggiungere la sede dei Giovani per la Pace (il movimento giovanile di Sant'Egidio), colpita dall'esplosione di un missile e da poco finalmente riaperta. «Questa casa, danneggiata dalla guerra, è ora piena di vita: ospiterà la scuola della pace, la preghiera e un centro per gli sfollati. Qui cucineremo la cena itinerante per i senza dimora», hanno scritto i giovani sui social.
«C'è ancora e più che mai bisogno di aiuto, oltre che di speranza di pace», spiega Mirko Sossai di Sant`Egidio Veneto. «Servono soprattutto donazioni» (per chi vuole: Comunità di S.Egidio - ACAP APS Iban IT 67 D 07601 03200 00000 08070 40 causale: aiuti all'Ucraina) «e farmaci, ma non di ogni tipo, bisogna fare invii mirati, per questo invitiamo tutti a contattarci via mail all'indirizzo santegidio .nordest@ gmail. com, oppure a telefonare allo 049656535». 

 

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