«La solidarietà realizza già oggi un pezzo di pace in Ucraina»

«La solidarietà realizza già oggi un pezzo di pace in Ucraina»

Mondialità. Massimiliano Signifredi e l'impegno della Comunità Sant'Egidio nel Paese flagellato dalla guerra
L'appello perché non venga meno «un sostegno largo e generoso, che non può indebolirsi ma al contrario deve rafforzarsi»
Ciò che apprezzo in Massimiliano Signifredi, volontario da anni con la Comunità Sant'Egidio, è il fatto che non si dia mai delle arie: sembra uno che passi da lì, intendo da lì dove ci sia un concreto bisogno, soltanto per caso. E spontaneamente si offre per dare una mano. Sempre. Avrebbe qualche titolo, come studi e professione, è anche autore di libri, insomma qualcosa di buono ha fatto. Eppure non ostenta mai nulla: se si conosce qualcosa di lui è perché si è scavato a fondo. Non è, in altre parole, una figura che ostenti.
A due anni dall'inizio del conflitto in Ucraina, visto l'impegno della sua comunità in quel Paese, gli ho chiesto di approfondire alcuni aspetti.
Sembra non finire mai questa guerra in Ucraina.
«I combattimenti proseguono provocando nuove vittime e nuove distruzioni. Non dimentichiamo il dramma che stanno vivendo milioni di ucraini, una popolazione che ha sempre più bisogno di aiuti umanitari. "Le vittime civili non sono danni collaterali. Sono uomini e donne con nomi e cognomi che perdono la vita - ha affermato Papa Francesco nel discorso dello scorso 8 gennaio ai membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede -.Sono bambini che rimangono orfani e privati del futuro. Sono persone che soffrono la fame, la sete e il freddo o che rimangono mutilate a causa della potenza degli ordigni moderni". Riflessioni importanti da parte del pontefice».
Giusto ricordare tante situazioni in questo anniversario.
«Attraverso i racconti di chi ci è stato, vale la pena scendere nei rifugi, ascoltare i lamenti e le preghiere di chi vi trascorre la notte durante i bombardamenti, e guardare i volti delle donne e dei bambini, ad esempio in fila ai centri di distribuzione alimentare aperti da Sant'Egidio in due quartieri di Kiev, Leopoli e Ivano-Frankivsk. Lì si tocca il dramma di un'emergenza umanitaria che si aggrava giorno dopo giorno, con oltre 5 milioni di sfollati interni mentre si affievolisce il flusso degli aiuti».
In che senso si affievolisce?
«Purtroppo il perdurare della guerra provoca paradossalmente questo: una mobilitazione internazionale più debole rispetto a quella che invece, nei primi mesi del conflitto, è riuscita a portare in Ucraina ingenti sostegni umanitari. "Abbiamo registrato un calo nelle forniture di beni di prima necessità", ci ha spiegato Yuriy Lifanse, responsabile della Comunità di Sant'Egidio in Ucraina, lui stesso sfollato a Leopoli con la moglie e la figlia di un anno. Nonostante le notti insonni nei rifugi per i frequenti bombardamenti Yuriy, insieme agli altri volontari, continua a portare sostegno e generi di prima necessità a chi ne ha bisogno, come hanno sempre fatto, sin dall'inizio del conflitto, tutte le comunità di Sant'Egidio presenti in Ucraina».
Da quanto tempo è presente su quel territorio la vostra comunità?
«Sant'Egidio è presente lì da trent'anni con comunità composte da cittadini ucraini, che in questi due anni, pur condividendo le sofferenze, le paure, i disagi di tutta la popolazione, hanno realizzato un'estesa rete di aiuti umanitari. Ogni settimana migliaia di pacchi alimentari sono consegnati alle famiglie di sfollati e inviati nelle regioni meridionali e orientali del Paese, più esposte alle azioni belliche, raggiungendo circa 370mila persone. Tutto ciò è reso possibile da una catena di solidarietà che parte dall'Italia e da altri Paesi europei e che non può interrompersi finché dura il conflitto».
Di quali altre emergenze vi state occupando?
«I centri aperti da Sant'Egidio rispondono all'isolamento sociale degli sfollati e al disagio vissuto dai minori. A loro si dedica Olga Makar, che per la nostra comunità coordina le attività delle Scuole della Pace, centri di sostegno scolastico ed educazione alla pace: "T bambini spesso non sorridono, sono aggressivi, si chiudono in loro stessi. Per loro abbiamo aperto sei nuove Scuole della Pace", ci ha spiegato. Una di queste è sorta a Irpin, la cittadina alle porte di Kiev, divenuta tristemente famosa all'inizio della guerra».
Ma in cosa consistono gli aiuti umanitari che inviate?
«Nel centro di coordinamento delle iniziative umanitarie di Sant'Egidio, realizzato a Leopoli, sono giunti finora dall'Italia e da diversi Paesi europei 127 carichi di aiuti, pari a 2mila tonnellate, per un valore complessivo di oltre 23 milioni di euro. Cibo, abbigliamento, coperte, prodotti per l'igiene personale, ma anche medicinali e materiale sanitario. Da Leopoli Sant'Egidio ha spedito farmaci, anche salvavita, a 209 strutture sanitarie, 90 amministrazioni locali, 54 istituti per bambini, anziani e disabili anche nelle aree più remote del Paese».
Quanta gente ne ha usufrutto, di questi aiuti sanitari?
«Circa 2 milioni, soprattutto donne e bambini, ma anche tanti adolescenti, una generazione che soffre tanto per la distruzione provocata dalla guerra. Per loro abbiamo da poco riaperto, a Kiev, la sede dei Giovani per la pace, che era stata colpita da un missile. "Questa casa, danneggiata dalla guerra, è ora piena di vita: ospiterà la scuola della pace, la preghiera e un centro per gli sfollati. Qui cucineremo la cena itinerante peri senza dimora", hanno scritto sui sociali giovani di Sant'Egidio».
Come possiamo contribuire al futuro dell'Ucraina?
«Continuando a sostenerla, anche attraverso il sito www.santegidio.org.L'Ucraina ha bisogno di pace, e la solidarietà ne tiene viva la speranza, quando tutto intorno parla di morte. Per alimentarla c'è bisogno di un sostegno largo e generoso, che non può indebolirsi ma al contrario deve rafforzarsi: a due anni dall'inizio della guerra non dimentichiamo l'Ucraina, perché l'aiuto umanitario realizza già da oggi un pezzo di pace e di futuro». 
 
 

[ Eugenio Lombardo ]