Migranti già formati per le aziende

Il progetto Il protocollo tra Comunità di Sant'Egidio e governo è nato dall'intesa con Confindustria Veneto Est
Corsi in Libano, Etiopia e Costa d'Avorio per avere autotrasportatori, infermieri e operai

Trecento lavoratori extracomunitari che rispondono alle figure professionali maggiormente richieste dall'imprenditoria e dal mondo sociosanitario: arriveranno, già formati, nei prossimi mesi da Libano, Ghana e Costa d'Avorio in Veneto, Lazio e Calabria, le regioni apripista. I corridoi lavorativi sono frutto di un accordo tra Comunità di Sant'Egidio e governo, che ha mosso i primi passi nel 2023 con Confindustria Veneto Est. «La Comunità si occuperà dell'accoglienza e insieme ci occuperemo della formazione», dice il presidente di Confindustria Leopoldo Destro. 

Forti dell'esperienza e del buon esito dei corridoi umanitari, che finora hanno agevolato l'ingresso regolare in Europa di oltre settemila rifugiati in condizioni di vulnerabilità, partono ora i corridoi lavorativi. Un progetto sperimentale della durata di un anno, ma che se andrà bene potrà essere ripetuto e allargato a più migranti e Paesi, nato dall'accordo sottoscritto ieri mattina al Viminale tra la comunità di Sant'Egidio e i ministeri degli Esteri, dell'Interno e del Lavoro.
Nei prossimi mesi porterà in Veneto, Lazio e Calabria, regioni apripista, i primi 300 extracomunitari che rispondono alle figure professionali maggiormente richieste dall'imprenditoria e dal mondo sociosanitario e a loro volta bisognosi di lavorare e integrarsi legalmente.
«Il protocollo, che si affianca al decreto flussi, nasce proprio per far incontrare l'alta domanda di manodopera espressa dall'imprenditoria italiana con la richiesta di tanti stranieri bisognosi di un futuro e di un'occupazione stabile - spiega Mirko Sossai, vicepresidente della comunità di Sant'Egidio Veneto Provengono dal Libano e, nel rispetto del piano Mattei per l'Africa, da Etiopia e Costa d'Avorio. La formazione tecnico-professionale, sia di tipo teorico che pratico, e l'insegnamento della lingua italiana, curati da noi e da altre realtà cooperanti, avverrà nei Paesi d'origine, oppure potrà partire lì e concludersi in Italia, al loro arrivo. L'obiettivo è che poi queste persone si inseriscano anche socialmente nel nostro Paese, magari attraverso ricongiungimenti familiari e con alloggi messi a disposizione pure da associazioni, parrocchie, privati e aziende, come già avvenuto per l'accoglienza dei profughi. Da tempo portiamo avanti un dialogo con Confindustria nazionale e con Confindustria Veneto Est - aggiunge Sossai - con quest'ultima e con il presidente Leopoldo Destro nel novembre 2023 abbiamo sottoscritto un documento d'intesa per una reciproca consultazione nell'avvio di inserimento al lavoro e integrazione sociale dei lavoratori stranieri in arrivo».
«Sant`Egidio si occuperà dell'accoglienza e, insieme a noi, della formazione ed eventualmente dell'housing sociale» - conferma Leopoldo Destro -. Il piano è via di definizione. Ma quali saranno le professioni che gli immigrati dovranno coprire? «Si cercano soprattutto autotrasportatori, operatori del turismo, care giver e infermieri - rivela il vicepresidente di Sant'Egidio Veneto -. Non si escludono operai o altre figure necessarie all'industria e alle imprese, che si sono rivolte a noi in più occasioni per manifestare la necessità di personale. Insomma vengono scelte qualifiche lavorative per cui esiste una carenza ormai strutturale sul mercato del lavoro, tale che le richieste dei datori di lavoro sono da tempo insoddisfatte. Non c'è ancora un elenco specifico nel protocollo sottoscritto al Viminale, abbiamo costruito la cornice di una sperimentazione che sarà definita passo dopo passo».
Il Veneto è stato scelto proprio per l'alta richiesta di personale, che deve appunto arrivare già formato e in possesso di una certificazione di livello almeno A2 di conoscenza scritta e parlata dell'italiano, anche perché l'obiettivo è che queste professionisti restino in Italia. Il progetto non si esaurisce nella formazione e nell'avviamento al lavoro, ma crea le condizioni per un inserimento stabile. «Dopo un anno tireremo le somme e magari potremo ampliare l'esperienza ad altre regioni e a un numero maggiore di immigrati - continua Sossai -. Si tratta di una modalità utile, costruttiva e legale di intendere l'immigrazione, che coinvolgerà vari attori sul territorio. Il tessuto socio-economico della nostra regione è pronto, si tratta di un modello di accoglienza e inserimento che va sviluppato e moltiplicato. Noi assicureremo l'accompagnamento, il supporto e l'assistenza a chi arriverà, favoriremo l'incontro tra domanda e offerta e valuteremo le realtà con cui collaborare».
A differenza di quanto accade con gli ingressi regolati dal decreto flussi, i 300 extracomunitari selezionati arriveranno sapendo già in quale azienda andare, perché grazie all'intermediazione di Sant'Egidio i datori di lavoro potranno conoscere prima il profilo del dipendente scelto.
 
 
 

[ Michela Colussi Moro ]