Salviamo i bambini dalla guerra
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Salviamo i bambini dalla guerra

La giornata voluta dal Papa
Editoriale di Marco Impagliazzo
Papa Francesco ha lanciato l'idea di una Giornata Mondiale dei Bambini, un evento senza precedenti che avrà luogo a Roma il 25 e 26 maggio prossimi. Uno dei temi centrali della Giornata, preparata da una mobilitazione di bambini a livello mondiale, sarà quello della pace. I bambini chiedono pace e sono preoccupati per un mondo in guerra e atterriti per le conseguenze delle guerre. 
Scriveva Dostoevskij: «Nessun progresso, nessuna rivoluzione, nessuna guerra potrà mai valere anche una sola piccola lacrima di bambino. Essa peserà sempre. Quella sola lacrima piccolina. ..». Di lacrime di bambini è pieno il nostro mondo: un'accusa all'ingiustizia della guerra in Ucraina, a Gaza e di tutte le altre: Yemen, Afghanistan, Siria, Iraq, Sudan, Mozambico, Congo, o le guerre a bassa intensità in America Latina e in Asia. I bambini sono diventati bersagli in tutte le guerre. Secondo l'ONU si tratta di una " crisi morale globale" e l'uccisione di così tanti bambini non va accettata come una "nuova normalità".
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha identificato sei gravi violazioni contro i bambini in tempo di guerra: uccisione e mutilazioni di bambini; reclutamento o utilizzo di bambini nelle forze armate e/o gruppi armati; attacchi a scuole o ospedali; stupro o violenza sessuale; rapimento; negazione all'accesso umanitario. Oggi più di trenta milioni di bambini sono sfollati a causa dei conflitti. Molti di loro vengono ridotti in schiavitù, vittime della tratta, abusati e sfruttati. Molti altri vivono in un limbo, senza status legale, senza accesso all'istruzione e all'assistenza sanitaria.
La sofferenza e la morte dei piccoli non cessano di scandalizzare e interrogare ogni società. La guerra è il carnefice più micidiale, come vediamo in Ucraina, a Gaza o nei kibbutz israeliani attaccati il 7 ottobre con le atrocità compiute contro innocenti. In alcuni casi, come in Africa, vediamo bambini costretti a combattere sotto l'effetto di droghe. Anche nei paesi dove la guerra non c'è, la violenza diffusa e criminale diviene micidiale.
Si capisce meglio il valore della pace nelle parole dei bambini o di quegli anziani che ricordano la guerra da bambini. Guardare con gli occhi di chi vive o ha vissuto da piccolo la guerra, è il modo migliore per capire il valore della vita. Salta agli occhi un'improvvisa consapevolezza: anche se piccolissimi i bambini sanno, capiscono. Per loro è già chiara la differenza tra bene e male, tra pace e guerra, tra violenza e gentilezza. Ha ragione il camerunese Achille Mbembe quando scrive: «La guerra non mette più di fronte coloro che dispongono delle armi; oppone ormai di preferenza coloro che dispongono delle armi e quelli che ne sono privi». I bambini sono "quelli che ne sono privi" per eccellenza.
Molte guerre mettono nel mirino proprio i più indifesi: così facendo pongono a rischio il futuro stesso di uno Stato, di un gruppo etnico, di un mondo. Ogni guerra è guerra al futuro, ma la guerra che colpisce i bambini è - in sé stessa - la scelta - miope ed auto lesionista - di cancellare il futuro, di stravolgerlo, di renderlo più buio e più drammatico per tutti.
Ci stiamo assuefacendo alla sofferenza dei bambini? Purtroppo, sembra di sì. Ma in tal modo finiamo per assuefarci alla mancanza di futuro, al presentismo vuoto, alla ripetizione di noi stessi, alla mancanza di visione. Un mondo che sceglie la guerra guarda solo al passato e non vuole rinnovarsi. Forse è per questo che le parole e le iniziative di pace scarseggiano. Quelle parole e quei gesti ideali, unitivi che hanno nutrito ed educato intere generazioni: come ritrovarle? La sofferenza dei bambini rappresenta un macigno insopportabile: il loro sguardo e il loro pianto possono risvegliarci dal grigio torpore di uomini adulti, troppo presi da sé stessi. La parola "pace" non è uno abbaglio ingenuo ma il sogno dei bambini che ci chiedono quella novità e quel futuro che temono venga loro negato. Una novità e un futuro che salvano tutti.

[ Marco Impagliazzo ]