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domenica 8 gennaio

Omelia

La festa del Battesimo di Gesù continua la serie delle manifestazioni del Signore. Il 25 dicembre Gesù si è manifestato a Maria, a Giuseppe e ai pastori; il 6 gennaio si è mostrato ai Magi e oggi, sulle rive del Giordano, si presenta a Giovanni Battista e al popolo d'Israele. Gesù ha ormai trent'anni e, scrive il Vangelo di Matteo, «dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui». Questa festa del Battesimo di Gesù ci ricorda il nostro battesimo. La gran parte di noi l'ha ricevuto in tenerissima età, quando ancora non era capace né di parlare né di capire. Sappiamo che all'origine della Chiesa si amministrava solo agli adulti, ma successivamente è prevalsa l'usanza di battezzare i bambini appena nati. In questi ultimi tempi sono cresciuti i casi nei quali si battezzano anche adulti che si convertono alla fede cristiana. In ogni caso, quel che conta nel Battesimo non è l'età in cui si riceve ma il fatto che resta comunque un dono gratuito di Dio. Perciò, o adulti o bambini appena nati, il Battesimo non dipende da noi: è una grazia data da Dio. È il Signore che ci accoglie nella sua famiglia. Per questo non è mai possibile autobattezzarsi. Il Battesimo lo si riceve sempre da un altro. È stato così persino per Gesù. Ha avuto bisogno di Giovanni per essere battezzato. E quando il Battista si schermiva dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?», ha dovuto ugualmente farlo. Gesù, come tutti, si è immerso nel Giordano e ha ricevuto il Battesimo.
Il Battesimo – quando è ricevuto da piccoli – appare con estrema chiarezza come una grazia, un dono che non dipende minimamente da noi. È il Signore che ci sceglie, prima che noi scegliamo lui. Egli ci ama non per i nostri meriti, non per le nostre opere, non per le piccole o grandi realizzazioni che possiamo presentare e di cui possiamo gloriarci. La famiglia di Dio non è meritocratica, non segue le leggi di questo mondo ove si vale per quello che si produce, per quello che si realizza. Nella famiglia del Signore si vale solo perché Dio ci ama. Quando da bambini siamo stati portati al fonte battesimale non avevamo nulla, forse solo un po' di pianto. Dio ci ha scelti e amati sin dalla fondazione del mondo, molto tempo prima che noi avessimo coscienza di lui. E l'amore di Dio per noi – un amore gratuito, non dipendente neppure dalla nostra risposta – non ha mai fine. È eterno. Noi possiamo allontanarci da lui, dimenticarci di lui, persino offenderlo. Dio non si dimenticherà mai di noi. Ecco perché il Battesimo non lo si può ripetere; è una parola d'amore eterno di Dio su di noi.
Il Battesimo perciò ci libera dalla schiavitù del mondo, dall'essere necessariamente a posto, dall'obbligo di presentare opere, di mostrare qualità particolari, di esibire realizzazioni. Il Battesimo ci libera da tutto questo. E ci dona la libertà di essere figli. E quando uno è figlio lo è per sempre. Dio non lo dimentica: noi siamo suoi per sempre; unti con l'olio, abbiamo ricevuto il sigillo di Dio sulla fronte e nell'anima. Sta scritto: «Se anche tuo padre e tua madre si dimenticassero io, dice il Signore, non mi dimenticherò mai di te». Siamo noi ad aver dimenticato questa fondamentale verità della vita cristiana. Oggi la santa liturgia ce la ricorda, perché possiamo gioire di questo grande e gratuito amore di Dio per noi. Dobbiamo tornare al nostro Battesimo, ricordare questo primo passo della nostra vita e ringraziare il Signore di averci amati e accolti. Sì, ringraziare il Signore perché stare qui, nella casa di Dio, è un dono. E se è un dono, il primo nostro sentimento non può che essere quello della riconoscenza e del ringraziamento. Purtroppo la mentalità di questo mondo, di cui siamo e ci sentiamo figli forse più di quanto ci sentiamo figli di Dio, ci spinge a dimenticare la riconoscenza verso il Signore. La dimenticanza dell'amore di Dio rende tristi perché non fa gioire della grande libertà ricevuta; la libertà dalla schiavitù di se stessi e di questo mondo; la libertà di restare bambini nel cuore, ossia dipendenti dal Vangelo e dall'amore; la libertà di poter essere generosi; la libertà di non sentirsi mai orfani; la libertà dall'arroganza, dall'odio, dalla violenza. In questo tempo nel quale abbiamo celebrato la nascita di Gesù ci è stato chiesto di rinascere, di tornare bambini, di sentirci figli di Dio. Oggi i cieli che si aprirono sulle sponde del Giordano si aprono anche per noi, perché possiamo sentirci dire: «Questi è il figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto». Sì, il Signore si compiace di noi, nonostante la nostra miseria e il nostro peccato. Oggi, a tutti noi tornati bambini al fonte battesimale non vengono chieste né opere né realizzazioni, ma solo un cuore che sa dire al Signore: «Ti voglio bene».