Lettura della Parola di Dio
Alleluia, alleluia, alleluia !
Voi siete una stirpe eletta,
un sacerdozio regale, nazione santa,
popolo acquistato da Dio
per proclamare le sue meraviglie.
Alleluia, alleluia, alleluia !
Salmo 99 (98), 5-9
5 Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi allo sgabello dei suoi piedi.
Egli è santo!
6 Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
Samuele tra quanti invocavano il suo nome:
invocavano il Signore ed egli rispondeva.
7 Parlava loro da una colonna di nubi:
custodivano i suoi insegnamenti
e il precetto che aveva loro dato.
8 Signore, nostro Dio, tu li esaudivi,
eri per loro un Dio che perdona,
pur castigando i loro peccati.
9 Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi davanti alla sua santa montagna,
perché santo è il Signore, nostro Dio!
Alleluia, alleluia, alleluia !
Voi sarete santi
perché io sono santo, dice il Signore.
Alleluia, alleluia, alleluia !
Il Salmo responsoriale della liturgia del giorno riporta la seconda parte del Salmo 99. È un Salmo che canta gli "inni al Signore re". Per questo è scandito con immagini regali: Dio siede sui cherubini, i popoli tremano e la terra si scuote. Ma è una regalità diversa da quella degli uomini. Il Dio di Israele è un «re potente che ama la giustizia» (v. 4). Egli non solo attua la giustizia, la ama. E si compiace di coloro che la mettono in pratica, come Mosè, Aronne e Samuele. Questi invocavano il Signore ed egli rispondeva; parlava con loro ed essi obbedivano; li perdonava anche se non mancava di castigare le loro colpe. Il salmista vuole sottolineare che il Dio d'Israele non è come gli altri dèi: «Egli è santo!» (v. 5). Per tre volte il Salmo è interrotto dalla proclamazione: «Egli è santo!» L'aggettivo «santo» nel linguaggio biblico significa "separato", ossia Altro. Ma il Dio santo (separato) è lo stesso dell'alleanza. Ciò che lo rende "santo" è il suo infinito amore. Ed è in questa stessa santità che Dio vuole accogliere anche l'uomo. Nel Levitico la pretende: «Il Signore disse ancora a Mosè: parla a tutta la comunità degli Israeliti e ordina loro: Siate santi, perché io, il Signore Dio vostro, sono santo» (19,1-2). La santità consiste nella piena appartenenza al Signore. Non è una qualifica morale, quella che il Signore aspetta. "Santo" è l'uomo (o il popolo) che si pone dalla parte di Dio separandosi dall'idolatria del mondo. La santità perciò separa il credente dal destino triste del mondo e lo conduce ad appartenere al Signore, a farne il suo salvatore. Ovviamente la santità non comporta il disinteresse verso il mondo, come talora si è anche pensato. È vero il contrario. La santità impegna totalmente il credente a mettersi al servizio dell'uomo, imitando così il Signore che ama l'uomo e soprattutto i più deboli e poveri di un amore generoso, fedele e persino geloso. La santità si definisce a partire da Dio. Sta scritto: «Siate santi come io sono santo». L'esempio perfetto della santità ce lo ha dato Gesù, il quale ha mostrato la sua regalità amando senza limiti ogni uomo. È venuto per servire e non per essere servito; ha lavato i piedi ai discepoli vivendo in mezzo alla sua comunità come colui che serve; e sulla croce manifesta il culmine del suo amore e quindi della sua regalità. Quando l'evangelista Luca riporta le parole della condanna a morte («Questi è il re dei giudei») afferma che proprio sulla croce la regalità di Gesù si manifesta in tutto il suo splendore. Gesù muore come è vissuto: per amare. Così Dio si è manifestato tra noi. È questa la via della nostra santità.