Il pluralismo religioso in Indonesia, una risorsa da custodire e implementare

Nel seminario tenutosi ieri presso la Comunità di Sant'Egidio, le voci dei rappresentanti dell'Islam indonesiano per il dialogo e la pace

Custodire e implementare il pluralismo religioso in Indonesia, la terza democrazia del pianeta, che ospita la più grande comunità musulmana del mondo, è stato l'oggetto di un seminario che si è tenuto ieri nella sede della Comunità di Sant'Egidio.

Frutto della collaborazione tra l'Ambasciata di Indonesia presso la Santa Sede, il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e la Comunità, il seminario ha visto la partecipazione di un pubblico vasto e attento.

I discorsi di apertura, del card. Jean Louis Tauran e del prof. Marco Impagliazzo, hanno entrambi sottolineato la necessità di custodire e implementare lo spirito della Pancasila, l'ideologia nazionale che fa dell'Indonesia un paese fondato sull'unità nella diversità e mette al primo posto la coabitazione tra le religioni.

Nella stessa linea si sono collocati i relatori indonesiani: Yenni Wahid, figlia del presidente indonesiano Abdurrahman Wahid, uomo di dialogo, grande amico della Comunità, ha richiamato l'importanza dello Spirito di Assisi; Abdul Mu'ti, segretario generale della Muhammaddiyah, una delle due grandi organizzazioni islamiche indonesiane, ha ribadito la necessità di collaborare  a livello interreligioso sui temi della pace, dell'istruzione dei più giovani, della solidarietà. La testimonianza di Irma Betabaun, sul conflitto nelle Molucche, ha mostrato quanto la collaborazione tra le comunità religiose sia un mezzo prezioso per fermare i conflitti.

La notizia del drammatico attentato avvenuto a Jakarta proprio mentre il seminario era in corso ha confermato in tutti i presenti la volontà e l'impegno di proseguire nella strada della collaborazione e del dialogo.