A Padova accolti alcuni malati dializzati provenienti dall’Ucraina con le loro famiglie

Il bisogno dei malati, che per la loro sopravvivenza dipendono dalla dialisi, costituisce un aspetto meno evidente, ma non meno drammatico, dei danni provocati dalla guerra in Ucraina. Il rischio che la dialisi sia interrotta per gli eventi bellici – in alcuni casi divenuto realtà –, la difficoltà di ricevere con regolarità il materiale necessario, il sovraffollamento di malati in alcune città a causa delle evacuazioni sono tutti fattori, che mettono a repentaglio la vita di queste persone.
Sant’Egidio, per rispondere a questa stringente necessità, dopo avere realizzato l’evacuazione, dalle città dell’Ucraina orientale, di 28 malati da Poltava, ospitati a Roma, e di 17 da Kremenčuk, ospitati a Genova, continua nell’impegno per salvare queste vite, particolarmente fragili.
Nei giorni scorsi sono arrivati in Italia altri cinque malati, con i loro familiari, provenienti da Kiev e da Černihiv, quest'ultima sottoposta ad assedio dai primi giorni della guerra. L’evacuazione dalle loro città e l’arrivo alla frontiera sono stati coordinati da Sant'Egidio in Ucraina, mentre in Slovacchia la Comunità ha provveduto, in collaborazione con il Ministero della Sanità, a realizzare la sessione di dialisi necessaria alla prosecuzione del viaggio, continuato verso l’Italia, grazie al contributo di alcuni volontari, che con i loro mezzi, sono venuti da Firenze.
I cinque malati sono stati accolti e ospitati dalla Comunità di Sant’Egidio di Padova, che ha curato il loro inserimento nelle strutture sanitarie della città veneta, per la continuazione della dialisi.