MIGRANTI

“Morire di speranza”: a Genova la memoria dei migranti morti nei viaggi verso l’Europa

“Bisogna scegliere con urgenza un sistema di protezione e accoglienza legale e sicuro: non si può morire di speranza”. Con questo appello accorato don Maurizio Scala ha dato voce alla preghiera delle oltre settecento persone raccolte nella basilica della Ss. Annunziata del Vastato a Genova in occasione della veglia “Morire di Speranza”, organizzata venerdì 30 giugno dalla Comunità di Sant’Egidio. Nelle navate della chiesa anche numerosi immigrati di diversa origine, alcuni dei quali venuti in Italia con i corridoi umanitari, e diversi familiari e amici di chi ha perso la vita in mare.
Durante la preghiera, concelebrata dal coordinatore dell’Ufficio Migranti dell’Arcidiocesi di Genova mons Giacomo Martino e dal cappellano della comunità ucraina ligure padre Vitaliy Tarasenko, sono state ricordate le oltre 65mila persone morte dal 1990 a oggi nel mare Mediterraneo o nelle altre rotte, via terra, dell’immigrazione verso l’Europa. Presente anche un’importante delegazione islamica, che si è raccolta in preghiera prima della celebrazione nel chiostro della basilica.
“Uno degli inganni peggiori per noi europei - ha detto ancora don Scala - è pensare di star bene e non lasciarsi ferire dalle storie e dalle terribili immagini che vediamo: la morte dei profughi è una sconfitta per tutti noi”.
Durante la veglia, sono stati ricordati alcuni nomi di chi è scomparso e accese candele in loro memoria. Tra loro i quasi 600 profughi annegati 15 giorni fa davanti a Kalamata, in Grecia, i 98 morti a febbraio sulla costa di Steccato di Cutro.