Una messa per ricordare i tanti morti per la povertà

Una messa per ricordare i tanti morti per la povertà

Non distogliere lo sguardo dai poveri, avere attenzione per i più fragili, non chiudersi nel recinto dell'egoismo. Sono questi i temi toccati, nella sua omelia, da monsignor Giuseppe Mazzafaro, vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant'Agata dei Goti, che domenica, nella chiesa del Crocifisso, a via dei Mercanti, celebra una messa in memoria di Felix e di tutte le vittime dell'indifferenza, uomini e donne morti soli, a Salerno e provincia, a causa della povertà estrema.
Una celebrazione organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio e divenuta, negli anni, una consuetudine. Lo stesso vescovo. accolto dal parroco dell'unità pastorale Centro storico, don Felice Moliterno, e da monsignor Giovanni Lanceliotti, viceparroco al Crocifisso, accende una delle candele che ardono in memoria di chi non c'è più. E a quel lume aggiunge un fiore. Gesti semplici che, però, dicono che quella persona non è passata invano e che la sua memoria non si è dispersa nel nulla.
Si ricorda Felix, l'operaio edile rumeno che, dopo un incidente, fini in strada e morì a soli quarant'anni, il 21 agosto 2014, dopo essersi sentito male in un vagone in disuso alla stazione di Salerno, il suo rifugio di fortuna, Ma si ricordano decine di uomini e di donne: Lal Jamal, l'uomo che dormiva sotto la pensilina degli autobus a lungomare Marconi; Vincenzo Della Monica, "Enzo" del centro storico; il cileno Arturo Jose Quezada Azar, che poco prima di morire aveva scritto una lettera a papa Francesco.
Alla fine della celebrazione i volontari di Sant'Egidio che, anche ieri sera, in un giorno di maltempo, fanno visita a chi vive in strada portando cibo, attenzione, ascolto, leggono una preghiera: «Signore - recitano tra l'altro - ti preghiamo per Felix, vissuto all'aperto senza casa, tra dolori e sofferenze, e per tutti coloro che sono morti abbandonati da tutti come il povero Lazzaro. Accogli Felix e tutti i nostri poveri amici, nella tua casa dove non ci sono freddo e solitudine, dove tutti sono conosciuti e conoscono te».
 

[ Giuseppe Pecorelli ]