«Il dolore non deve schiacciare le loro vite»

La forza dell'amore. «La solidarietà li aiuta moltissimo»
Oltre ai feriti gravi, ci hanno colpito moltissimo i bambini, che all'arrivo apparivano spenti, non sorridevano e non giocavano. Tra tutti, è impossibile dimenticare Salem, 8 anni. Il suo nome significa pace; eppure, la guerra ha strappato via la sua famiglia e lo ha lasciato gravemente ferito nel corpo e nell'animo. Salem è arrivato in Italia all'inizio di febbraio, a bordo della nave ospedale Vulcano, accompagnato dalla nonna: sguardo a terra e mano salda nella mano della nonna.
Noi eravamo al porto di La Spezia ad accoglierli, avevamo organizzato come una festa, perché davvero riempie di gioia sapere che delle vite sono state salvate, avevamo con noi palloncini, caramelle e fiori. Salem ha il volto ferito dalle schegge delle bombe e anche tante lesioni in tutto il corpo che gli provocano dolori. «Non alza mai la testa - ci dice un militare che ha viaggiato con i feriti - non si allontana mai dalla nonna, ha paura di perdere anche lei». Ci avviciniamo, gli sorridiamo lui alza lo sguardo per pochi istanti e ci guarda. È l'inizio di un'amicizia. Salem e la nonna partono per Bologna, saranno curati al Rizzoli.
Andiamo nei giorni seguenti ad incontrarli, con l'aiuto di un mediatore la nonna ci racconta la loro storia: la famiglia di Salem abitava a nord di Gaza, con l'inizio dell'offensiva israeliana si è spostata a sud verso Rafah, e nella speranza di essere al sicuro, si è rifugiata, con altre famiglie, in una scuola. Chi mai avrebbe colpito una scuola? Invece la scuola è stata bombardata, e in quel bombardamento in pochi sono riusciti a salvarsi, Salem è l'unico superstite della sua famiglia La nonna, saputa la tragedia, è venuta a prenderlo e da allora sta con lui.
Salem ha già iniziato le cure, per prime sono state rimosse le schegge dagli occhi e altre operazioni dovrebbero nel giro di un mese rimuovere tutte le schegge. Assieme alle cure, le visite regolari stanno ridando serenità a Salem. Quando ci vede arrivare, ormai ci riconosce e ci viene a salutare. Salem adesso sorride, e il suo sorriso fa traboccare il cuore di gioia.
Come Salem tanti bambini soffrono per la guerra che così crudelmente ha devastato il loro Paese, però la solidarietà e l`accoglienza non hanno lasciato che la loro vita rimanesse per sempre schiacciata nel dolore. Come Salem tanti bambini sono tornati a sorridere e a sog'are un futuro. A Shamina, di soli 4 armi, la guerra ha portato via entrambe le gambe. Ma grazie alle protesi tornerà a camminare; Tarek, che di anni ne ha 10, voleva fare il calciatore. Una bomba gli ha strappato un piede, ma non la speranza di tornare a giocare: per ora ha imparato a muoversi, anzi a correre, con la sedia a rotelle e presto imparerà a gestire la sua protesi. C'è poi Omar, che non ha ferite visibili, ma che la guerra ha reso fragile e impaurito. Ha solo 4 anni, eppure, ha già delle preoccupazioni da adulto. Quando un adulto gli porta una merendina, Omar la mette da parte per la sorella più piccola. E così i giochi. Omar non tiene niente per sé. Ha 4 anni ma ha visto troppo dolore, e allora si preoccupa di chi è più debole e potrebbe non farcela. 

[ Comunità di Sant'Egidio ]