Riflessioni di un cristiano nell'era della solitudine

Riflessioni di un cristiano nell'era della solitudine

Il saggio del presidente della Cei Matteo Zuppi
Dio non ci lascia soli di Matteo Zuppi (Piemme pagg. 256, euro18,90)
A un certo punto del suo ultimo libro, Dio non ci lascia soli (256 pagine, Piemme), il cardinale Matteo Zuppi si sofferma sui maghi e i cartomanti, gli astrologi e i veggenti. «Mi colpisce - annota l'arcivescovo di Bologna che in una società come la nostra, occidentale, risultato postmoderno e in continua evoluzione dell'ebraismo, del cristianesimo, degli scambi con l'islam, dell'Illuminismo, del materialismo storico, della rivoluzione scientifica di Copernico e di Galileo e delle tante rivoluzioni scientifiche che hanno accelerato una ricerca ragionevole basata sull'evidenza della verità, sia tornato in maniera massiccia il tempo dell'astrologia e degli oroscopi».
Il porporato è stupito, forse allarmato dalla concorrenza sleale, ma anche curioso di capire: i vari amministratori del magico sarebbero in Italia 150 mila, «4 volte più dei geriatri, 10 volte più delle ostetriche, 7 volte più dei pediatri, una volta e mezzo gli psicologi», elenca, gli italiani che si rivolgono loro sono passati, dopo la pandemia, a 13 milioni, il giro d'affari è vertiginoso.
Il libro di Zuppi non è un saggio di sociologia ma piuttosto, per dirla con Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant'Egidio dalla quale anche il cardinale proviene, una «meditazione sapienziale sull'umanità», propria di un uomo abituato a consultare tanto la Bibbia quanto il giornale. E al quale i maghi e i cartomanti rivelano un moto profondo in corso nella società: quella attuale è una «generazione di scettici e di creduloni, di scettici-creduloni». Medium, operatori dell'occulto e interpreti degli astri danno quella che può essere la cattiva risposta alla buona domanda, che Zuppi raccoglie.
È la domanda di senso propria di un'umanità segnata dalla "solitudine", concetto che ricorre di frequente nel libro, e fin dal titolo. Una solitudine esacerbata dalla pandemia di Covid, evidente a Roma e nelle grandi città, virulenta per i giovani, tremenda per i vecchi. Per Zuppi non è vero che «andrà tutto bene», come si diceva durante il lockdown, i problemi non vanno né edulcorati né dissimulati, «non c'è nessuna Pasqua, nessuna resurrezione, senza passare per il buio della croce».
Il presidente della Cei scrive un libro sulla crisi e sulle sue opportunità: "Riflessioni di un cristiano in un mondo in crisi", è il sottotitolo. La crisi della società, la crisi delle chiese che si vuotano, la crisi della secolarizzazione. Una crisi - ed è il cuore del volume di Zuppi - che impone al cattolicesimo delle scelte. Perché in simili frangenti sono tante le possibili strade sbagliate che il sacro può imboccare: le «guerre etnico-religiose», la nostalgia di un passato glorioso che non c'è più, la tentazione di «accontentarsi di essere pochi ma puri». Sulla scia di Francesco, ma anche degli altri Papi, in particolare di Paolo VI, Zuppi vuole dimostrare l'attualità della fede al giorno d'oggi.
Contesta la «descrizione caricaturale del cristianesimo» di chi «lo vorrebbe ridurre a una fabbrica di sensi di colpa per poter elargire (o vendere) il perdono», o di chi sostiene che la Chiesa «non ama il dolore». Allontana una concezione del cristianesimo bacchettona e cupa, propone «una via semplice di annunciare e vivere il Vangelo, familiari con tutti, in uscita, in ascolto, in dialogo». Allora sì, è la convinzione del cardinale, le persone sentiranno Dio, non saranno più sole, «e sì, allora andrà meglio per davvero».
 
 

[ Iacopo Scaramuzzi ]