Il potenziale dei migranti

Il potenziale dei migranti

Riprendo l'articolo di Milena Gabanelli pubblicato dal Corriere della Sera sui migranti che possono salvare le imprese senza manodopera, raccontando una recente vicenda in cui sono stato coinvolto. La sinergia tra il Dipartimento di Agraria della Federico II, la Comunità di Sant'Egidio e l'Arciconfraternita dei Pellegrini ha permesso la scorsa settimana l'attuazione del corso di formazione «commis pasticcere - teoria e pratica», in contatto con le aziende più rinomate nel campo e con la rete del sistema di accoglienza e integrazione (Sai) dell'area napoletana.
Alla base vi è un ragionamento semplice, che parte dal contatto con la realtà di tutti i giorni: fare incontrare domanda e offerta di lavoro, essendovi da un lato persone giovani disponibili ad apprendere un mestiere, dall'altro la pressante richiesta degli antichi «maestri» dell'eccellente tradizione dolciaria napoletana di trasmettere alle generazioni successive l'arte del «buon mangiare».
È stato così attivato un bando pubblico, a cui gli aspiranti non hanno pagato nessuna quota di iscrizione perché il corso si basa su elevate professionalità accademiche e culinarie che hanno accettato di mettersi a disposizione gratuitamente. 
Erano previsti 20 posti, sono giunte 35 domande, di cui quasi un terzo da giovani italiani e due terzi da migranti e rifugiati da diversi Paesi del mondo. Insomma, è stato un successo. Con l'avvio delle lezioni tenutesi nella splendida sede del Dipartimento di Agraria a Portici si è toccato con mano l'entusiasmo degli iscritti, che hanno così la possibilità concreta di formazione finalizzata all'ingresso nel mondo del lavoro. Quando abbiamo ipotizzato l'avvio del corso eravamo su posizioni prudenti, ritenendo che si trattasse di un progetto spermentale. Per la prima volta sodalizi che agiscono con finalità importanti ma diverse sul territorio si mettono in rete per costruire fattivamente percorsi occupazionali che possono contribuire alla soluzione di annosi problemi di cui tutti parlano - ma che poi non trovano soluzione.
Sono consapevole della parzialità di questa iniziativa, né voglio peccare di ingenuità, ma credo che davvero - se si vuole - si possano immaginare opportunità per un futuro migliore del nostro Paese. Colgo invece nel dibattito pubblico un insopportabile attardarsi su posizioni ideologiche, per non dire pregiudiziali, per lo più ripetitive, senza fare i conti con la realtà, che si evolve rapidamente, per cui ci si ostina a considerare i migranti un problema, mentre sono una straordinaria risorsa per l'Italia, motivati dal desiderio di mettersi a disposizione per contribuire a che i mestieri della nostra bellissima «scuola» artigiana non vadano perduti. Come colpisce l'aspirazione di giovani italiani di imparare, purché si giunga competenti alle funzioni da adempiere, senza che si ricorra agli aberranti «viottoli» dello schiavismo.
Pongo una domanda, che vuole essere anche provocatoria: si potrebbe incrementare l'offerta di qualificati corsi di formazione per lavori che rappresentano la parte migliore della nostra tradizione artigianale attraverso il coinvolgimento sistematico di energie giovani che sono fra noi? Io sono convinto di si. Basterebbe che ognuno facesse la propria parte. E i risultati si conseguono.
Dalla collaborazione fra Federico II e la scuola di Lingua e Cultura Italiana della Comunità di Sant'Egidio si è alla settima edizione del corso di mediatore, alla quarta di caregiver, alla prima per il corso sui diritti umani e appunto per quello di commis pasticceri. A oggi vi hanno preso parte oltre 800 iscritti, fra migranti e italiani. Un grande potenziale di persone intraprendenti, motivate, pronte a collaborare per migliorare la società dove viviamo.
Allora, più che lamentarsi sarebbe opportuno domandarsi cosa si può fare, tenuto conto delle responsabilità che ciascuno ricopre nel costruire reti che - oltre a fare bene a chi ne può fruire - restituiscono un rinnovato senso di comunità. Un recupero di condivisione di destini che farebbe un gran bene all'Italia.
 

[ Francesco Dandolo ]