Tra memoria e visione

Tra memoria e visione

La settimana di papa Francesco. L'incontro del Papa con anziani, nonni e nipoti
"È bello accogliervi, nonni e nipoti, giovani e meno giovani. Oggi vediamo, come dice il Salmo, quanto è bello stare insieme. Basta guardarvi per capirlo, perché tra voi c'è amore... L'amore ci rende migliori, ci rende più ricchi e ci rende più saggi ad ogni età" (27 aprile)
Dieci anni fa Karol Wojtyla, il Papa che ha attraversato il terzo millennio, veniva riconosciuto santo. Una santità radicata in una storia che ha contribuito a cambiare, nelle sofferenze della seconda Guerra mondiale, nel buio delle persecuzioni della libertà religiosa. In una poesia del 1952 era contenuta la chiave della resilienza e della capacità di costruire un mondo diverso, «Pensiero - strano spazio». La sintesi: «Il mondo soffre per mancanza di visione», e il Vangelo apre a vedere quello che non si sa vedere.
In Aula Paolo VI, il 27 aprile scorso, le migliaia di nonni e nipoti che in un tempo confuso come il nostro si sono raccolti attorno a Papa Francesco per iniziativa della Fondazione Età Grande - nata per ridare dignità alla vecchiaia e iniziare dagli anni in più che nutrono la "cultura dello scarto" la ricostruzione della capacità di vivere insieme e di rianimare anche l'umanesimo europeo - esprimevano questa visione. Dando rappresentanza alla voce - ignorata - di milioni di anziani, e, assieme a loro, dei nipoti, che in un mondo appiattito sul presente ricevono memoria e il valore degli altri, l'antidoto alla fretta e alla solitudine contemporanei, si è dato corpo alle catechesi di Papa Francesco sulla vecchiaia nel 2022, ed è stata disegnata una visione.
Nelle testimonianze che hanno preceduto l'intervento del Pontefice sabato scorso il segreto della felicità vera, nella relazione, tra le generazioni: «In questi giorni mi sono chiesto che differenza c'è tra l'amore di padre e quello di nonno. È un amore diverso. È un amore, forse, "più puro". L'unico nostro compito è di volergli bene. Trasmettere senza pretendere», dice nonno Fabio. Una sapienza, quella della gratuità, confermata dalle parole di sua nipote Chiara: «Con i miei genitori, con mia sorella, è un amore enorme, ma dentro questa grandezza c'è anche il conflitto. Con i nonni è un amore più tenero, complice, paziente».
La gratuità e l'interesse per gli altri come "farmaci" in un mondo dove tutto si vende e tutto si compra. E dove la stessa parola vecchiaia fa paura, da conquista che è. Sofia, romana di 91 anni, l'ha spiegato in termini personali: «Io le rughe ce le ho ma non mi sento un peso. La mia esperienza personale mi porta a dire che è possibile invecchiare bene. Il peso vero nella vita non è la vecchiaia, ma la solitudine, che si può vincere. Io, dopo la morte di mio marito, ho scelto di non continuare a vivere da sola e nemmeno di ritirarmi in una casa di riposo: mi sono trasferita da dieci anni in un co-housing». È aiutata e aiuta altri. Con il programma Viva gli Anziani combatte la solitudine degli anziani in istituto e soli a casa, testimone vivente, come Papa Francesco, di una vecchiaia che è memoria e visione.
Il Pontefice ha tracciato il programma, che qui si riassume in alcune sottolineature: «Primo: l'amore ci rende migliori. Lo mostrate anche voi, che vi migliorate a vicenda volendovi bene. E ve lo dico da "nonno", col desiderio di condividere la fede sempre giovane che unisce tutte le generazioni. Anch'io l'ho ricevuta da mia nonna, dalla quale per prima ho imparato a conoscere Gesù, che ci ama, che non ci lascia mai soli, e che ci sprona a farci anche noi vicini gli uni agli altri e a non escludere mai nessuno. Io ricordo ancora oggi le prime preghiere che mi ha insegnato la nonna. È da lei che ho sentito la storia di quella famiglia dove c'era il nonno che, siccome a tavola non mangiava più bene e si sporcava, era stato allontanato, messo a mangiare da solo. E non era una cosa bella - la nonna mi ha raccontato questa storia -, non era una cosa bella anzi, era molto brutta! Allora il nipotino si è messo a trafficare per qualche giorno con martello e chiodi e, quando il papà gli ha chiesto cosa stesse facendo, ha risposto: "Costruisco un tavolo per te, per farti mangiare da solo quando diventi vecchio!". Questo mi ha insegnato la mia nonna, e io non ho dimenticato mai.
Non solo, ma si diventa anche più ricchi. Come mai? La nostra società è piena di persone specializzate in tante cose, ricca di conoscenze e di mezzi utili per tutti. Se però non c'è condivisione e ognuno pensa solo a sé, tutta la ricchezza va perduta, anzi si trasforma in un impoverimento di umanità. Anche questo ci insegna il vostro stare insieme: a non lasciare che le diversità creino spaccature tra noi! A non polverizzare il diamante dell'amore, il tesoro più bello che Dio ci ha donato».
«A volte - ha detto - sentiamo frasi come "pensa a te stesso!", "non aver bisogno di nessuno!". Sono frasi false, che ingannano le persone, facendo credere che sia bello non dipendere dagli altri, fare da sé, vivere come isole, mentre questi sono atteggiamenti che creano solo tanta solitudine. Come ad esempio quando, per la cultura dello scarto, gli anziani vengono lasciati soli e devono trascorrere gli ultimi anni della vita lontano da casa e dai propri cari. E questo ci porta all'ultimo aspetto: l'amore che rende più saggi. E curioso: l'amore ci rende più saggi. Cari nipoti, i vostri nonni sono la memoria di un mondo senza memoria, e "quando una società perde la memoria, è finita" (Discorso alla Comunità di Sant'Egidio, 15 giugno 2014)».
«Gli anziani usano gli occhiali - quasi tutti - ma vedono lontano» ha proseguito, chiedendosi: «Come mai? Vedono lontano perché hanno vissuto tanti anni, e hanno tante cose da insegnare: ad esempio quanto è brutta la guerra». «Cercate i vostri nonni - ha poi esortato - e non emarginateli, per il vostro bene: "L'emarginazione degli anziani [...] corrompe tutte le stagioni della vita, non solo quella dell`anzianità" (Catechesi, 1° giugno 2022). Voi invece imparate la saggezza dal loro amore forte, e anche dalla loro fragilità, che è un "magistero" capace di insegnare senza bisogno di parole, un vero antidoto contro l'indurimento del cuore: vi aiuterà a non appiattirvi sul presente e a gustare la vita come relazione (cfr. Benedetto XVI, Saluto nella casa-famiglia "Viva gli anziani", 12 novembre 2012). Ma non solo, quando vi vedete e vi sentite spesso, quando vi prendete cura gli uni degli altri, il vostro amore è un soffio di aria pulita che rinfresca il mondo e la società e ci rende tutti più forti, al di là dei legami di parentela».
«E' il messaggio - ha concluso - che ci ha dato anche Gesù sulla croce, quando "vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco tua madre! E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé" (Gv 19, 26-27). Con quelle parole ci ha affidato un miracolo da realizzare: quello di amarci tutti come una grande famiglia».
*Fondazione Età Grande

[ Mario Marazziti ]